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Nynphomaniac

Nymphomaniac o delle devastanti verità del mondo

2 minuti di lettura

Desidero, dunque sono

Vivere una vita serena e impedire al desiderio di distruggerla è il compito di ogni essere umano in questa vita. Questo sembra essere il messaggio profondo del film Nymphomaniac (2013) del regista danese Lars von Trier, uscito in due parti, con l’allettante didascalia del Vol. nota al grande pubblico cinefilo per l’uso che ne fece Quentin Trantino in Kill Bill, nel recente 2003.

La protagonista del film si chiama Joe ed è ninfomane. Desidera solo una cosa: soddisfare il suo desiderio. Il racconto che fa a posteriori della sua vita fin ora all’uomo che la ospita, Seligman (letteralmente uomo-santo, dal tedesco Selig, «benedetto»), e che la raccoglie da per strada coperta di urina e di sputi, rivela questa euforia metodica per il soddisfacimento del suo desiderio sessuale. Tutti sappiamo, fin dalla fanciullezza, che il sesso non solo c’è, ma è dovunque: dove c’è l’uomo c’è il sesso. Il che significa che dal sesso, in tutte le sue manifestazioni possibili, nessuno può nascondersi o tirarsi indietro, lo si ritrova, potenzialmente, se non in atto, dovunque si intravedono uomini e donne.

Nynphomaniac

Il desiderio controllato

Il padre della protagonista è un esempio di ponderazione e di self-control, un’anima bella, per dirla con Hegel, cioè un individuo che non si è lasciato corrompere dalle storture del mondo esterno e che al contempo ha saputo ragionare sul suo desiderio interno a tal punto da non lasciarsi distruggere da esso. Non per caso, quindi, Joe ne conserva un ricordo davvero genuinamente amorevole: se c’è del buono per Joe (e di riflesso per lo spettatore) è proprio nel personaggio del padre. Il desiderio sessuale è talmente onnipresente e proposto in termini perversi, che anche in un individuo timido e ben educato come Seligman, alla fine si manifesta nelle vesti del suo crudo egoismo, quando tenta di sperimentare la sessualità da vergine proprio con la ninfomane che le aveva confidato tutta la sua vita, con conseguenze tragiche: lui muore e lei diventa un’assassina. Come si può confidare tutte le parti più intime di se stessi ad un estraneo solo perché ha modi gentili e sembra apparentemente innocuo? Forse si tratta di un desiderio non controllato di provare a fidarsi, di sentirsi al sicuro al punto di non temere nulla di malvagio? Ecco allora l’esigenza di tenere a bada il proprio desiderio, di razionalizzare le modalità del soddisfacimento di esso. Esigenza che salva la vita.

Un film che pone domande

La pellicola è costruita su un impianto concettuale deciso a mostrare le verità più crude che il mondo offre, in primis la falsità e l’egoismo che porta al soddisfacimento delle convenienze individualistiche. Il messaggio sembra essere: desidera quanto vuoi, ma non fidarti di nessuno. Questo suggeriscono, anche da un punto di vista sonoro, le musiche della soundtracks: musica classica di Bach e Beethoven alternata all’industrial metal dei Rammstein e al rock degli Steppenwolf. Come è possibile difendere la propria vita dal proprio egoismo e dall’egoismo altrui, ma soddisfacendo il proprio desiderio senza, però, fidarsi degli altri?Con questa domanda è riassunto l’intero film, ed è facendo sorgere domande come questa che Lars Von Trier costringe lo spettatore a una profonda riflessione, che si protrae nella sua quotidianità e rende perciò Nymphomaniac un capolavoro.

 

Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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