È uscito giovedì 14 marzo Momenti di trascurabile felicità, l’ultimo film di Daniele Luchetti, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Francesco Piccolo, edito da Einaudi.
Una fiaba sul carpe diem
Protagonista del film è Paolo, interpretato da Pif, un ingegnere che muore in un incidente stradale. Scopre ben presto che l’Aldilà è un luogo in cui, con un meccanismo precisissimo, viene calcolato quando deve arrivare il momento di ciascuno in base al suo stile di vita, contando sia vizi ed errori, sia le buone abitudini. Paolo scopre però che nel suo caso c’è stato un errore: non gli sono state conteggiate le tanto decantate centrifughe che ha bevuto per tutta la vita perché «fanno bene alla salute».
Peccato che, pur contando le centrifughe, il tempo extra che gli spetta sulla Terra non è poi molto più lungo. Paolo ha diritto a tornare tra i vivi solo per un’ora e 32 minuti. E, ovviamente, tenterà di sfruttare questo breve intervallo di tempo per andarsene con il minor numero possibile di rimpianti.
Momenti di trascurabile felicità è quindi una storia che riprende una delle tematiche più trattate dagli artisti di tutte le epoche, quella del tempo che fugge, e della conseguente necessità di non sprecare nessun istante. Per citare due nomi illustri fra tanti, parlarono del carpe diem già Francesco Petrarca (1304-1374) e Pierre de Ronsard (1524-1585).
La situazione insolita in cui si trova Paolo è in realtà un’occasione che gli dà la vita per rimediare ai suoi errori e alla sua superficialità. Ci riuscirà? Non sta a noi fare spoiler. Vi diremo solo che il film ha un finale a sorpresa.
Dire cose serie con leggerezza
Una delle più celebri citazioni di Italo Calvino (1923-1985) recita: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni». E forse, in effetti, il modo migliore per raccontare storie serie è farlo con leggerezza. Ancora una volta, dopo La mafia uccide solo d’estate (2013) e In guerra per amore (2016), grazie alla sua recitazione scanzonata Pif riesce nell’intento di raccontare con una certa spensieratezza una storia dal messaggio più che serio.
Si ride per quasi tutto il film, che non è mai volgare – e, ricordiamo, tra le imprese più difficili per chi realizza commedie c’è il far ridere lo spettatore senza sfociare nella scontatissima volgarità.
Si ride, ma si pensa anche. Momenti di trascurabile felicità è, in un certo senso, una commedia italiana “alla francese”, vista la tendenza delle commedie d′Oltralpe a far ridere e insieme riflettere, con un umorismo mai fine a sé stesso.
Ci si chiede che cosa faremmo noi, se avessimo davanti solo un’ora e 32 minuti. Si esce dalla sala ripensando a ogni occasione che abbiamo buttato via nell’illusione che tutto si possa procrastinare, come se poi la vita fosse infinita. Quella del romanzo di Francesco Piccolo e del film di Daniele Luchetti è una situazione surreale, si intende. Una provocazione. Ma, in fondo, sono proprio le provocazioni a doverci tirare per la manica e costringerci a riflettere. Lungi dal vivere con il patema d’animo della morte imminente, la vera domanda è: non staremo sprecando minuti, secondi preziosi? E se provassimo a dedicarli a ciò cui teniamo davvero?