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Riflessioni di un affamato, Emilio Longoni, 1893, olio su tela, Museo del Territorio Biellese, Biella

«Riflessioni di un affamato» di Longoni e la vocazione sociale del Divisionismo

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All’interno del celebre caffè Biffi di Milano una coppia elegantemente vestita consuma un ricco pranzo ignara del miserabile ladro, soprannominato il “ragno”, che li osserva da fuori. La forte componente sociale di Riflessioni di un affamato (1894) di Emilio Longoni (Barlassina, 1859 – Milano, 1932), quarto di dodici fratelli, figlio del maniscalco Matteo Longoni e dalla sarta Luigia Meroni, spicca in tutta la sua criticità, come già il pittore brianzolo aveva dimostrato durante la prima edizione della Triennale di Milano nel 1891 con la significativa opera L’oratore dello sciopero. Riflessioni di un affamato è conservata presso il Museo del Territorio Biellese, a Biella, ed è ora esposta fino al 9 ottobre presso il Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, in occasione dell’esposizione I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo.

Riflessioni di un affamato, Emilio Longoni, 1893, olio su tela, Museo del Territorio Biellese, Biella
Riflessioni di un affamato, Emilio Longoni, 1893, olio su tela, Museo del Territorio Biellese, Biella

Verso il finire del XIX secolo, i principali centri industriali diventano essenza dello sviluppo tecnologico ma, allo stesso tempo, sono terribile palcoscenico delle lotte operaie e della disperata situazione di emarginazione a cui è costretta la maggior parte delle persone che affollano le grandi città. Oltre a Longoni, sono numerosi gli artisti divisionisti che, come Giuseppe Pellizza da Volpedo con Il Quarto Stato (1901) o Angelo Morbelli con Il Natale dei rimasti (1903), decidono di affrontare e raccontare la vita degli umili, dando prova di una vera e propria vocazione sociale accompagnata da una tecnica pittorica innovativa tutta italiana.

Il Divisionismo nasce nell’ultimo decennio del XIX secolo come corrente post-impressionista e prende ispirazione dagli studi del Puntinismo francese secondo i quali è possibile ottenere nuovi effetti ottici ed artistici attraverso l’accostamento di sottili pennellate di colori puri. Oltre ai già nominati Pellizza da Volpedo e Morbelli, sono numerosi gli artisti che abbracciano questa nuova tecnica, come Giovanni Segantini o Gaetano Previati, permettendo interessanti interpretazioni e applicazioni che spaziano dal Simbolismo all’impegno politico.

Questa nuova arte supera finalmente il sentimentalismo e i patetismi della pittura di genere ottocentesca, analizza le difficili condizioni sociali degli umili con un occhio diretto e obiettivo, suscitando così un enorme scandalo all’interno dell’opinione pubblica del tempo. Questo dipinto indigna, infatti, perché sottolinea l’indifferenza delle classi agiate rispetto a chi vive ai margini, denuncia la forte ineguaglianza di cui lo sfrenato sviluppo dei tempi moderni è responsabile. Il 1° maggio 1894, in occasione dell’inaugurazione della seconda edizione della Triennale di Milano, l’opera viene pubblicata sulla rivista socialista Lotta di Classe: Longoni viene immediatamente accusato di “istigazione all’odio di classe”.

Coinvolto negli scontri del 1898 a Milano durante la violenta repressione del generale Fiorenzo Bava Beccaris, l’artista brianzolo inizia ad allontanarsi dall’impegno politico alla ricerca di una nuova dimensione spirituale che trova nell’incanto delle montagne del Massiccio del Bernina, sviluppando una forte sensibilità per il delicato e prezioso rapporto tra uomo e natura, come dimostra il pacifico Il suono del ruscello (1902-1903), una delle sue ultime opere realizzate.

Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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