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Delfi: il dubbio degli uomini, il sussurro degli dèi

La mitologia greca è popolata da affascinanti ed intriganti figure: tra queste, un posto d'onore spetta alla Pizia, enigmatica sacerdotessa del famosissimo Oracolo di Delfi, considerato al tempo l'ombelico del mondo

17 minuti di lettura

«E nessun uomo ha mai scorto l’esatta verità, né ci sarà mai chi sappia veramente intorno agli dèi». Scriveva così, nelle sue riflessioni sulla natura, il filosofo e poeta greco Senofane. Una frase che evidenzia la condizione perpetua dell’uomo nella storia: desiderare di conoscere tutto, senza mai riuscirci; scoprire la verità sul divino senza mai trovarla. C’è stato un tempo, nel mondo antico, in cui gli uomini hanno immaginato gli dèi molto vicini alla loro realtà. Divinità in grado di premiare e di punire, di aiutare e di danneggiare. Nel mondo greco e in quello romano, gli dèi sembrarono assumere tratti e caratteri umani. Era come se fossero parte stessa del mondo degli uomini e delle loro vicende. Gli antichi hanno immaginato persino di interrogare il divino e di averne dei responsi: nacquero così gli oracoli. A Delfi, nella Focide, umano e divino s’incontravano e (tra i fumi degli allori in fiamme) i responsi del divino, come le foglie bruciate, si confondevano nella nebbia e con loro le certezze degli uomini.

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Un luogo sacro tra le rocce e gli alberi: l’origine leggendaria

Il santuario di Delfi (un santuario panellenico, cioè di tutti i Greci) sorge a circa 600 metri sul livello del mare nella Focide, ai piedi del monte Parnaso, località mitologica collegata alle Muse. Tra alberi, rocce, tortuosi sentieri, ha rappresentato uno dei luoghi di pellegrinaggio e di transito più frequentati della Grecia antica e non solo. I templi, i tesori, l’oracolo, i giochi sacri, le terme, il ginnasio. Delfi era considerato dagli antichi omphalós, letteralmente “ombelico”. L’ombelico del mondo, il centro del mondo abitato.

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L’origine mitologica del luogo di culto parla di Gaia, la Terra, prima profetessa del santuario. Il serpente Pitone (Pythó, da cui deriva “Pizia“), caro a Gaia e guardiano dell’oracolo, sarebbe stato ucciso da Apollo, che a Gaia sarebbe succeduto nel governo del santuario. Inizialmente punito per l’uccisione del serpente sacro (e costretto a trascorrere alcuni anni da pastore), Apollo sarebbe ritornato al santuario sotto forma di delfino. Da qui l’origine del nome Delfi.

Un governo, quello di Apollo su Delfi, che i Greci ritenevano durare per nove mesi ogni anno. Nel periodo rimanente, la divinità sarebbe stata sostituita da Dioniso. I nove mesi corrispondevano al periodo più mite dell’anno, quello in cui più facilmente si raggiungeva il santuario e si consultava l’oracolo, per un solo giorno ogni mese (previa cospicua offerta al santuario), nel solo periodo di permanenza di Apollo. Presso Delfi, ogni quattro anno, i Greci partecipavano ai Giochi Pitici.

Rovine del tempio di Apollo a Delfi, Di Stan Shebs, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123628

L’origine storica, le tracce archeologiche, gli edifici e i tesori

Mito affascinante a parte, i primi elementi archeologici riconducibili a un qualche primordiale luogo di culto, ci riporterebbero orientativamente almeno al IX secolo a.C. Più volte distrutto nel corso dei secoli e più volte ricostruito (con aggiunte, ampliamenti, maestose costruzioni), il santuario di Delfi rimase attivo fino all’epoca tardo romana, chiudendo i battenti definitivamente nel III secolo d.C. Ma non prima che alcuni imperatori romani stessi vi si interessassero, soprattutto quelli con la passione per il mondo greco, come Adriano, ma anche lo stesso Augusto.

Intorno al VII secolo a.C. Delfi assunse un rilievo considerevole per l’intera Grecia: un centro di ritrovo per gli abitanti non solo della Focide, ma della Beozia, della Doride, della Tessaglia. Nel VI secolo a.C. si iniziarono ad organizzare nei pressi del santuario gare, giochi e competizioni, che videro partecipare non solo Greci. Pian piano, oltre agli edifici sacri, all’oracolo, ai luoghi di purificazione dei pellegrini, presso la fonte Castalia, sorsero anche terme, ginnasio, palestra, i santuari di Apollo e di Atena.

