Addentrandoci tra le opere che si sono susseguite sul palco del National Theatre di Londra, possiamo riscoprire una perla rara che porta in luce un’opera fondamentale del drammaturgo Harold Pinter. Pinter, che aderì alla corrente del teatro dell’assurdo portata avanti da Samuel Beckett, vinse il Premio Nobel per la letteratura del 2005. No Man’s Land (Terra di nessuno) si pone più o meno al centro della sua raccolta di opere teatrali.
Presentato al National Theatre nel dicembre del 2016, è disponibile oggi sulla piattaforma National Theatre at Home, che ci permette di vedere importanti opere teatrali del panorama inglese, ovunque si voglia.
Ma di cosa parla Terra di nessuno e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
I quattro personaggi

Terra di nessuno viene composta nel 1975 e viene rappresentata per la prima volta nell’aprile dello stesso anno. Il successo, sia dell’opera che dell’autore, permette una rappresentazione internazionale quasi immediata, dato che in Italia lo spettacolo viene presentato esattamente un anno dopo.
La rappresentazione dipinge davanti ai nostri occhi un quadro tanto semplice quanto complesso. Una sera, due uomini si ritrovano a casa di uno dei due per finire la serata discutendo su temi filosofici, letterari, ma anche molto veri e quotidiani, come anche del semplice gossip. Un’opera che lascia dell’amaro in bocca, ma che offre anche momenti di divertimento e tipico irrealismo del genere. Si mescolano, quindi, tratti di tragicommedia che donano allo spettatore una montagna russa di sentimenti diversi e intrattiene in modo eccellente.
Di fatto Pinter, in questa drammaturgia, rispetta ampiamente i canoni del teatro dell’assurdo. Abbiamo pochi personaggi – quattro, come tipico, che s’intrecciano tra loro bilateralmente – e un solo spazio. In questo caso abbiamo due sessantenni – così vengono solamente descritti – dediti alla letteratura: i due si chiamano Spooner e Hirst.
Il primo è un letterato di fortuna, non molto famoso, ma che si proclama grande amante delle arti e per questo organizza grandi salotti letterari nella sua casa. Spooner è un personaggio più allegro, parte del mondo sebbene nostalgico della sua vita passata, ma sempre in cerca di qualcosa di nuovo o di interessante. Un personaggio attivo, che tenta di uscire dalla gabbia che man mano si viene creando nella stanza.
Il secondo, proprietario della casa in cui i due parlano, è un intellettuale dell’alta borghesia ma alcolizzato e, probabilmente, colpito da attacchi di amnesia momentanea. Hirst, al contrario del precedente, è un personaggio altero, che se ne sta sulle sue e ha bisogno spesso di aiuto a causa delle sue amnesie. Vive nel suo passato, che confonde o inventa, senza avere possibilità alcuna di evadere dalla vita che gli si dipana davanti. Anzi, Hirst è proprio il personaggio che si lascia cadere nella prigione e che, con sé, porta anche tutti gli altri.
A loro due si uniscono i governanti della casa: Foster e Briggs. I due non hanno un rapporto chiaro con Hirst: appaiono come suoi carcerieri, tenendolo chiuso in casa, ma anche i suoi servitori, che lo aiutano nelle faccende. Anche tra loro il rapporto è lasciato al pensiero del pubblico, tra il legame amoroso e il sentimento di fratellanza.
Interessante il riferimento che Pinter sceglie per i nomi dei suoi protagonisti: tutti hanno nomi di grandi atleti del cricket, sport molto amato dagli inglesi, soprattutto borghesi. Personaggi che, come lo sport, possono apparire confusi e difficili da comprendere ad un occhio poco esperto.
Parlare con altri o con se stessi?
