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Perché è necessario continuare a lottare contro il fascismo

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13 minuti di lettura

Il trentaduesimo Salone Internazionale del Libro avrà luogo dal 9 maggio a Torino. In questi ultimi giorni è arena di scontri e polemiche, a causa della scomoda presenza di Altaforte, casa editrice curata da Francesco Polacchi, militante di CasaPound, partito politico dichiaratamente di ultradestra. Polacchi, recentemente, data l’uscita della biografia del Ministro degli Interni Matteo Salvini sotto la stessa casa editrice, con estrema tranquillità ha dichiarato di essere fascista, e di non avere alcun problema nel dichiararlo. Prosegue, in maniera provocatoria, dicendo che nulla gli vieta di dirlo e affermarlo, nemmeno la Legge. È fascista, e«Mussolini è stato il più grande statista italiano». In questo modo si pone ad un’intervista su Radio24.

Il baratro

Scrive Zerocalcare (Michele Rech, fumettista italiano), sul suo profilo pubblico su Facebook:

antifascismo

Su queste parole (poche, brevi, per di più didascaliche) è necessario fare il giusto ragionamento che lo stesso autore auspica. I punti in questione sono molteplici, e di un certo spessore. Entrano in ballo i diritti onnicomprensivi della libertà di stampa, di espressione e di pensiero. Vi rientra la questione del Salone internazionale del Libro, fulcro di cultura, scambio, dialettica, patrimonio della globalità, come vuole sottolineare il titolo dato al trentaduesimo anniversario: Il gioco del mondo. Mondo è parola che rimanda all’unità, all’universalità, dove le parole devono continuare ad essere vettore di diversità, e quindi di socialità e di uguaglianza.

Apolitica è la decisione del Salone di ospitare una casa editrice che per vie traverse, ma nemmeno così velatamente, inneggia al fascismo; politica diventa invece la scelta di molti di annullare la loro presenza. Sempre politica è la scelta, invece, di molti altri, di presenziare comunque, «per non lasciare il Salone in mano ai fascisti».

Ma forse non è di questo che si tratta.

Mai con i fascisti

Altaforte è la Casa Editrice che ha appena pubblicato la biografia autorizzata di Matteo Salvini, ministro degli Interni. Una casa Editrice apertamente fascista, xenofoba, razzista, anti-progressista, con idee politiche discutibili, ma accettabili sotto la grande, onnicomprensiva bandiera della libertà di espressione.

Eppure, Michele Rech sottolinea quello che è il suo pensiero individualista. Che è lo stesso di Wu Ming, collettivo di scrittori dichiaratamente antifascisti, come lo è di tanti altri. Spalla a spalla con i fascisti non ci vogliono stare. E non vogliono accettare la scelta di ospitare una casa editrice che di politica parla, come pure è politica la scelta di Michela Murgia di presentare il libro in uscita Che cos’è il fascismo?. Come è politica la scrittura di Zerocalcare, e quella dei Wu Ming. Insomma, ogni cosa è politica. Lo è, sradicando ogni preconcetto, anche la presenza di Altaforte, specie perché sotto la guida di un uomo dichiaratamente fascista. Specie perché, fino a prova contraria, il fascismo deve essere rinnegato. Anzi, combattuto. Ancora di più, deve essere snaturato.

Alle parole di Zerocalcare, in un certo qual modo, replica Michela Murgia:

Se Casa Pound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? 
Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto?
Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? 
No. Non lo faccio. 
E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove.
Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre. Lo faremo non “nonostante” la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio “a motivo” della loro presenza. Siamo convinti che i presidi non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano. Ci sono casi – casi come questo – in cui l’assenza non ci sembra la risposta culturalmente più efficace. Per questo motivo non lasceremo ai fascisti lo spazio fisico e simbolico del più importante appuntamento editoriale d’Italia. Saremo invece l’uno accanto all’altra per leggere, parlare, testimoniare e incontrare i lettori e le lettrici in un momento in cui ogni spazio democratico va difeso palmo a palmo.
Personalmente non cancellerò alcun incontro, ma userò l’unico in cui presentavo un libro mio per leggere un testo che ricordi cosa ha fatto il regime fascista in questo paese, chi ha perseguitato, chi ha ucciso, chi ha mandato al confino e quale responsabilità mai affrontata si porta addosso chi lo rimpiange. 
Chiedo ai lettori e alle lettrici che verranno a sentirmi SABATO 11 ALL’ARENA BOOKSTOK ALLE 18:30 di venire con un libro che per loro incarni e rappresenti i valori della democrazia, dell’umanità e della convivenza offesi dal fascismo e dal nazismo. Alla fine del reading vorrei vedere quei libri sollevati come uno scudo silenzioso, come un argine di storie potenti da contrapporre a chi la storia la vorrebbe negare e riscrivere. L’unica difesa contro un presente senza coscienza è ricominciare a proteggere la memoria insieme.

