La parola “patriarcato” fa risalire alla mente molte immagini chiare di cosa esso sia e le esperienze che ne sono la conseguenza. Il mondo dello spettacolo, pur dando un’immagine molto positiva di sé, anche con esempi virtuosi, non è immune alle dinamiche di potere. Ovviamente tutti sanno che nel mondo dello showbusiness cose come la gavetta, i lavori poco retribuiti e molti altri meccanismi sono all’ordine del giorno; spesso però tutto questo viene considerato parte del pacchetto, e non un problema sistemico.
Sebbene il discorso coinvolga tutti i giovani lavoratori, la verità è che anche qui chi la paga di più sono le donne.
Errore di sistema
Partiamo da un dato di realtà: il corpo della donna risente di una determinata oggettificazione nella nostra società. Aggiungiamo ora che nel mondo dello spettacolo (dal vivo e non) il corpo di tutti i generi sia la discriminante per ottenere determinati lavori o meno; a questo punto sarà chiaro che se la donna è già oggetto al di fuori dell’industria, lo sarà ancora di più quando il suo corpo è soggetto del lavoro.
Per non parlare dei corpi disabili e delle disabilità invisibili: la rappresentanza è poca e spesso relegata a narrazioni che tutti conosciamo bene.
Si ponga ora l’esempio per cui una donna venga presa per un lavoro: superato l’ostacolo della «prima impressione» ecco giungere il giudizio, le opinioni, le aspettative e le pretese, le quali se non accolte potrebbero compromettersi il lavoro. La violenza entra dunque a far parte dell’iter lavorativo.
Un problema di tutti
Ciò che non si vuole concepire è che il patriarcato non è un problema solo per alcune categorie, lo è di tutti. Il sistema patriarcale chiede anche agli uomini di performare secondo delle ideologie imposte. Anche al genere maschile vengono richiesti degli atteggiamenti che non appartengono a tutti, e se non vengono attuati, non si è «veri uomini».
Ovviamente essere male presenting ha pur sempre i suoi vantaggi, ma anche in questo caso nel momento in cui si supera il livello della «prima impressione» si deve lottare contro lo stereotipo. Perché allora continuare a sostenere questo sistema?
Ci vuole metodo
Uno dei motivi plausibili per cui non si è mai riusciti a cambiare le cose può essere quello della mancanza di un programma. Finché la lotta rimaneva di un singolo individuo, essa rimaneva a sé stante, anche se vittoriosa. Per contrastare il patriarcato ci vuole comunità e associazione. Proprio per questo nel 2020 è nata l’associazione Amleta.
Da quattro anni il gruppo è al lavoro per la lotta alla disparità di genere.
Amleta è un’associazione di promozione sociale il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo.
È stata fondata da 28 attrici distribuite su tutto il territorio nazionale.Amleta è un collettivo femminista intersezionale che punta i riflettori sulla presenza femminile nel mondo dello spettacolo, sulla rappresentazione della donna nella drammaturgia classica e contemporanea ed è un osservatorio vigile e costante per combattere violenza e molestie nei luoghi di lavoro.
Discriminazioni, stereotipi, sessismo, abusi, gender gap, gender pay gap, gestione dei fondi pubblici: questo è il problema!
Dal sito dell’associazione
La mappatura
Amleta si è occupata di calcolare la percentuale di lavoratrici dello spettacolo nei Teatri Nazionali, Tric (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) e Piccolo Teatro di Milano.
Consapevoli di doverci contare per contare, desideriamo partire dalla solidità dei numeri per restituire una fotografia accurata della realtà teatrale e suggerire la necessità di politiche volte a modificarne la rotta. Le discriminazioni viaggiano per vasi comunicanti, non si possono confinare dentro nessun recinto e la cultura in primo luogo ha il compito e il dovere di segnalare il problema partendo proprio dall’analisi dei suoi luoghi deputati.
Dal sito dell’associazione
L’azione di mappare dati effettivi, e non solo occuparsi di massimi sistemi rende il problema concreto. Attraverso l’osservazione di questi dati ci si rende subito conto della situazione: in primo luogo le registe, drammaturghe e adattrici sono sottorappresentate rispetto alle interpreti. Vogliamo riportare le esatte parole delle conclusioni della mappatura per il quadriennio 2020-2024:
Nei Teatri di Rilevante Interesse Culturale, nelle sale secondarie dei teatri (Teatri
Dal report 2020-2024
Nazionali e Teatri di Rilevante Interesse Culturale) e negli spettacoli di ospitalità, ovvero
in contesti dove il potere, la visibilità e lo status sono ridotti, l’ambiente sembra essere
più inclusivo e accessibile alle donne che possono trovare maggior spazio.