Il tratto fondamentale dello spettacolo è l’incapacità dei personaggi di parlare fra loro. Diventa un topos fondamentale nel teatro dell’assurdo, in cui l’unica cosa che fanno i personaggi è parlarsi. Eppure non si parlano, ma semplicemente parlano. Le informazioni, i discorsi filosofici, le reminiscenze, sono per lo più univoche o servono da spia per iniziare il prossimo discorso isolato del personaggio che li accompagna.
Hirst, con le sue amnesie o ricordi passati e confusi, crea un binomio con il compagno Spooner, ma non arrivano mai a capirsi. I due viaggiano su due binari paralleli: i binari sono vicini, si osservano e si commentano fra loro, ma non si toccano mai. Questi binari sono alternati con quelli di Foster e Briggs, che tentano di partecipare al “non-discorso”, rimanendone però comunque ai lati. I due sessantenni rimangono per lo più ancorati nei loro stessi discorsi, senza mai permettere un’intromissione. Crescono, man mano che vanno avanti, cercando di spronare una risposta dell’altro, come l’ammissione di Hirst di essere andato a letto con la moglie di Spooner, ma appaiono quasi più dei semplici battibecchi da anziani: «tanto ormai è il passato».
Il tema del dialogo irrisolvibile, che non diventa mai un gioco a due ma rimane per lo più un monologo frammentato, è pregno per tutta la durata dell’opera. Si susseguono argomenti su argomenti, senza mai arrivare ad una svolta, ad un accordo o uno scambio equo. E, infine, di nuovo, «si cambia argomento per l’ultima volta». Quell’ultimo argomento sarà quindi eterno… fino a quando? E quale sarà questo ultimo, infinito, eterno, unico argomento?
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«Terra di nessuno»: lo spettacolo di Sean Mathias
Al National Theatre Terra di nessuno arriva grazie ad un lavoro di Sean Mathias e l’immensa recitazione di Ian Mckellen (Spooner) e Patrick Stewart (Hirst), accompagnati da Damien Molony (Foster) e Owen Teale (Briggs).
Tutto inserito nella cornice di una ricca casa di fine secolo di Londra, i quattro indossano abiti tipici del tempo. I due più giovani vestono le tipiche mode – come i pantaloni a zampa – degli anni Settanta, mentre i due più anziani rimangono ancorati all’eleganza inglese degli anni Cinquanta. Le luci, che rimpiccioliscono il palco, aiutano il sentimento di costrizione dei personaggi, chiusi in una sala da lettura oscurata, illuminata solo dalle lampade.
Una produzione ben eseguita, che dona allo spettatore uno spettacolo di elevatissima qualità, sia a livello recitativo che a livello produttivo. Ogni dettaglio è rifinito perfettamente, sia che si parli di scenografia, che di luci o presentazione dei personaggi. Il lavoro dei tecnici è visibilmente ben strutturato e permette agli attori di lavorare su un palco senza difetti, aiutandoli a offrire una performance di alta qualità.
La nota, infatti, che risalta per tutta la durata della rappresentazione è una soltanto: la bravura dei due protagonisti principali. Mckellen e Stewart, caposaldi dell’arte attoriale inglese, si “sfidano” a colpi d’eccellenza in ogni battuta, uscendone entrambi vincitori. Il loro talento rende Spooner e Hirst due personaggi vivi e, per quanto complessi, intrattenenti per tutti i tipi di spettatori. Ne calibrano i dettagli e le sfumature, attraverso le espressioni facciali e i movimenti corporali.
Al loro fianco, anche Molony e Teale riescono ad avere il loro spazio, che però rimane laterale come quello dei loro personaggi. Una luce flebile, che però non può eguagliare quella di chi sta al centro della scena.
Terra di nessuno è, quindi, disponibile sulla piattaforma del National Theatre. Un consiglio spassionato, poiché riesce a portare ovunque vogliate un’opera fondamentale e di grande interesse: andate a gustarvi le performance di Mckellen e Stewart in questa rappresentazione il prima possibile. Un teatro dell’assurdo perfettamente concepito ed eseguito, da non perdere almeno sullo schermo.
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