The Currency, il progetto artistico di Damien Hirst, giunge alla fine. Dopo un anno di attesa, si conclude dunque il progetto che mette a confronto l’arte digitale e quella fisica.
Un po’ di contesto
L’anno passato Damien Hirst, noto artista contemporaneo, ha lanciato The Currency, un progetto artistico che voleva mettere a confronto l’arte digitale e l’arte fisica. Creato nel luglio 2021, prevedeva la creazione di 10.000 gettoni unici non fungibili, ciascuno associato alle opere corrispondenti realizzate dall’artista britannico nel 2016.
Quando il progetto fu annunciato, Hirst ha dichiarato che i suoi collezionisti avrebbero dovuto scegliere tra l’opera d’arte fisica e la sua versione digitale, fissando una scadenza a distanza di un anno. In questo modo voleva comprendere quale forma artistica avesse, al giorno d’oggi, più valore. Per ogni acquirente che desidera tenere l’opera originale, Hirst ha assegnato il suo NFT a un indirizzo inaccessibile, la cosa più simile alla distruzione dell’opera. E per ogni acquirente che sceglie l’NFT, Hirst ha gettato la versione cartacea in un falò.
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La fine dell’esperimento «The Currency»
Le opere risalgono al 2016, ma è stato due anni dopo che il progetto The Currency ha iniziato a prendere la forma attuale. Damien Hirst, uno degli artisti più quotati al mondo, ha concepito il suo primo progetto NFT. Ricordiamo che NFT è l’acronimo di Non-Fungible Token, ovvero non sostituibile e quindi unico. In concreto, si tratta di un certificato digitale di autenticità teoricamente non falsificabile e registrato in una blockchain. Gli acquirenti avevano un anno di tempo, fino al 27 luglio, per scegliere tra il dipinto e l’NFT.
Alla fine del mese passato sono stati pubblicati i numeri finali, enunciati in un tweet da Damien Hisrt: 5.149 copie fisiche e 4.851 NFT («il che significa che dovrò bruciare 4.851 offerte fisiche corrispondenti»). «Questo è un esperimento. […] Stiamo obbligando le persone a fare una scelta», ha riassunto l’artista in un video. Damien Hirst in persona ha acceso il fuoco nei camini della sua galleria a Londra l’11 ottobre, durante la Frieze Week, una delle più grandi fiere d’arte contemporanea del mondo. È stata bruciata solo una parte dei 4.851 dipinti, mentre gli altri verranno progressivamente aggiunti al falò fino alla fine della mostra, il 30 ottobre.
Qualche riflessione su «The Currency»
L’artista ci guida in una riflessione a partire da questo esperimento. Hirst, infatti, afferma che «gli artisti concettuali degli anni Sessanta e Settanta dicevano che l’arte non esiste nell’oggetto d’arte, ma nella mente di chi lo guarda, e questo progetto non è diverso». In altre parole, ciò che The Currency vuole dimostrare è che «l’arte non deve necessariamente esistere nel mondo fisico, ma può esistere anche nel mondo digitale e ora, grazie alla blockchain, anche la proprietà di quell’arte».
Conclusioni
The Currency non mette in gioco solamente l’estetica, la bellezza e l’arte pura, come generalmente viene concepita. Al contrario, esplora i confini tra arte e mercato, tra denaro e possesso, tra digitale e fisico. Più della metà degli acquirenti hanno scelto di conservare la versione digitale dell’opera. Da questo comprendiamo come, al giorno d’oggi, il confine tra arte fisica e digitale è ormai molto labile. Il valore degli NFT sembra essere ritenuto maggiore o, perlomeno, più duraturo.
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