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Uomini d’arme e d’arte: la rete culturale dei Cavalieri di Malta

Gli Ospitalieri sono stati abili cavalieri, ma anche grandi esperti d'arte. Grazie alla loro fitta rete di contatti, hanno adornato i monumenti de La Valletta con opere di grandi artisti

11 minuti di lettura

L’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni, anche semplicemente noto come Ordine di Malta, fu certamente un’organizzazione militare medievale. Ma nella sua lunga storia ha sviluppato importanti legami diplomatici e culturali, che hanno ampiamente toccato l’ambito artistico delle corti italiane, dove si muovevano grandi pittori che hanno contribuito ad adornare i monumenti sull’isola di Malta. Ma non solo.

La rete dell’Ordine ha raggiunto collezionisti, grandi signori e i milieu culturali più in vista delle città italiane ed europee a cavallo tra XV e XVII secolo. In questo caso, vedremo alcuni esempi di questa ampia ragnatela di contatti, sviluppati e consolidati nel corso della storia dell’Ordine di Malta e dei suoi uomini; che furono certamente uomini d’arme, ma anche – e lo vedremo – uomini d’arte.

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Vista sul mare a La Valletta

Sabba da Castiglione: il cavaliere di Malta a spasso per le corti italiane del Cinquecento

Le corti italiane del Cinquecento, costruite certamente sul potere di singole famiglie che governavano le città principali, s’impegnarono in una “gara” per l’arricchimento culturale e artistico del proprio entourage e dei propri luoghi. Tra queste città, tentò di emergere anche la Mantova dei Gonzaga, soprattutto grazie al mecenatismo di Isabella d’Este (1474-1539), figlia di Ercole d’Este di Ferrara e moglie di Francesco II Gonzaga. Oltre a contattare artisti, commissionare opere e adornare la sua residenza, Isabella fu una grandissima collezionista.

Presunto ritratto delle sorelle Beatrice e Isabella d’Este, Benvenuto Tisi da Garofalo (1503-1506 circa)

Tra le tante opere e i tanti reperti che ricercò ovunque, Isabella nutrì una grande passione per l’archeologia classica, riuscendo a reperire in ambienti romani importanti tesori, come statue e marmi. Ebbene, quando la politica pontificia romana, proprio tra Quattrocento e Cinquecento, si fece stringente in merito alla vendita e all’esportazione di reperti antichi dall’Urbe, Isabella trovò un’altra via. Si mise in contatto con un letterato e umanista, un cavaliere di Malta di nome Sabba da Castiglione (anche noto come Fra’ Sabba da Castiglione, 1480-1554).

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Sabba riuscì a farle avere reperti direttamente da Rodi e Nasso, oltre a frammenti dell’antico mausoleo di Alicarnasso. Entrato nell’Ordine a 25 anni, non solo fu cavaliere di Malta, ma ne divenne anche procuratore generale. Di origine milanese, si formò a Pavia, studiando legge, teologia e anche filosofia. Frequentò poi Mantova, Rodi (nel 1508) e Roma. La sua vita ruotò intorno alla letteratura, alla cultura, al collezionismo, alle biblioteche, delle quali fu organizzatore e fondatore in diversi casi.

Scrisse svariate opere, tra le quali celebri sono i Ricordi, edita la prima volta a Venezia nel 1554. Prima d’imbarcarsi per Rodi, nel 1508, Sabba da Castiglione fece sosta a Mantova, dove incontrò proprio Isabella d’Este, la quale gli chiese di procurarle oggetti e reperti antichi qualora vi fosse riuscito. Da Rodi il cavalier Fra’ Sabba inviò svariati tesori alla marchesa. Tra questi figuravano statuette, una medaglia di Delo, delle teste di amazzoni.

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Un frontespizio dei Ricordi di Sabba da Castiglione

Nella corrispondenza con Isabella, il Castiglione rimarcò con rammarico le condizioni in cui versavano a Rodi le antiche vestigia. Importante fu il ruolo svolto dal cavaliere anche nella città di Faenza, nella quale, incaricato di sistemare alcuni edifici religiosi, commissionò a Girolamo da Treviso un affresco della Madonna in trono tra santa Maria Maddalena e santa Caterina d’Alessandria (1533).

Caravaggio e Mattia Preti: lo sbarco dell’arte italiana a Malta

Nel groviglio di rapporti europei intessuti dall’Ordine di Malta, particolare rilievo assume l’ambito artistico, come abbiamo visto, e le rotte culturali che legano l’isola dei cavalieri anche all’Italia. Gli Ospitalieri furono un ordine di guerrieri, certo, ma anche di instancabili committenti, specialmente dal XV secolo e soprattutto nella loro opera di costruzione de La Valletta e dei suoi monumenti, a opera del gran maestro francese Jean Parisot dal 1566. Nell’ambito delle committenze maltesi si mossero due grandi artisti italiani: il più noto Michelangelo Merisi (Caravaggio) e il forse ancora troppo poco studiato Mattia Preti, calabrese originario di Taverna.