Reclama il senso di unità, di difesa, di lotta intestina, che ad ogni mobilitazione antifascista si alza come un coro, che è la lotta dei pochi, dei molti, che è il desiderio di ribalta, di libertà, di democrazia. La stessa democrazia che obbliga il Salone ad accogliere Altaforte. Quella stessa che permette a Zerocalcare di non presentarsi. La stessa che in linea puramente teorica dovrebbe permettere a Francesco Polacchi di dire Sì, sono fascista.

Quella democrazia che ha portato, però, alla creazione dell’Assemblea Costituente, che a sua volta ha redatto una Costituzione che recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».

La lotta al neofascismo, ad ogni forma di neofascismo, deve essere perseguita. Torino, sotto la voce di Chiara Appendino, sindaco della città, si dichiara antifascista. L’Italia intera si dichiara tale. Nonostante il Ministro dell’Interno abbia intenzionalmente deciso di pubblicare un libro con una casa editrice fascista, lo stesso ministro che il 25 aprile non si è unito ai festeggiamenti della Liberazione.

fascismo

Il paradosso della tolleranza 

Così, parafrasando le parole di Michele, non è che siamo diventati più «cacacazzi», ma come giustamente fa notare, una cosa del genere prima non sarebbe mai successa. Ed ogni settimana si sposta l’asticella della tolleranza. Ciò per cui si era combattuto, ciò per cui si è morti, ciò per cui si è perso per decenni, prima di vincere in maniera totalitaria, torna oggi in auge attraverso forme che risultano difficili da sconfiggere a causa dell’immenso paradosso della tolleranza.

Ha ragione Michela Murgia, quando dichiara che di fronte a un sopruso (in qualsiasi modo venga perseguito) vi è un imperativo categorico che è quello di non arretrare. Ha ragione anche Zerocalcare, quando ammette che per lui sarebbe incoerente sedersi accanto a qualcuno che non può tollerare per quel bene supremo che è la democrazia. La sua idea di democrazia, che dovrebbe essere l’idea di democrazia di ognuno di noi. 

Eppure, non si può festeggiare la Liberazione dal fascismo, e poi accettare il fascismo all’interno del più grande evento culturale italiano. 

La polemica è giusta, obbligatoria anzi. Le opinioni sono necessarie, sia che siano di incontro sia che siano di scontro. 

Il collettivo bolognese WuMing così si esprime su Giap, il loro blog: 

Noi riteniamo che i fascisti vadano fermati e, metro dopo metro, ricacciati indietro.
Noi riteniamo necessario dare segnali sempre più chiari e forti, come è stato fatto venerdì scorso nella piazza di Forlì.
Noi non abbiamo intenzione di condividere alcuno spazio o cornice coi fascisti. Mai accanto ai fascisti.
Per questo non andremo al Salone del Libro.

Post Scriptum. Nel contesto di queste polemiche, il collega scrittore Christian Raimo è stato oggetto di pesanti attacchi da parte di fascisti e reazionari assortiti, fino a dimettersi da consulente del Salone. Per la campagna d’odio che sta subendo, gli esprimiamo la nostra solidarietà.

 

Il problema senza soluzione

Il punto attorno cui si muove la presa di posizione del Salone è che, giustamente, non si può vietare la presenza alla casa editrice, non essendo stata formalmente condannata per apologia al fascismo. Il punto degli scrittori che hanno annunciato l’annullamento è chiaro, come lo è quello di Christian Raimo, che ha dato le sue dimissioni dopo aver apertamente contestato la decisione di ospitare Altaforte Edizioni. 

Eppure, la giornalista del Guardian Rachel Shabi scrive: «Il fascismo non arriverà con un saluto nazista, più probabilmente si presenterà in doppiopetto. Di recente è stato ripulito per renderlo presentabile

Il punto è questo. Che è il punto di Zerocalcare, che è il punto della polemica, che è il punto di chi reclama la libertà, la democrazia, la possibilità di scelta, ma inneggia ad un ideologia politica che ha tentato alla stregua delle sue forze di annullare tutti quei diritti che proprio ora li tutelano, e li rendono liberi di creare un partito politico, e una casa editrice, di pubblicare libri apertamente fascisti, di dichiararsi fascisti. Il punto è proprio quello di Zerocalcare, oltre ogni cosa: sono questioni complesse che non si esauriscono sotto la scelta di andare o non andare, di lottare pubblicamente o di farlo alzando un libro silenziosamente, simbolo della lotta antifascista. Le questioni complesse sono tali perché devono essere ragionate. Ed è giusto continuare a ragionare. Ma è anche giusto prendere posizioni politiche e lottare affinché queste abbiano una risonanza e, ancora di più, una risposta. 

Giulia Lamponi

Giulia, Bologna, studentessa di Lettere Moderne, amante della letteratura, aspirante giornalista. Ogni tanto scrivo, ma più che altro penso.

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