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Il sacrificio di Isacco: un capolavoro segreto di Michelangelo

Nella sua quinta edizione, il progetto "Un Capolavoro per Lecco" porta un (doppio) disegno di Michelangelo raffigurante "Il sacrificio di Isacco".

9 minuti di lettura

Signore, fa’ che io possa sempre desiderare più di quanto riesca a realizzare

Michelangelo Buonarroti

L’esposizione Il mistero del Padre. Il segno di Michelangelo, sarà visitabile dal 6 dicembre 2023 al 6 gennaio 2024 nelle sale di Palazzo delle Paure a Lecco. Il legame con il Natale non è immediato, ma sorge da una riflessione teologica: Gesù Cristo che nasce a Betlemme è il nuovo Isacco, quasi ucciso da Abramo per volere di Dio. Entrambe le figure rappresentano il Figlio che viene sacrificato dal Padre.

I protagonisti dell’esposizione

La mostra si struttura come un percorso di ispirazioni fra artisti, che parte dal XV secolo con le copie delle formelle realizzate da Filippo Brunelleschi fino ad arrivare al XVII con Il Sacrificio di Isacco rappresentato da Giuseppe Vermiglio, compagno ed emulo di Caravaggio. Tre diverse discipline artistiche per un’unica scena protagonista: l’episodio biblico in cui Abramo, sul punto di sacrificare il figlio Isacco per volere di Dio, viene fermato da un angelo (che poi gli indicherà un caprone incastrato fra i rovi sul monte Moriah, da sostituire al figlio per il sacrificio a Dio). L’iniziativa è portata avanti dall’Associazione Culturale Madonna del Rosario, concentrata da sempre sui cittadini lecchesi e sull’aspetto sociale delle iniziative proposte.

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Pensare alla comunità

Ne sono un meraviglioso esempio le due formelle presenti all’inizio del percorso espositivo: si tratta di due copie delle formelle bronzee realizzate da Filippo Brunelleschi nel 1401 in occasione del concorso per la costruzione del Portale Nord del Battistero di Firenze (concorso successivamente vinto da Lorenzo Ghiberti). Le copie sono state realizzate nel 2013 a partire da un calco dell’originale e rifinite a mano con le stesse tecniche del XV secolo. L’aspetto più inclusivo ed interessante di questa iniziativa è il fatto che queste due formelle possano essere toccate, costituendo un punto di svolta per il pubblico ipovedente, che in questo modo potrà avere l’opportunità di partecipare attivamente alla conoscenza dell’opera.

Michelangelo

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Grande importanza viene inoltre data ai giovani che sono coinvolti direttamente nel progetto. Più di centocinquanta ragazzi degli istituti superiori di Lecco partecipano alle attività divulgative per il pubblico.  Questa iniziativa, così come il Festival del cinema che si svolge in città nel periodo estivo, è in grado di mostrare il potere trasformativo dell’arte, svelando a molti giovani lecchesi percorsi di studio e lavorativi alternativi, umanistici, meno legati alle discipline che rendono Lecco la “città del ferro”. È presente, inoltre, uno spazio per i più piccoli, con un laboratorio adatto alle classi elementari e alle scuole materne.

Vermiglio, oltre l’emulazione

Il Sacrificio di Isacco di Giuseppe Vermiglio, realizzato nella prima metà del 1600, è un chiaro esempio dell’evoluzione creativa dell’artista. Giuseppe Vermiglio infatti, di formazione piemontese-lombarda, intorno al 1619 a Roma ha la possibilità di ammirare Il Sacrificio di Isacco di Michelangelo Merisi, e ne resta abbagliato. Da allora realizza diverse repliche dell’opera di Caravaggio, ma col tempo inizia a distanziarsi dalla fedele riproduzione dell’opera del suo Maestro. In questa tela in particolare, è possibile osservare le ombre di una prima versione, in cui Isacco aveva la nuca schiacciata su una pietra da Abramo (fedele alla rappresentazione di Caravaggio).