Un incendio colpì il santuario intorno al 548 a.C.. I lavori di ricostruzione, soprattutto del tempio di Apollo, durarono fino al 505, con la partecipazione economica dei Greci (anche di singole famiglie) e persino del faraone d’Egitto Amasis. Un terremoto lo colpì poi nel IV secolo a.C., lasciandolo in parziale rovina per alcuni decenni, data la concomitante guerra greca intorno alla metà del secolo. Nel 168 a.C., dopo la battaglia di Pidna, Lucio Emilio Paolo vi sistemò una statua a cavallo: il primo segno evidente del nuovo dominio romano.

Risalirebbe al 393 d.C. l’ultima pronunzia dell’oracolo di Delfi riportata dalla tradizione. Le parole dell’oracolo avrebbero annunciato, secondo la leggenda tramandata dai cronisti, l’imminente fine di tutto. Poco più di un decennio dopo, effettivamente, il sacco di Roma da parte di Alarico segnò un profondo momento di crisi per l’età antica e per il mondo degli antichi. Oracolo e santuario furono chiusi definitivamente per ordine dell’imperatore Teodosio. Con la chiusura dell’oracolo, probabilmente, si chiuse anche un mondo antico e perduto, che sarebbe rimasto agonizzante per pochi decenni, fino al fatidico 476 d.C.

Tra gli edifici sacri e votivi, ruolo particolare rivestirono i cosiddetti “tesori“. Tra questi si rammentano quello di Sicione, quello degli abitanti di Sifno, nelle isole Cicladi, quello degli Ateniesi. Architetture ricche di elementi decorativi, bassorilievi, sculture, marmi e colonne. Il santuario (descritto già da Pausania nel suo storico Viaggio in Grecia) fu il risultato dell’unione degli sforzi, delle arti, della fede di tutte le città, di tutti i Greci, dell’intero mondo ellenico e dei popoli vicini. Fu situato poco distante dal maestoso teatro di IV secolo a.C., lo stadio che ospitava i giochi Pitici, ogni quattro anni.

Rovine del tempio di Atena a Delfi, Di KufoletoAntonio De Lorenzo and Marina Ventayol – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3314736

Il sussurro divino tra gli allori: purificazione, consultazione e offerte

Sappiamo che l’arte divinatoria, i presagi, i responsi divini erano dinamiche frequenti e molto suggestive per gli antichi, sia per i Greci che per i Romani. Le indicazioni delle divinità non erano mai chiare, andavano interpretate, a Delfi come altrove, dove sorgevano altri oracoli. Non sfugga, ad esempio, l’esistenza dell’oracolo di Zeus, a Dodona. Qui (secondo il racconto di Erodoto) il responso divino era interpretato da una sacerdotessa che ascoltava il fruscio delle foglie delle querce sacre a Zeus.

Così a Delfi, tra esalazioni di zolfo, fumi di foglie di alloro (costantemente accese nei bracieri) e forse anche piante allucinogene di qualche tipo, la Pizia, dopo essersi purificata nelle fonte Castalia, rispondeva ai visitatori che si recavano al santuario per consultare Apollo. Mica gratis però! I visitatori, interessati a consultare l’oracolo (sempre nei nove mesi di presenza di Apollo e per un solo giorno ogni mese) dovevano acquistare focacce sacre per il santuario, prodotte a Delfi. I costi erano fissi. Sette dracme e due oboli per “consultazioni di Stato” dell’oracolo, mentre quattro oboli per accedere a responsi su faccende private.

Il Tesoro degli Ateniesi a Delfi

I visitatori, per accedere all’oracolo e ai divini responsi, dovevano essere accompagnati da un “garante”, cioè da un abitante di Delfi, conoscitore del luogo, che garantisse per loro, presentandoli al cospetto dell’oracolo, nel quale poi accedevano per proprio conto, dopo opportuna purificazione e opportuna donazione. I responsi (come è facile intuire) non erano mai chiari né limpidi. Dopotutto i Greci non ambivano effettivamente a conoscere il futuro, semmai più a ricevere dagli dèi qualche indirizzo operativo. E così la Pizia, inebriata da fumi e vapori, parlava, sussurrava o si agitava, dettando indicazioni ai sacerdoti, che le trasponevano, per poi darle agli interessati, in esametri epici.

Sacerdotessa di Delfi, John Collier (1891)

Creso, Solone, gli Spartani: i responsi celebri dell’oracolo di Delfi

Si trattava di un mondo che a noi sembra lontano e per certi versi stravagante. Eppure il Medioevo, ad esempio, ci ha insegnato che la religione e le credenze possono avere una grande influenza sulla vita degli uomini. E nella loro visione politeista e pagana, la religione aveva una grande influenza anche sugli antichi, come la ebbe in seguito sulla civiltà del Medioevo cristiano, seppur con connotati nettamente diversi.

