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fonte: altervista.org

Sine ratione: l’assenza della filosofia dalla scena pubblica

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7 minuti di lettura

Molti sono stati i pensatori che ritenevano, con la loro filosofia, conclusa la storia della filosofia occidentale. Ogni pensiero filosofico che ha assunto i lineamenti di un sistema ha avuto anche la pretesa di costituire il termine ultimo della speculazione filosofica, come se in un sistema di un filosofo possa trovarsi la vera risposta ad ogni domanda. Ciò é vero, come testimoniano gli oltre duemila anni di studi sul suo pensiero, fin dalla filosofia di Aristotele. Ma é davvero così? In un sistema solo per il fatto di essere coerente e ben strutturato si può trovare la verità?

Sicuramente in un sistema filosofico si possono trovare delle risposte a molteplici domande, così come non è difficile trovare il cardine dottrinale, il principio fondamentale, su cui un certo sistema si regge e ruota.

L’assenza della filosofia

La filosofia, se la si intende come la ricerca dei perché e dei come è, per sua essenza, infinita, cioè non può costitutivamente avere una fine. Eppure ciò che risulta evidente dalla vita quotidiana odierna é l’assenza della filosofia non solo dalle singole vite individuali, dove anzi essa può trovare, seppur di rado, terreno fertile e un’esile e angusta dimora, ma la filosofia non é presente nella vita pubblica.

Infatti i dibattiti pubblici o sono sul gossip o sulla tecnicità di certi settori. Ora, in entrambi i casi si ricercano i perché e i come ma il ragionamento per quanto sia condotto con profondità e mediante discorsi risulta essere più che una ricerca un mero scambio di opinioni in vista di un fine, che non é mai la conoscenza effettiva del perché e del come.

In questo senso vi è più filosofia nelle officine meccaniche che nei salotti televisivi o nelle piazze, così come si conducono ragionamenti più profondi in una stanza privata che non nelle università stesse.

L’assenza della filosofia come ambito specifico di discussione è dovuta a due motivi fondamentali:

  • La filosofia non è mai più riuscita, almeno dopo la rivoluzione scientifica seicentesca con Galileo e Newton, ad assumere il rango di ambito, mentre in tempi antichi e ancora fino all’Idealismo Tedesco (XIX sec) la filosofia e la scienza erano ancora utilizzate nel linguaggio filosofico come sinonimi.
  • L’ambito filosofico é ridotto a mera chiacchiera anche utile, ma non indispensabile sui motivi di certi eventi e di certe situazioni che si vengono a creare. Questi ultimi – gli eventi e le situazioni – sono i veri oggetti degli ambiti specifici di attività lavorativa e non i concetti filosofici che comunque vi sono connessi.

La filosofia e la fisica

Filosofia oggi vuol dire fisica teorica, speculazioni su certe condizioni e su certi aspetti della realtà in cui i sensi e i pensieri comuni non vanno bene come strumenti di comprensione corretta della realtà e in cui si rende necessario il ragionamento filosofico unito però, o meglio subordinato al procedimento algebrico di calcolo che é il vero strumento di spiegazione esatta dei fenomeni naturali e cosmici, nonché etici e politici, nei quali i sensi (e il senso comune) si rivelano ingannatorii.

Filosofia

Nel XVII secolo Cartesio parlava del Genio Maligno (Dieu trompeur) che faceva sembrare la realtà come un sogno per l’assenza di certezza che i sensi lasciavano negli uomini e per la quale neppure la ragione riusciva a far altro che dubitare.

Il dubbio come De omnibus dubitandum est (tutto è soggetto al dubbio) implica che la verità esiste solo in relazione a… e non come dato inappellabile e assoluto e cioè, detto altrimenti, il vero non è ciò che é sempre e comunque vero, ma solo ciò che di volta in volta rappresenta la verità in un certo evento e in una certa situazione, né come rivelazione né come produzione della mente umana, ma neppure come dato oggettivo assoluto. Questa verità relativa costituisce una rottura abissale del legame storico-teoretico di essere e apparire e su tale rottura trova la sua fortuna l’ermeneutica riuscendo a rendersi autonoma come branca della filosofia.

Questa empasse può essere superata solo mediante il calcolo algebrico applicato alla ricerca fisica sulla natura e sul cosmo. Anche se certe tematiche riescono sempre a sottrarsi ad una risposta definitoria ad esempio la domanda su che cosa é il tempo? oppure quella che chiede conto del motivo dell’esistenza della morte. Solo la filosofia può dare risposte assolute, anche se prive dell’esattezza che possono avere le risposte scientifiche, perché solo la filosofia è in grado di speculare (cioè osservare dall’alto e rispecchiare) sui temi che si pone come oggetti.

L’essenza della filosofia

La riflessione filosofica può spingersi più oltre di qualsiasi altro tipo di pensiero o scienza perché la riflessione é la sua vera essenza e quindi è proprio questa ultima che viene seguita come guida e al contempo come esito finale. Riflettere e ripensare le cose aggiungendovi importanti elementi ogni volta è ciò che é tipico dell’uomo che filosofa. E da questo continuo riflettere il ragionamento è attualmente sempre infinitamente disteso e mai concluso.

Spesso ingabbiato in aporie, spesso limitato dalla difficoltà del domandare, ma mai arrestato o interrotto dall’incapacità di andare avanti. per questa sua lentezza nel processo riflessivo la filosofia non trova spazio in una scena pubblica in cui impera o la chiacchiera o la rapida esattezza delle conclusioni sui temi trattati.

Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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