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è stata la mano di Dio Zia Patrizia

È stato l’eros di Dio: ovvero che cos’è il sesso per Paolo Sorrentino

Un film che è una poesia, dall'inizio alla fine. E in cui la "mano di Dio" si intravede spesso e si declina in molte forme. Su tutte, quella erotica. Ma che significato ha il sesso per Paolo Sorrentino?

7 minuti di lettura

L’ultimo film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, uscito il 24 novembre scorso, è una poesia, dall’inizio alla fine. Chiaro l’intento dell’autore di raccontare la sua storia personale, l’origine della sua passione per il cinema, la sua adolescenza trascorsa a Napoli e il desiderio di trovare una propria dimensione anche lì, dove sembrava impossibile, anche lì dove imperversava la tragedia e poi, non per ultimo, il suo legame con Diego Armando Maradona, la sua figura mitica che lo lega alla città di Napoli.

Il titolo, ovviamente, riprende la celeberrima frase di Maradona, con cui il più famoso calciatore al mondo si giustificò per il gol che, come giocatore dell’Argentina, inflisse all’Inghilterra durante la partita dei Mondiali del 1986 tenutosi in Messico.

Nel film la “mano di Dio” si intravede spesso e si declina in molte forme. E tra queste forme c’è sicuramente la dimensione erotica, sempre presente nei film di Sorrentino e fortemente riconoscibile grazie alla cifra di originalità che solo il regista riesce a dargli.

L’eros di Paolo Sorrentino è sempre conciliazione della dimensione dello sguardo con la dimensione del tatto. Le figure e le scene erotiche delle pellicole di Sorrentino si toccano solo guardandole. Gli occhi vengono totalmente catturati dalla figura sullo schermo. Come in una sorta di videodrome, lo spettatore viene rapito dall’eroticità così sensuale di Sorrentino, che non perde comunque la sua poesia. Sublime, quasi surreale, a tratti onirica, l’eroticità di Sorrentino toglie il fiato, appare improvvisamente sulla scena della quotidianità e ne spezza la ritmicità asfissiante e sempre uguale.

è stata la mano di Dio Baronessa

Esattamente come il corpo nudo della zia Patrizia (Luisa Ranieri) sulla barca, improvvisamente, durante una normalissima giornata al mare. Esattamente come la scena di sesso tra la Baronessa e il giovane Fabietto dopo un lutto straziante.

L’eros, il quotidiano in Paolo Sorrentino

Ma come fa Paolo Sorrentino a trasformare una dimensione di quotidianità che, talvolta, sfiora addirittura la noia, in un dipinto di eroticità così spinto eppure così aggraziato, elegante, lieve? Questo è possibile perché in Sorrentino l’eros costituisce l’evento e riporta il quotidiano e la sua banale bruttezza alla meraviglia e alla purezza.

Come sostiene Anne Dufourmantelle in Sesso e filosofia (Donzelli Editore 2004, 40):

L’emozione è un puro evento. (…) L’emozione nutre il pensiero, che di rimando la reprime. Il pensiero avanza sotto la pressione del mondo, ma vorrebbe dimenticare che è da lì che esso viene. Ecco la ragione di questo conflitto lento, infinito e feroce della filosofia contro il mondo. (…) Nelle perenigraizoni delle idee, al di sopra dei sensi e dei loro turbamenti, osservo e distinguo tutto ciò che è sotto l’azione ingannevole delle apparenze. Vedo e contempo il vero nella sua essenza.

Eccolo qui, Sorrentino, ed eccolo qui l’eros di È stata la mano di Dio. La purezza disintegra il reale, finalmente lo sovrasta e non ha nessuna complicazione, ma è pura bellezza. Lo spettatore, così come il personaggio o il protagonista, restano sospesi, strabiliati, ammaliati da cotanta bellezza che si consuma sotto i loro occhi. Si sprigiona come un’epifania e rivela la propria lucente essenza.

L’eros, l’età adulta, la meraviglia

è stata la mano di Dio Luisa Ranieri

La dimensione meravigliosa e meravigliata dell’eros come evento che infrange il reale in uno specchio e ne aumenta il suo potenziale di significanza, accompagna l’essere umano dalla nascita fino alla morte. Dall’eros nasciamo, nell’eros ci auguriamo di spegnerci, perché l’eros è la meraviglia, la perdizione, la contemplazione, dal primo all’ultimo momento della nostra vita.

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E questa meraviglia Fabietto, il protagonista del film, la sperimenta prima nelle visioni estemporanee e stupefacenti del corpo della zia Patrizia e poi nel corpo della Baronessa (Betti Pedrazzi).

La scena di sesso tra la Baronessa e Fabietto è una poema, un’opera di formazione tutta a se stante che può anche sollevarsi dal film come opera a se stante. Tra le gambe della Baronessa, Fabietto, giovane adolescente in preda al dolore del lutto per la perdita dei genitori, diventa grande e lo fa nel modo più meraviglioso possibile, attraverso un rapporto sessuale.

Ma la prima volta di Fabietto con la Baronessa non è la prima volta che tutti si aspettano, perché in Fabietto, più che curiosità e alto tasso ormonale che caratterizza tutti gli adolescenti, c’è la volontà catartica di fare un salto quantico.

Dopo aver perso i riferimenti genitoriali, Fabietto perde se stesso, lasciandosi andare ad un rapporto sessuale con una donna molto più grande di lui che, con maestria, lo provoca e lo induce a provare meraviglia. È quel senso di meraviglia che solo il sesso, in quanto congiunzione e ricongiunzione con il proprio istinto, riesce a darci.

Alla fine, la Baronessa rivela a Fabietto di avergli dato la possibilità di guardare al futuro, come fine ultimo dell’eros.

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È stata la mano di Dio

L’eros che riporta al futuro

Lo spazio del futuro, così misterioso e totalmente sconosciuto agli esseri umani, si rivela in tutta la sua possibilità proprio tra le gambe della Baronessa, in un rapporto sessuale che si conclude in un’eiaculazione piena e goduta.

È da lì che inizia la vita, proprio come quando siamo nati, proprio come quando rinasciamo ogni volta nel corpo dell’altro, simulacro della prossimità, ponte verso quell’altro da noi che è il nostro stesso futuro che ci accingiamo a vivere, di cui ci prepariamo a godere.

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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