fbpx
samuele bersani psyco

Psyco di Samuele Bersani e l’incomunicabilità di stare al mondo

La psicoanalisi di Samuele Bersani nel singolo Psyco: tra misantropia, incomunicabilità, traumi del passato e il rapporto con l'altro come salvezza.

9 minuti di lettura

Samuele Bersani è un cantautore che nei propri testi ha dato spazio a sensazioni personali e analisi introspettive. Riecheggia nello stile della sua scrittura un continuo uso di metafore e definizioni particolari della psiche. L’amore trova un grande spazio nelle sue canzoni.

L’altro è concepito come una sorta di salvezza e rifugio, non in modo naturalmente dannoso, ma come reciproca corrispondenza. Un brano sottovalutato eppure decisamente apprezzabile è Psyco, singolo pubblicato il 31 marzo 2012 che fa parte della raccolta Psyco – 20 anni di canzoni. Il tema centrale è l’incomunicabilità, come si vede dal video ufficiale dove a Berlino un uomo e una donna si rincorrono. Come in En e Xanax, troviamo riferimenti alla sfera psicanalitica.

Psyco: la psicoanalisi in Samuele Bersani

Sono stato in cura per degli anni
da un analista sordomuto
che mi aiutava con dei cenni e molta buona volontà
a riprendermi dai traumi che avevo avuto
in un’altra vita.

Fin dalla prima strofa conosciamo la figura del narratore, che è anche protagonista: un uomo con dei problemi, che è stato in cura per degli anni da un analista sordomuto. Questo ossimoro, il primo dei tanti che caratterizza la canzone, sta ad indicare probabilmente un analista che non è in grado di ascoltare né di offrire parole di conforto, se non appunto dei cenni.

Probabilmente “sordomuto” è una metafora che sta indicare l’incapacità di comprendere realmente l’altro nonostante la buona volontà, quindi la solitudine che deriva da questo, l’impossibilità da parte del protagonista di trovare conforto in un’altra persona, cosa che sarà meglio evidenziata in seguito.
Questo analista aiuta il narratore a riprendersi da dei traumi di un’altra vita, probabilmente perché inconsci, se consideriamo il legame alla psicoanalisi. Esso si evince anche nel titolo Psyco che suggerisce una persona con seri problemi psichici (pensiamo alla doppia personalità di Psyco, protagonista dell’omonimo libro e del più famoso film di Alfred Hitchcock). Più probabilmente però si parla di traumi di un’altra vita perché appartengono al passato.

Tra misantropia e incomunicabilità

Nella seconda strofa si ritrova un analista logorroico, concentrato sui suoi problemi e sulla sua storia. Se prima l’analista non riesce ad ascoltare e a dare conforto, adesso non vuole proprio farlo, perché pensa a se stesso. Nelle prime due strofe ritroviamo indicati diversi difetti che tormentano i rapporti umani, come l’egocentrismo e la poca disponibilità ad ascoltare.

C’è troppa pioggia e sto perdendo quota
attraversando vuoti d’aria tra le nuvole.
Se piango in acqua non si nota
e in mezzo agli altri si consiglia di sorridere.

Nel ritornello si ritrova la condizione esistenziale del protagonista, si potrebbe dire dell’uomo in generale, che è un volo fra le nuvole attraversando vuoti d’aria, con forte difficoltà a causa della pioggia che fa perdere quota. La pioggia rappresenta probabilmente gli ostacoli della vita, di noi stessi, i nostri dolori e le nostre paure. Se piangiamo essendo in mezzo all’acqua non si nota, ma soprattutto non lo dobbiamo fare notare: bisogna sorridere di fronte gli altri, è questo che la società ci impone. Non possiamo mostrare debolezze, perché rischieremmo di ricevere risposte che ci farebbero solo soffrire.

Di fronte a tutto questo, si ha più paura di mostrarsi, di esporsi, si ha paura degli altri, non di rimanere soli. Soli si è quantomeno “al sicuro”. Per questo nel brano si dice «A volte io ho paura di voi più che della solitudine».

Leggi anche:
«The lunatic is in my head»: talento musicale e caos

Samuele Bersani e Psyco: affrontare i traumi del passato

I traumi del passato tormentano il nostro protagonista, che si definisce «fantasma di se stesso», forse perché morto a causa della sofferenza di allora, perché fragile o semplicemente perché di se stesso è rimasto solamente quel dolore. Il legame fra l’uomo e figure ectoplasmatiche, fragili, oniriche od ombrose è qualcosa di molto diffuso nella letteratura quanto nella musica, specie nelle canzoni di Samuele Bersani. Tutto sembra rimandare ad esempio alla massima pindarica «L’uomo è il sogno di un’ombra». Di fronte a questo, l’uomo ha bisogno di qualcosa, di qualcuno. Di vincere quella paura degli altri e di uscire dalla solitudine.

Sono stato solo per degli anni
guardavo il mondo dagli specchi
che ripetevano i miei sbagli
tutte le mie fragilità.

Solo per tutto quel tempo, infatti, il nostro uomo non ha avuto la possibilità di sentire nient’altro se non se stesso, con le sue autocritiche, le sue paure e le sue insicurezze.

Poi di colpo qui davanti con i tuoi occhi
ho una via d’uscita.

Chiuso in questa prigione di specchi, ha trovato finalmente una risposta negli occhi di un’altra persona.

L’altro come rifugio e salvezza

C’è poca pioggia e sto aspettando un fuoco
una scintilla che mi accenda nella cenere
un’alba in questo buio cieco
sulla tua pelle ritornare ancora a scrivere.

Il rapporto con l’altro e la sua influenza sulla vita del protagonista è reso con un’antitesi fra la pioggia e il fuoco. Se prima l’acqua impediva di far notare le lacrime e faceva perdere quota al nostro protagonista, adesso attende un fuoco, una scintilla. E a questo seguono due immagini di rinascita: la cenere (la fenice riemerge dalle ceneri) e l’alba, che essendo il sorgere del Sole indica l’inizio di un nuovo giorno e l’inizio in senso lato. Ma l’alba indica anche la luce, che illumina quel buio in cui l’uomo si trovava.
E vuole continuare a scrivere, perché quest’uomo è uno scrittore, anzi vedremo poi, un musicista. Ma vuole scrivere sulla pelle di questa persona, probabilmente una donna.

A volte io ho paura che tu sia solo una mia immagine.

La conclusione della canzone vuole indicare una nuova paura, anche piuttosto ovvia: l’uomo ha paura di idealizzare questa persona, ha paura di sbagliare. O forse la ritene così perfetta da aver paura di immaginarsela solamente o, visto che la tematica della follia è presente nel titolo e anche nella canzone con il riferimento agli analisti, potrebbe realmente pensare di essere pazzo e di immaginare cose che non esistono.
E poi ancora si ripete:

A volte io ho paura di voi più che della solitudine.
A volte io ho paura di voi più che della solitudine.

Questa paura che ritorna come all’inizio può indicare o la separazione da quella persona oppure il fatto che pur avendola nella propria vita si ha comunque paura dell’altro.
Questo in quanto Psyco illustra le insicurezze e le fragilità di una persona che vede, sa e comprende la grande caducità dei rapporti umani e ha consapevolezza di quanto profondamente sia facile perdere quota senza che nessuno si accorga che stai cadendo.
Nonostante il titolo, il vero psyco in tutto questo non sembra essere il narratore/protagonista che parla, quanto il mondo in cui è immerso. Il nostro mondo, la nostra società.

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.