Arte è società
Fare un report dell’occupazione femminile nel contesto dello spettacolo dal vivo permette di riportare in luce un fattore preponderante del teatro: parla di noi. Il teatro è sia specchio della società che luogo in cui mondi migliori sono possibili e dunque deve porsi come obiettivo quello di cambiare i dati attuali di realtà.
Il teatro è la culla della cultura, essendone prodotto e rappresentazione. Il fenomeno della
Ibidem
discriminazione di genere è parte integrante di una cultura di stampo patriarcale che ancora
vede le donne in posizione subordinata, sottorappresentandole in tutti i campi sociali, economici
e culturali. Il teatro diventa, quindi, uno strumento di lotta attiva alla disparità di genere, che può
essere efficace solo nel momento in cui diventa esso stesso un luogo in cui donne e uomini
hanno pari diritti e pari opportunità.
La pagina della mappatura: https://www.amleta.org/mappatura-20202024/
Osservatoria
Ulteriore servizio e compito che Amleta si assume è quello di contrastare la violenza di genere nel mondo dello spettacolo attraverso un’osservatoria che vada a raccogliere le testimonianze di abusi e violenze avvenute sul lavoro.
È compito di tutti e tutte assumersi collettivamente la resposabilità di lottare questa violenza; «Nessuna donna infatti deve essere costretta a scegliere tra la propria dignità e il lavoro che desidera fare». Le violenze nel mondo dello spettacolo sono subdole e invisibili, spesso accettate come normale prassi del lavoro, ma non deve più essere così. Alle categorie non avvantaggiate dal patriarcato deve essere permesso di lavorare equamente e senza ostacoli arbitrari; in sostanza: gli si deve permettere di smontare il patriarcato.
La genitorialità
Ulteriore pagina nel curriculum dell’Associazione Amleta è quella dell’analisi dei dati sulla genitorialità nel mondo dello spettacolo. Anche qui il report non è consolante: «I dati e i numeri analizzati con il ricercatore in sociologia Mirco Di Sandro, hanno portato alla luce grandi criticità insite nel settore: assenza di legislazioni adeguate, incompatibilità di orari, mancanza di tutele, difficoltà di reinserimento lavorativo, discriminazioni e pregiudizi», dice la pagina del sito.
La parità di genere si manifesta anche nelle scelte che – detto impropriamente – non vanno contro l’ideale stabilito. Il femminismo sta nel permettere a ogni persona di conseguire le scelte di vita che vuole senza il rischio di perdere il lavoro o la propria dignità.
Il test Amleta
Ultimo strumento che l’associazione offre è quello del Test Amleta: «un indicatore che registri i valori che permettono a un testo di superare i cliché narrativi che si sono culturalmente stratificati nel nostro immaginario». Il test è un questionario che va ad analizzare le caratteristiche principali di un testo in questione, in questo modo si potrà capire se esso offre una rappresentazione sufficientemente sfaccettata dell’universo femminile.
Quest’ultimo punto crediamo sia molto interessante perché con il test non si va solo ad intervenire su ciò che è la macchina dello spettacolo dal vivo, ma anche il suo contenuto. Come si è scritto più sopra: la cultura ha il compito di formare la società, e questo vuol dire soprattutto portare nuove narrazioni che insegnino a chi le vede nuovi valori.
Si avranno i risultati migliori se si creerà un mondo migliore sulle scene e fuori da esse.
L’associazione Amleta sta lavorando egregiamente verso quel traguardo.

Questo articolo fa parte della newsletter n. 47 – febbraio 2025 di Frammenti Rivista, riservata agli abbonati al FR Club. Leggi gli altri articoli di questo numero:
- Tra cronaca e cultura, la lotta delle donne contro il patriarcato
- Amore e altri (possibili) rimedi al dominio maschile
- Le ribelli della storia: il lungo cammino del femminismo attraverso il patriarcato
- «Perché non ci sono state grandi artiste?»: l’arte come riflesso della società
- «A theory and a practice which will change the cinema of the past»
- Il patriarcato fuori dalle scene: l’Associazione Amleta
- La trappola delle imperatrici. Perché una donna al potere non significa sempre femminismo
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