Sono molti gli artisti che nella propria produzione hanno mantenuto e sottolineato un rapporto, talvolta molto profondo, con la terra natia. Un caso particolare in questo senso, interessante oltre che vicino a noi cronologicamente, è senza dubbio quello dell’artista sarda Maria Lai.
La Sardegna, isola grande ma anche relativamente lontana dalla penisola italiana, dunque piuttosto isolata – perdonateci il gioco di parole – da contesti in maggiore contatto fra loro, inevitabilmente più omologati, ha mantenuto anche negli anni più recenti una forte caratterizzazione e un ancestrale attaccamento alle tradizioni, alle credenze e agli usi popolari. Tutto ciò si ritrova con forza nel lavoro di Maria Lai, nata nel 1919 e cresciuta tra Ulassai e Gairo, che nonostante i periodi al di fuori dell’isola, ad esempio per studiare ed esporre presso musei e gallerie di Roma e Venezia, non abbandonò mai la propria poetica isolana.
Maria Lai e il legame profondo con la Sardegna
Nonostante il periodo florido per l’arte in Italia, con la nascita e lo sviluppo di correnti e movimenti come l’Arte povera e l’Informale, e il rapporto, talvolta molto stretto, che l’artista instaurò con alcuni dei principali protagonisti del panorama artistico italiano, è impossibile incasellare Maria Lai in uno stile o, men che meno, in una corrente. Rimase unica, originale, certamente grazie al profondo attaccamento alla Sardegna e agli aspetti più intrinseci della sua terra. Una terra difficile, arcaica in alcuni aspetti, legata a lavori manuali, anche di fatica, a credenze radicate nei suoi abitanti. Maria Lai riprese tutti questi lati, qualche volta sconosciuti o ignorati dai più al di fuori dell’isola, ma che rappresentano per essa la vera anima.
Caratteristica del suo lavoro è la serie dei Telai, che portò avanti per tutti gli anni Settanta e grazie alla quale e…