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Uomini e dei. Le meraviglie del Museo Egizio

Uno sguardo sull'anteprima del film «Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio», nelle sale il 12 e 13 marzo 2024: un viaggio nella quotidianità di un popolo così antico ma così vicino a noi

3 minuti di lettura

Jean-Francois Champollion, il primo e più grande decifratore di geroglifici, diceva: «La strada che porta a Menfi e Tebe passa per Torino». Noi abbiamo fatto una piccola deviazione e, per avvicinarci all’Egitto, siamo passati da Milano: il 7 marzo, presso il Palazzo del Cinema Anteo, si è svolta l’anteprima stampa del docu-film Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio (nelle sale il 12 e 13 marzo), un progetto nato dalla volontà di celebrare l’istituzione del Museo Egizio di Torino (il primo al mondo) a 200 anni dalla sua fondazione, due secoli che lo hanno portato ad essere una delle più importanti strutture legate all’egittologia e allo studio della civiltà nilotica.

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A prendere la parola, prima della proiezione del film, sono state le personalità più strettamente legate alla sua produzione: Michele Mally (regista), Matteo Moneta (co-autore del soggetto e della sceneggiatura), Didi Gnocchi (CEO 3D Produzioni) e Dino Vannini (Head of entertainment content management Sky Italia), i quali hanno esposto l’origine e i punti chiave del loro lavoro. «Si tratta di uno dei nostri migliori documentari» ha esordito Didi Gnocchi, mettendo in luce come ha avuto inizio la collaborazione tra Nexo Digital e il Museo. «Non eravamo gli unici a essere interessati, ma la presidente Evelina Christillin ha trovato che il nostro approccio fosse quello più in linea con i loro obiettivi comunicativi». Una volontà di raccontare e raccontarsi, attuata attraverso gli stessi reperti e «adatta a ogni genere di pubblico, compresi i più giovani» (Dino Vannini). Con gli interventi dei curatori e di voci come quella di Christian Greco, direttore del Museo Egizio, ci avviciniamo a una società in cui convivevano aspetti contrastanti: antico e “moderno”, mistero e ordinarietà, vita e morte.

«Abbiamo voluto dare la parola ai morti» ha detto Moneta, sottolineando l’intenzione di fare luce sull’umanità di una civiltà che viene ancora spesso associata a tombe e morte, ma che è stata viva e del tutto simile a noi nei suoi piccoli rituali quotidiani. Come ha notato Mally, «si tratta di una società che va studiata continuamente e che racconta qualcosa di noi stessi oggi», e in questa direzione si snoda il viaggio dello spettatore: tra statue, mummie e oggetti legati all’uso quotidiano, ci immergiamo in una realtà fatta di piccole cose, di cibo, amori, lavoro… una realtà umana. Sembra quasi assurdo, se pensiamo all’approccio che fin dai libri di scuola abbiamo nei confronti degli “antichi Egizi”, concentrandoci (forse troppo) sulla parola “antichi” e dimenticando che, sebbene vissuti millenni orsono, gli Egizi sono stati prima di tutto esseri umani. Esseri umani che mangiavano, dormivano, lavoravano e amavano proprio come noi, che come noi sono stati affascinati dagli aspetti più disparati della vita e ad essa incredibilmente legati.

«Avvicinandosi a questo mondo, si scopre che l’attenzione che gli Egizi dedicavano alla morte può solo derivare da un incredibile attaccamento alla vita» ha aggiunto Moneta: è dalla vita e per la vita che ci si proietta nella morte, la quale ci accoglie nelle sue braccia e ci porta a un nuovo giorno, un giorno dove possiamo continuare eternamente quella che è stata la nostra vita terrena. “Libro per uscire al giorno” è, tra l’altro, la traduzione letterale di quel che a noi è noto con il nome di Libro dei morti (decisamente più cupo), un testo con formule magiche per affrontare il viaggio nell’aldilà, conservato anche nella tomba di Kha e Merit, il cui corredo è una delle meraviglie esposte al Museo Egizio e raccontate nel documentario.

La figura di Kha, costruttore di tombe e legato all’asse vita-morte da un doppio filo, apre e chiude il cerchio della narrazione incredibilmente “vitale” voluta da Mally e Moneta, e condotta da Jeremy Irons: un approccio umanissimo, un tentativo di dare voce a vite che ci passano sotto agli occhi e spesso rimangono confinate in una teca. Tra le meraviglie di Torino, gli scavi di Deir el-Medina, il British Museum e il Louvre, abbiamo vissuto storie di una ordinarietà che potrebbe essere anche la nostra, ci siamo emozionati di fronte al tentativo di eternare la normalità dell’essere umano. Forte è la «volontà di replicare la bellezza del quotidiano e la dolcezza del vivere» (Mally e Moneta) dell’arte funeraria egiziana, che, al termine dei 90 minuti, ci lascia con una domanda: cosa sarebbe la beatitudine eterna senza le cose che abbiamo amato in vita?

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Link al sito ufficiale del Museo Egizio, nella fattispecie alla pagina dedicata al Libro dei Morti di Kha: https://collezioni.museoegizio.it/it-IT/material/S_8316_03_S_8438

Immagine dall’anteprima stampa. Dalla seconda persona a sinistra: Didi Gnocchi, Dino Vannini, Michele Mally e Matteo Moneta)

Breve trailer dal canale ufficiale di Nexo Digital:

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Eleonora Bonacina

Sognatrice disillusa, classe 2000. Proveniente dalla leggendaria Domodossola e milanese acquisita, sono attualmente una studentessa magistrale in Filologia, Letterature e Storia dell’Antichità. Appassionata da tutto ciò che ha una storia da raccontare - con un fetish per il curioso e l’assurdo - e nerd occasionale, vivo per i piccoli istanti rubati.
È facile che io sia quella ragazza seduta da qualche parte con un libro in mano.

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