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Ruggero Bacone: un francescano scienziato e alchimista nel Medioevo

Ingiustamente considerato un «secolo buio», il Medioevo vide grandi pensatori portare alla luce invenzioni e scoperte rivoluzionarie che anticiparono di molto i secoli successivi. Uno di questi fu Ruggero Bacone.

16 minuti di lettura

Registrare con rammarico quanto il Medioevo sia ancora oggi utilizzato nei discorsi correnti quale termine di paragone con accezione negativa lascia intendere la diffusa e sostanziale ignoranza su un periodo storico (lungo ben mille anni) nel quale si sono susseguiti e vicendevolmente alimentati momenti di appassionata ricerca e di fervore filosofico, scientifico e letterario. Rispolverare alcune delle tessere del luminoso mosaico medievale ci consente, con fatica, di combattere il pregiudizio. L’esperienza umana, intellettuale e scientifica di Ruggero Bacone (frate francescano, filosofo, scienziato, teologo e alchimista) è una di quelle testimonianze che può regalarci scorci inediti, viste panoramiche assolutamente inaspettate su quel Medioevo di scoperta e di modernità che si tende ad ignorare. Tra i padri dell’empirismo, tra i critici del dogmatismo, tra i cultori della filosofia greca e araba, tra i sostenitori della sfericità della terra, tra gli anticipatori delle osservazioni di Galileo e Newton.

Statua di Ruggero Bacone a Oxford, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=131754

Premesse: la primavera filosofica dell’Europa medievale e la riscoperta della natura

Per inquadrare e comprendere la figura di Ruggero Bacone, nato all’alba del XIII secolo, è necessario un passo indietro. C’è bisogno di analizzare quanto intellettualmente e filosoficamente avvenuto nel secolo precedente, il XII, nell’Europa che iniziava a riscoprire la filosofia greca e il valore della natura come mezzo per conoscere l’universo, l’uomo e Dio. Per certi versi, anticipazioni della filosofia rinascimentale, come quella che Giordano Bruno elaborerà nel Cinquecento, rese possibili dalle influenze del mondo arabo e dell’ideologia greca panteista.

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L’Europa del XII secolo inizia ad accogliere elementi filosofici della tradizione greca, per tramite di pensatori e traduttori prima arabi, poi direttamente latini. Basti pensare a Pietro Abelardo, alla valorizzazione della logica. Ma non solo. Nel frattempo era già penetrato il pensiero di Avicenna (già vissuto molto tempo prima) e di Averroè. Dottrine da un lato aristoteliche e dall’altro platoniche e neoplatoniche si inserivano nella teologia cristiana e nella scienza medievale. Quando più, quando meno.

Statua di Averroè a Cordova, Di Saleemzohaib – I shot this picture personally in Córdoba, Spain. Using my iPhone 5., CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39516804

Luoghi di studio (teologico, scientifico e letterario) come la celebre Scuola di Chartres, quella dell’Università di Oxford, diventarono importanti crocevia di idee, luoghi di assimilazione, di imitazione e di adattamento della cultura e della filosofia antica. E mentre la scoperta dell’aristotelismo verrà, non senza difficoltà, adoperata dai domenicani per ordinare la concezione teologica del mondo su basi logiche e sistematiche (si veda Tommaso d’Aquino), alcune idee di ispirazione platonica (che già aveva suggestionato secoli prima Agostino d’Ippona) penetreranno con forza gli ambienti francescani dal XIII secolo in poi.

Antica raffigurazione di Agostino d’Ippona, VI secolo d.C.

Ambienti francescani che, per loro natura e origine eredi (però non tutti e non sempre) degli insegnamenti di Francesco d’Assisi, guarderanno sempre con grande interesse alla ricerca di Dio e dell’immanenza di Dio nella natura, più che nella logica o dei discorsi teorici dei domenicani. Ma prima ancora delle ricerche in ambito francescano, già in particolare ad Oxford, in mezzo ad attivi pensatori, filosofi e teologi, si forma e cresce Ruggero Bacone.

Molti suoi “colleghi” francescani guardavano nella sua stessa direzione; eredi di teologi e intellettuali inglesi e francesi dell’XI e del XII secolo, entreranno spesso in conflitto, come Bacone stesso, con gli alti prelati a capo dell’Ordine, che frenavano con rigore le ipotesi e le ricerche “divergenti” rispetto ai dogmatismi. A più riprese, dopotutto, lo stesso Ordine francescano verrà “epurato dall’alto”.