La decollazione di San Giovanni Battista di Caravaggio, Concattedrale di San Giovanni a La Valletta

L’artista “dannato”, Michelangelo Merisi, da sempre affascina per il suo carattere irrequieto, per la sua esistenza tra luci e ombre. Nel 1606 commise un omicidio a Roma, durante una rissa, che lo costrinse alla fuga. Nel 1607 sbarcò a Malta, dopo un’intercessione della famiglia romana dei Colonna, dove strinse rapporti con il gran maestro Alof de Wignacourt. Nella ricostruzione del milieu maltese, a cavallo tra XVI e XVII secolo, permangono ancora ampie pagine da esplorare, sia dal punto di vista artistico, che culturale e diplomatico.

Nella Saint John’s Co-Cathedral, la chiesa maltese degli Ospitalieri, il cui pavimento è rivestito da oltre 400 lapidi in marmo policromo dei Cavalieri di Malta provenienti da tutta Europa, spicca il capolavoro di Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista, che come altre opere del Merisi esprime, oltre alla sua affascinante abilità tecnica, anche quel senso di crudo realismo, accentuato dalla scelta del Caravaggio di apporre la sua firma proprio nel punto del dipinto dove sgorga il sangue dal collo del Santo giustiziato.

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Autoritratto di Mattia Preti

Nel 1661 sbarca a Malta Mattia Preti, artista calabrese certamente influenzato stilisticamente dall’esperienza caravaggesca (a Roma studiò alcune opere di seguaci del Merisi), che sull’isola risiederà fino alla sua morte, nel 1699, ricevendo numerose committenze dall’Ordine e al contempo realizzando opere per chiese e edifici pubblici de La Valletta. Pare che, nella sua vita, Preti abbia realizzato almeno 450 lavori, tra i quali il ciclo di dipinti murali delle Storie della vita di san Giovanni Battista, per la Concattedrale (1661-1666).

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L’Allegoria del Trionfo dell’Ordine di San Giovanni, foto di Oren Rozen – Opera propria, CC BY-SA 4.0. Fonte: Wikipedia

Caravaggio era reduce, oltre che dalla rissa che segnerà il lato oscuro della sua esistenza, anche dagli ambienti dei potenti romani, raccomandato infatti dalla celebre famiglia Colonna. Allo stesso modo Preti mantenne legami con ambienti del potere in Italia (i Barberini e i Pamphilj) e in Calabria (nella sua regione d’origine soprattutto con la famiglia dei Ruffo e dei Carafa, della quale un esponente, Gregorio Carafa, originario di Castelvetere, fu gran maestro dell’Ordine di Malta dal 1680). Notizie ci giungono anche circa alcuni suoi viaggi, non sempre ben documentati, a Venezia, Milano, Bologna e addirittura Madrid.

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Allegoria dell’aria, Mattia Preti

A viaggiare non fu soltanto Preti, a suo tempo, ma anche le sue opere, talune ancora in circolo nei mercati d’antiquariato napoletani fino al Novecento inoltrato. Ma oltre ai mercati, collezionisti, traffici vari e chiese, le opere del cavaliere Preti hanno adornato e adornano, ancora oggi, i musei più disparati, partendo dalla sua Taverna, in Calabria, sino alle grandi città italiane ed europee.

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Il gioco della dama, Mattia Preti

L’arte di un cavaliere di Malta, che a Malta decise di spendere la sua intera esistenza, dopo un certamente lungo peregrinare, continua ancora oggi a diffondersi per il mondo, come pure l’Ordine di Malta ha fatto per secoli, rimanendo vivo ancora oggi. Il San Pietro Celestino con tiara in mano nell’atto di fare il gran rifiuto (1657) si trova nella chiesa napoletana di San Pietro a Majella, la sua Flagellazione (1640) si trova nella chiesa di San Giovanni Calibita a Roma, la sua Vanitas presso la Galleria degli Uffizi di Firenze e il suo Gioco della dama (1630-40?) adorna l’interno dell’Ashmolean Musem di Oxford.

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RIFERIMENTI:

  • S. Guido, G. Mantella, Mattia Preti – I primi capolavori per Malta. Restauro e nuove osservazioni, in «I Beni Culturali», p.59, anno XX, n°4-5
  • V. Sgarbi, Le stanze del cardinale. Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, 2009
  • D. Cutajar, Mattia Preti: his Bottega in Malta & other Followers, in C. Erminia, Mattia Preti from Drawing to Colour, Roma, 1995, pp. 225-248
  • G. Capriotti, Il pericolo turco nella committenza dei Cavalieri di Malta nel XVII secolo: Caravaggio e Mattia Preti, 2009
  • M. T. Sorrenti, Il ritorno del Figliol Prodigo, in «Mattia Preti. Con lo sguardo verso Caravaggio», Catalogo della mostra a cura di Rosalba Panvini e Franco La Fico Guzzo, Siracusa 22 luglio – 9 ottobre 2016

Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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