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Celebri sono rimasti alcuni responsi ottenuti dall’oracolo delfico, specialmente se afferenti alle vicende di personaggi di primo piano della storia greca o a vicende particolarmente note. Uno dei casi più citati, relativamente alle parole della sacerdotessa di Delfi, è quello (tramandato da Erodoto nelle Storie) del re Creso di Lidia, in Asia Minore. Creso si era prodigato ad interrogare l’oracolo domandando se convenisse o meno far guerra contro i Persiani. L’oracolo si limitò a rispondere che in caso di guerra avrebbe distrutto un grande regno.

Preso dall’entusiasmo per l’indicazione ottenuta dagli dèi, Creso avrebbe intrapreso la guerra contro i Persiani. Questo, però, senza mettere in conto che, a guerra conclusa, il grande regno distrutto sarebbe stato il suo di Lidia. Tale esempio, per ovvi motivi rimasto negli annali della storia, è lampante per quanto riguarda l’ambiguità dei responsi oracolari di Delfi. Potevano rivelare tutto e il contrario di tutto. Insomma, non sbagliavano mai, dato che ciascuno li intendeva e li modellava a modo proprio. Altro celebre caso, è invece quello della visita all’oracolo del legislatore ateniese Solone.

Erodoto

A Solone, pronto a varare la nuova legislazione per gli Ateniesi, l’oracolo rispose paragonandolo al nocchiere di una nave, perché sarebbe stato la guida per la città di Atene. Secondo l’interpretazione storica del fatto, tale responso avrebbe spinto Solone ad assumere toni più morbidi nella gestione legislativa della città, rinunciando a qualunque pretesa tirannica e rendendo invece decisamente più “democratico” il processo costituzionale ateniese, non mancando di accettare suggerimenti e di avviare consultazioni con apposite giurie. Vi fu poi il caso della celebre impresa degli Spartani alle Termopili, contro l’armata persiana di Serse.

O la vostra grande gloriosissima città verrà distrutta sotto i colpi dei discendenti di Perseo,
oppure questo non avverrà; ma il paese di Sparta piangerà
la morte d’un re della stirpe di Eracle.

Erodoto, Storie, VII

Ancora una volta è Erodoto a trascriverci il responso dell’oracolo agli Spartani, intenzionati a fermare l’avanzata di Serse verso la Grecia; vicenda che culminerà col sacrificio dei famosi trecento spartani alle Termopili. L’oracolo avrebbe avvisato Leonida e i suoi che le ipotesi sarebbero potute essere due: o la conquista persiana di Sparta e la distruzione della città o appunto il sacrificio di un re della stirpe di Eracle (Leonida stesso, dato che gli Spartani si consideravano discendenti di Eracle). Ignorando la Pizia, Leonida partì ugualmente per le Termopili: il resto è storia.

Moneta di Kroton, con la raffigurazione del tripode delfico

L’oracolo di Delfi e il destino della Magna Grecia: la fondazione di Kroton

Le indicazioni dell’oracolo delfico non si limitarono a riguardare vicende e luoghi strettamente greci della madrepatria. Persino nelle colonie d’oltremare, nel sud Italia, i coloni greci mossero i loro passi previa consultazione della Pizia, nel santuario greco ai piedi del Parnaso. Tra le varie vicissitudini dei greci nel meridione d’Italia, fortemente legata alla storia di Delfi è la fondazione della città di Crotone (Kroton), nella Calabria ionica.

La fondazione della città magnogreca di Calabria (avvenuta secondo taluni intorno al 710 a.C., secondo Erodoto e Pausania intorno al 743 a.C., al tempo del re Polidoro) avvenne su indicazione dell’oracolo delfico, che avrebbe spinto i coloni greci ad erigere la nuova colonia nei pressi del fiume Esaro. La magnogreca Kroton, legata indissolubilmente anche alla Scuola pitagorica, manterrà per tutta la sua storia un forte legame sia con Delfi che con Apollo. Quest’ultimo, insieme a Era, sarà oggetto di culto principale della polis calabrese. La monetazione greca di Kroton, non a caso, presenta il simbolo del tripode delfico sui coni.

RIFERIMENTI:

  • Pausania, Viaggio in Grecia
  • Giorgio Bejor, Arte greca (Mondadori)
  • Raffaele Tondini, Il sacro, nella collana Greco. Lingua, storia e cultura di una grande civiltà (Corriere della Sera)
  • Renata Cantilena, La moneta in Grecia e a Roma
  • Domenico Musti, Storia greca (Laterza)
  • Giulio Guidorizzi, Sivilia Romani, In viaggio con gli dèi. Guida mitologica della Grecia
  • Oracolo di Delfi – Wikipedia

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Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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