Nell’opera finale la testa del ragazzo è libera, e come quella del padre è rivolta verso l’angelo, apparso per impedire il sacrificio. Le sperimentazioni sulla rappresentazione di questa scena biblica non si interrompono nel XVII secolo: negli anni Sessanta del Novecento, Marc Chagall realizza la propria versione del Sacrificio di Isacco, dove propone un confronto fra questo episodio, la crocifissione di Cristo e avanza una riflessione sulla tragedia della Shoah intesa come sacrificio di un popolo. Questo confronto è suggerito dal catalogo realizzato per la mostra e curato in questa sezione da Alessandro Cecchi, Direttore della Fondazione Casa Buonarroti di Firenze.

Il capolavoro di Michelangelo

L’opera di Michelangelo è un disegno che ne nasconde un altro: un mistero svelatosi solo dopo le operazioni di restauro che nel 2017 hanno portato alla luce il retro del foglio su cui era stato disegnato un primo schizzo del Sacrificio di Isacco. Quest’opera è stata esposta soltanto per pochi giorni nello stesso anno nei Musei Capitolini, per poi rimanere conservata negli archivi della Fondazione Casa Buonarroti (il che rende quella della mostra a Lecco un’occasione realmente unica). Sul retro l’immagine è quasi speculare, con i soggetti disegnati in senso contrario rispetto al fronte del foglio. L’interessante allestimento a cura dell’architetto Giorgio Melesi, la docente Susanna De Maron e la storica dell’arte Laura Polo D’Ambrosio fa sì che i due lati possano essere osservati con uguale facilità.

One of the most interesting of Michelangelo’s mature sketches; (….) black chalk is used with a mastery freedom, every touch telling, no fumbling, no indecision, nothing over-elaborated and nothing omitted

Questo il giudizio dello storico dell’arte Bernard Berenson riguardo al disegno. Charles de Tolnay (storico ungherese naturalizzato statunitense) avanza l’ipotesi di un legame tra questo capolavoro della grafica michelangiolesca e i rilievi pianificati, ma mai realizzati, per le tombe dei papi Leone X e Clemente VII che sarebbero dovute essere situate nel coro della Basilica di San Lorenzo a Firenze. Tale supposizione si basava sull’esame accurato di un disegno di Michelangelo conservato nella Christ Church di Oxford, che illustrava il progetto di una tomba papale con un Sacrificio di Isacco nella parte superiore. Charles de Tolnay colloca il disegno agli anni 1524-1526, quando l’artista stava lavorando nella fabbrica di San Lorenzo. Le opinioni sulla datazione variano, ma la maggior parte degli studiosi (tra cui lo stesso Berenson) concorda su una datazione appena precedente al 1534, quando Michelangelo abbandonò Firenze.

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C’è un forte legame fra questo dipinto e le formelle di Brunelleschi, posizionate a partire dagli anni Trenta del Quattrocento nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze. Sicuramente Michelangelo ebbe l’opportunità, prima di partire per Roma, di osservare tante volte questo soggetto. Il risultato fu, usando le parole della ex-direttrice della Casa-Museo di Michelangelo Buonarroti Pina Ragionieri (scomparsa nel 2019):

un rapido e potente schizzo a matita nera: un “pensiero” che già rimanda a Brunelleschi e che l’artista, girando il foglio, ricalcò con una matita rossa ancora visibile sul contorno della composizione

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Immagine in copertina: veduta della mostra, Palazzo delle Paure Lecco, 2023 – Courtesy Capolavoro per Lecco

Clarissa Virgilio

Studentessa di lingue e letterature europee ed extraeuropee a Milano, classe 2001. Durante gli anni della triennale di lingue, ho seguito un corso presso la NABA sulle pratiche curatoriali. Amo guardare ciò che ha qualcosa da dire, in qualsiasi lingua e forma.

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