Francesco d’Assisi

Alle influenze filosofiche e teologiche del XII secolo, che determineranno indubbiamente la formazione di Bacone agli inizi del XIII, si sommano esperienze scientifiche, anch’esse di XII secolo, che uniranno la riflessione filosofica e teologica su Dio e sul mondo già matura in ambienti inglesi e francesi alla ricerca scientifica e sperimentale, alla conoscenza diretta della natura. Si pensi (lo citeremo meglio più avanti) al caso di Adelardo di Bath (vissuto tra XI e XII secolo), attento studioso di astronomia, filosofia e matematica, autore di trattati e di ipotesi scientifiche.

L’Anima del Mondo è un’energia naturale degli esseri per cui alcuni hanno soltanto la capacità di muoversi, altri di crescere, altri di percepire attraverso i sensi, altri di giudicare […] quell’energia naturale è lo Spirito Santo, cioè una divina e benigna armonia che è ciò da cui tutte le realtà hanno l’essere […]

Guglielmo di Conches (1080-1154), commentando il Timeo di Platone
Dragmaticon, la Filosofia a colloquio con Platone e Goffredo V d’Angiò con Guglielmo di Conches, XII secolo

Ruggero Bacone: un francescano nemico del dogma, empirista, scienziato, alchimista

Con tutta probabilità Ruggero Bacone nacque nel 1214 a Ilchenster, in Inghilterra. Nonostante le sue origini (non povere), la sua famiglia dovette subire importanti perdite di proprietà sotto il governo di Enrico III. La sua formazione avvenne ad Oxford, luogo che (come abbiamo visto) già nel XII secolo aveva partorito curiosità scientifiche e si era aperto al pensiero antico e alle valutazioni scientifiche sulla natura. Bacone, però, visse anche a Parigi per alcuni anni, dove studiò teologia, prima di fare ritorno a Oxford dove decise di vestire l’abito francescano.

Raffigurazione di Roberto Grossatesta in un manoscritto di XIV secolo della British Library

Tra i suoi maestri ed estimatori, Roberto Grossatesta e Adamo di Marsh. Il frate francescano iniziò una lenta ma convinta opera di lotta al dogma e alla scienza “indottrinata”, che veniva insegnata (a suo dire) senza sperimentazioni o riscontri nella natura e nel concreto, ma ripetendo le idee degli antichi, gli assunti aristotelici, senza verifiche. Per Ruggero Bacone la sperimentazione era fondamentale e tale doveva essere sempre. S’interessò anche di traduzioni antiche, non condividendo alcuni arbitri nella trasposizione sia di opere filosofiche che di testi sacri, dei quali criticava grossolani errori nelle versioni latine.

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Frontespizio dell’Opus Majus di Ruggero Bacone dedicata a Clemente IV

Ai francescani, a quei tempi, non era consentito pubblicare in proprio delle opere senza approvazione dei superiori. L’Opus Majus (trattato di scienze), l’Opus Minus e l’Opus Tertium, scritte da Ruggero Bacone dietro insistenza del suo protettore, il cardinale le Gros de Foulques (sarà Papa Clemente IV) gli costarono lo scontro diretto con il suo Ordine, che nel 1278 lo fece addirittura imprigionare, accusandolo di aver diffuso ideologie e pratiche legate alla tradizione alchemica araba. Non mancò neppure un’accusa di stregoneria nei suoi confronti. Ma nel concreto, cosa fece Bacone? Cosa studiò? E cosa scrisse?

Il francescano Alessandro di Hales, superiore di Ruggero Bacone, bersaglio frequente delle sue critiche, raffigurazione dalle Cronache di Norimberga

Gli esperimenti, le scoperte, le intuizioni, le anticipazioni

A Ruggero Bacone si devono trattazioni di ottica, fisica, matematica, astronomia, alchimia e non solo. Scrisse della polvere da sparo, della sfericità della terra (che per lui era sicura). Ma c’è di più. Bacone parlò, tra deduzioni e intuizioni maturate nel corso degli studi, di invenzioni che sarebbero state scoperte solo secoli più tardi: telescopio, lenti microscopiche, occhiali, mezzi di trasporto non trainati da animali, ma alimentati autonomamente.

