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Tintoretto

Alla scoperta dei quadri rubati a Verona: «Il Banchetto di Baldassare» e «Sansone», Tintoretto

Ecco gli ultimi due capolavori che completano il gruppo delle quattro tavole lignee di soggetto biblico dipinte dal grande artista veneziano intorno alla metà del Cinquecento. Di che cosa trattano le opere saccheggiate al Museo di Castelvecchio?

6 minuti di lettura

Il Banchetto di Baldassarre e Sansone (1541-1542), insieme ai già trattati Giudizio di Salomone e Trasporto dell’arca dell’alleanza, completano il gruppo delle quattro tavole lignee (26,5 X 79 cm) di soggetto biblico, finemente inserite in cornici antiche, dipinte da Jacopo Robusti detto il Tintoretto intorno alla metà del Cinquecento.

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Queste opere provenienti dalla Galleria Bernasconi erano fino a pochi giorni fa patrimonio del Museo di Castelvecchio di Verona.

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Il fatto che, pur essendo state prodotte nel cosiddetto «secolo della tela», cioè il XVI, fossero su pannelli lignei fa ritenere che si trattasse di elementi decorativi di un arredo, probabilmente dossali di un cassone. Tintoretto, infatti, non lavorava esclusivamente come pittore, ma era anche solito dedicarsi a un’attività artigianale più vendibile, improvvisandosi spesso decoratore per conto di committenze aristocratiche.

La paternità di queste tavole, come riportato nel volume Tintoretto, le opere sacre e profane (Rodolfo PallucchiniPaola Rossi, 1982), è stata a lungo controversa: risulta evidente nel catalogo del Museo di Castelvecchio del 1912 una prima attribuzione a Andrea Schiavone, con il quale Tintoretto aveva effettivamente collaborato proprio alla realizzazione di cassoni, ma a partire dagli anni ’30 prese corpo l’ipotesi che si trattasse di opere giovanili di Jacopo Tintoretto, ipotesi che venne confermata solo dopo un’accurata pulitura, effettuata nel 1958 dal restauratore Giuseppe Giovanni Pedrocco, che permise agli esperti di riconoscervi il tratto del grande artista veneziano. Fu lo storico dell’arte Rodolfo Pallucchini, nel 1960, a confermare che si trattava di «tipici originali tintorettiani» paragonandoli ad analoghi dossali di soggetto sacro dipinti dal Maestro, conservati a Vienna. Rispetto a questi, tuttavia, i nostri sarebbero senz’altro antecedenti visto il tratto più approssimativo, la pennellata acerba, un uso della luce meno scenografico, i colori più spenti rispetto alle opere della sua maturità. In particolare, il Banchetto di Baldassarre sarebbe stato dipinto, secondo gli storici, in un periodo compreso tra il 1540 ed il 1544, da qui il tratto giovanile dei due dipinti nei quali, citando Pallucchini «gli elementi architettonici appaiono più che altro puri cenni descrittivi e i brani paesistici sono molto timidi rispetto a quelli che si aprono nelle tavole viennesi». Ciò che manca è soprattutto il meticoloso studio della composizione architettonica della scena, che il Tintoretto negli anni della maturità curerà addirittura servendosi di modellini tridimensionali illuminati da torce. Si intravede tuttavia un elemento tipico del suo stile pittorico nel movimento di torsione delle figure che emanano energia e movimento. Seppur di piccole dimensioni, i personaggi sono simboli di una carica eroica che «buca la tela».

In particolare, i temi biblici dell’antico testamento afferenti alla tradizione ebraica si prestano alla perfezione allo stile del geniale e sregolato pittore veneziano.

J. Tintoretto - Sansone Fonte: http://www.artribune.com/
J. Tintoretto – Sansone

Il Sansone, indicato genericamente come Preghiera di un eroe dopo la vittoria, è uno dei più rappresentati personaggi biblici (Libro dei Giudici, 15, 18-19), è vero e proprio simbolo della cultura ebraica in quanto liberatore del popolo di Israele dal dominio dei Filistei. Viene considerato addirittura un semidio, in quanto dotato di una forza straordinaria concessagli da Dio. La sua vicenda unica e leggendaria ha sempre avuto un forte impatto sui pittori di svariate epoche e correnti artistiche, tanto da divenire uno dei temi iconografici più studiati e rappresentati. In questo caso, Sansone è soggetto ideale dello stile patetico, vibrante ed eroico di Tintoretto. Il protagonista, proteso verso il cielo tra i cadaveri dei Filistei che giacciono privi di vita, è dotato di una forte teatralità. Le braccia aperte e poderose e i muscoli dell’addome sono esaltati da un’efficace ed esperto uso della luce e dei contrasti.

J. Tintoretto - Il Banchetto di Baldassarre Fonte: http://www.artribune.com/
J. Tintoretto – Il Banchetto di Baldassarre

Anche il Banchetto di Baldassarre (Libro di Daniele, 5), è un episodio biblico che costituisce parte integrante della cultura e della tradizione ebraica e che è stato soggetto prediletto per numerosi artisti. La scena rappresenta il Re di Babilonia Baldassare che fa scempio del vasellame sacro del tempio di Gerusalemme, organizzando un sontuoso e opulento banchetto. Improvvisamente una mano scrive un minaccioso avvertimento in aramaico sul muro: «Mene, Mene, Tekel u-Pharsin», che letteralmente significa «Numerato, numerato, pesato, diviso». Sarà il profeta Daniele a rivelare al Re che la scritta, interpretata come «Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. […] Il tuo regno è messo a pezzi, ed è dato a Medi e Persiani», sancisce il definitivo tramonto del regno di Babilonia. Tintoretto riesce a trasmettere allo spettatore il forte pathos e la tensione di cui è pregna l’intera scena. L’intensità delle emozioni si coniuga a un palpitante dinamismo che conferiscono alla tavola l’estemporaneità di un momento narrativo particolarmente concitato.

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Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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