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Sulla morte senza esagerare

«Sulla morte senza esagerare» al Teatro Franco Parenti di Milano

4 minuti di lettura

Ridere e piangere sono considerati di primo impatto una coppia perfetta di opposti, senza rendere conto di come entrambi siano propri della medesima natura umana.

Il riso e il pianto sono la voce della corporeità. L’abitudine quotidiana tende a inibire queste forme di espressione, relegandole a momenti di svago o di sfogo personale.

Riscoprire lo stretto legame che unisce il riso e il pianto significa mettere in luce l’importanza dell’espressività del corpo.

«Sulla morte senza esagerare»: dire l’indicibile

Si può raccontare senza parole, così come la magniloquenza innovativa della Compagnia dei Gordi mostra, con lo spettacolo Sulla morte senza esagerare, ideato e diretto da Riccardo Pippa, in scena al Teatro Franco Parenti il 7 e 8 dicembre.

Attraverso l’acuto e innovativo utilizzo di maschere di cartapesta, i quattro attori Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti e Matteo Vitanza coprono i propri volti e la propria voce per una meravigliosa riscoperta dell’espressività del corpo nel paradossale incontro con la Morte, il limite ultimo ed estremo.

Sulla morte senza esagerare
Fonte: teatrofrancoparenti.it/
Foto di Laila Pozzo

La gestualità precisa e determinata esprime l’attenzione e il riguardo per la semplicità con cui viene affrontato il tema della morte.

Il dialogo dei corpi

La supremazia del corpo si risolve in un racconto muto che dà spazio alle risate del pubblico, provocate dalla sottile ironia che pervade l’intera messa in scena, consentendo un’immediata partecipazione al gioco immaginativo in atto.

La Morte non viene ridicolizzata sul palcoscenico, piuttosto suscita le risate perché si instaura un dialogo tra la corporeità espressiva dei personaggi e il numeroso pubblico in sala, incitato a prendere parte a una riflessione acuta sull’esperienza della vita nel connubio tragico -poiché inevitabile- con la morte.

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La brillante scelta di lasciar parlare il corpo consente di approfondire l’umanità della Morte, reintegrandola nella vitalità che il corpo stesso fisiologicamente esprime, così che la contraddizione possa suscitare una sincera risata.

Il corpo della Vita (e della Morte)

Riscoprire il corpo significa ascoltare la forza delle passioni in tutta la loro naturalezza, senza la necessità di diluirle in un mare di parole.

La centralità della corporeità non implica l’esclusione del pensiero a favore dell’istinto ma mette in luce la potenzialità espressiva insita nelle azioni. Il linguaggio verbale infatti non esaurisce l’ambito di manifestazione dell’espressione, bensì è affiancato e completato dalla gestualità, cui dà voce il corpo, pur senza parlare.

Quando si ride e si piange, non si riesce a parlare, come se il corpo rivendicasse il proprio ruolo, spesso relegato a favore di un pensiero per lo più ingombrante e presuntuoso che vuole esprimersi a tutti i costi, rischiando spesso di chiudersi in sé stesso e nel rovello di parole che mai potranno esprimere la potenza immane tanto della Vita, quanto della Morte.

Anastasia Ciocca

Instancabile sognatrice dal 1995, dopo il soggiorno universitario triennale nella Capitale, termina gli studi filosofici a Milano, dove vive la passione per il teatro, sperimentandone le infinite possibilità: spettatrice per diletto, critica all’occasione, autrice come aspirazione presente e futura.