Per certi versi fu anticipatore del metodo scientifico galileiano e delle sue stesse invenzioni. Opera di Bacone fu anche l’osservazione e lo studio della luce e dello spettro visibile, per esempio attraverso l’acqua. Studi di ottica e di riflessione che ritorneranno in seguito (molto più avanti) solo con Cartesio e Newton. Anche il suo suggestivo riferimento a future “macchine alate” che spiccheranno il volo come gli uccelli, richiama analogie agli studi sul volo che nel Rinascimento farà Leonardo da Vinci e che si riveleranno intuizioni corrette solo nel Novecento, coi primi velivoli.

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Secondo la ricerca sperimentale di Ruggero Bacone, si può ricercare Dio attraverso lo studio della natura e attraverso gli esperimenti: cioè attraverso la più attendibile azione di conoscenza che l’uomo possa svolgere, perché nella natura si trovano, concretamente, gli elementi per risalire a Dio, partendo dalla sua immanenza nelle cose del mondo. Teorie che hanno il sapore di anticipazioni molto lucide di filosofia bruniana del tardo Cinquecento, non tralasciando però (come anche in quel caso farà Giordano Bruno) le origini platoniche e neoplatoniche di tali interpretazioni della realtà naturale, che si trascinano dietro anche, ovviamente, la concezione del mondo che avevano gli antichi filosofi greci, non sempre (anzi quasi mai) ben accetta dalla Chiesa.

Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti di un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo ad imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli.

Ruggero Bacone, De secretis operibus artis et naturae
Studi sull’ottica di Bacone, raffigurazione contenuta nell’Opus Majus

Adelardo di Bath e Pierre de Maricourt: anticipatori del Rinascimento e della scienza moderna, tra Inghilterra e Francia del Medioevo

Figure per certi versi analoghe a quella di Ruggero Bacone, morto poi nel 1292 a Oxford, furono senza dubbio quelle di Adelardo di Bath (già citato), che fu filosofo, matematico e astrologo inglese vissuto tra l’XI e il XII secolo, e quella di Pierre de Maricourt, noto anche come Petrus Peregrinus, vissuto in età coeva rispetto a Bacone (XIII secolo), per il quale lo stesso Ruggero ebbe rispetto e attenzione. Studiosi che, tra gli altri, hanno avuto intuizioni particolari e hanno compiuto scoperte degne di nota.

Quanto ad Adelardo, monaco benedettino, oltre ad impegnarsi in significative traduzioni dall’arabo al latino (di opere matematiche, filosofiche e astronomiche) fu anch’egli sostenitore della sfericità della terra e pure dell’indistruttibilità della materia (anticipando la nota legge di conservazione). Scrisse di pianeti, di calcoli con l’abaco, di astrolabio, ovvero il celebre strumento per il calcolo astronomico, del quale si attribuisce la costruzione in diverse forme già ad Ipazia di Alessandria in età tardoantica.

Frontespizio degli Elementi di Euclide, traduzione di Adelardo di Bath, 1350

Fu pure traduttore delle tavole astronomiche di Al-Khwarizmi e dall’arabo al latino tradusse gli Elementi di Euclide. Autore di numerosi scritti, meritano menzione almeno le Quaestiones Naturales, il De Eodem et Diverso, il De avibus tractatus, un trattato sugli uccelli che anticipa, per certi versi, il De arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia, tutti di chiara impronta rinascimentale, seppur composti in pieno Medioevo.

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Dal canto suo invece, Pierre de Maricourt, di XIII secolo, quindi vissuto nel Duecento, fu uno scienziato francese tra i primi scopritori dei poli magnetici terresti, autore del De Magnete (o Epistola De Magnete), opera probabilmente nota allo stesso Ruggero Bacone. In quegli anni di significativo fervore culturale e scientifico, si studiarono anche le proprietà di materiali come ambra e magnetite e si osservò come lo sfregamento dell’ambra manifestasse effetti magnetici naturali su piccoli frammenti di carta. Anche Ruggero Bacone su queste dinamiche non mancò, seppur marginalmente, di produrre osservazioni. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato, in un futuro lontano, a cosa avrebbero portato. O forse sì.

Illustrazione di un ago magnetizzato, copia del XIV secolo, tratta dall’Epistola De Magnete di Pierre de Maricourt

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RIFERIMENTI:

  • Marie-Dominique Cheu, La teologia del XII secolo
  • Serge Hutin, La vita quotidiana degli alchimisti nel Medioevo
  • Étienne Gilson, La filosofia nel Medioevo
  • Ahmed Djebbar, Storia della scienza araba
  • Ruggero Bacone – Wikipedia
  • Adelardo di Bath – Wikipedia
  • Pierre de Maricourt – Wikipedia

Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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