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Thomas Sankara, un rivoluzionario dimenticato

In Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri al mondo, ci fu un giovane generale marxista che cercò di compiere una rivoluzione socialdemocratica, e in parte ci riuscì. Storia di Thomas Sankara, un eroe africano dimenticato.

13 minuti di lettura

Thomas Sankara è stato un personaggio della storia dell’Africa molto particolare, poiché cercò di compiere, in uno di quelli che ancora oggi è tra i Paesi più poveri al mondo, il Burkina Faso, una rivoluzione socialdemocratica. La vicenda non si concluse nel migliore dei modi, venne ucciso, ma non è questa la vera tragicità della storia di Sankara. Il vero dramma è la conclusione, la fine, che ha subito la sua figura, che non è stata annoverata nell’olimpo dei miti del comunismo, come Che Guevara, Lenin, Gramsci, ma immeritatamente si è dissolta nell’oblio del passato, venendo essenzialmente dimenticata. Allora, in questo senso, si spera che questo articolo, almeno in parte, possa ridare spazio a un personaggio storico che non deve essere dimenticato, ma rivisto, ristudiato e rifunzionalizzato per la comprensione della tragica storia contemporanea del continente africano.

Thomas sankara
Thomas Sankara raffigurato in un dipinto

Chi è Thomas Sankara?

Lo spirito è soffocato, per così dire, dall’ignoranza. Ma non appena l’ignoranza è distrutta, lo spirito risplende, come il sole privo di nuvole.

Thomas Sankara

Nell’Agosto del 1983 ad Alto Volta, un paese del centro Africa, che l’anno dopo sarebbe stato rinominato Burkina Faso, un giovane trentacinquenne di nome Thomas Sankara compie un colpo di Stato contro Jean-Baptiste Ouedraugo, il quale aveva ottenuto il potere soltanto un anno prima attraverso un altro colpo di Stato. Questi aveva cercato precedentemente di aggraziarsi nel colpo di Stato del 1982, nominandolo ministro, il giovane generale Sankara, noto nel Paese per due ragioni: la prima perché era stato membro di una nota band di jazz, e la seconda perché di fede marxiana e molto vicino alle istanze del popolo, contro la corruzione e il lusso che dilagavano negli uffici del potere di quell’Africa stremata dalla fame, dall’instabilità politica e dalla forte influenza americano-europea dell’epoca post-coloniale.

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Jean-Baptiste Ouedraugo

Tuttavia, Sankara, arrivato nella sede governativa nel giorno della nomina con una comune bicicletta, in sfregio alle auto di lusso degli altri ministri, rifiuta il ministero. E lo fa perché non crede in quel governo, non crede in quell’ennesimo colpo di Stato militare nel Paese, ancora frutto dell’arrivismo di alcuni e non dell’interesse dei molti. Così l’arresto per opposizione politica è immediato, ma immediata è anche la reazione del popolo e di parte dell’élite sia straniera (come il figlio di Mitterand) che autoctona, reazione che sarà motivo della sua pronta liberazione.

In questo periodo Sankara viaggia molto, alla ricerca di alleati, di ispirazione, di nuove idee e forse anche un po’ di se stesso. Incontra Seyni Kountché, presidente del Niger, Gheddafi della Libia, del quale apprezza molto il Libro Verde e dal quale verrà sostenuto poi nel suo colpo di Stato, i Paesi non allineati a Nuova Delhi, essenzialmente quelli né alleati col blocco comunista né con quello americano, dove incontrerà Gandhi.

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Da questa esperienza trae la forza per tornare nella sua Alto Volta nel 1983 e porre fine una volta per tutte alla corruzione, al lusso dei pochi e alla fame dei molti, compiendo un colpo di Stato popolare. L’anno dopo Alto Volta avrebbe cambiato il suo nome in Burkina Faso, ossia “terra degli uomini integri”. Si andava prospettando per l’Africa un nuovo inizio, che però avrebbe avuto vita breve.

Ideologia e politica di Sankara dopo il colpo di Stato

Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel.

Thomas Sankara

Molto vicino al marxismo cubano di Fidel Castro e alle sue riforme, il nuovo capo di Stato promosse quella che è stata definita la rivoluzione democratica e popolare del Burkina Faso. Una rivoluzione essenzialmente anti-imperialista, contraria all’egemonia economica delle multinazionali americane ed europee e volta a portare le condizioni di vita del popolo burkinabé ad una soglia minimamente accettabile.

Nella pratica, il Governo di Sankara ridusse i privilegi dell’élite governativa e della borghesia, facendo un notevole taglio alla spesa pubblica del Paese. Il ricavato venne usato prima di tutto per incoraggiare le piccole imprese, in particolare quelle che producevano cotone, ortaggi, legumi, agrumi e le aziende di allevamento, senza però mai chiudere queste in un regime autarchico di stile sovietico ma lasciando loro possibilità di commercio estero, purché l’iniziativa privata non si imponesse sulla sovranità popolare. E infatti in quegli anni alcune aziende burkinabé avrebbero ad esempio commerciato con la Svizzera latte e derivati, pomodori in scatola e altri prodotti.

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Diminuì le importazioni di beni non essenziali, riducendo così ancora di più la spesa e incoraggiò la produzione interna di beni come la carne e altre materie prime, ancora rese disponibili a prezzi molto alti attraverso l’importazione da altri Paesi, affinché se ne potesse abbassare drasticamente il prezzo e renderle disponibili a tutta la popolazione.

thomas sankara
Negozio in Burkina Faso

Poi cercò di investire nelle opere e nell’edilizia pubblica costruendo abitazioni per i cittadini privi di una casa e infrastrutture per sviluppare l’economia della nazione, come la grande ferrovia che collega il Burkina Faso al Niger, ancora oggi è l’unica vera infrastruttura presente nel Paese. E, amante dei gesti simbolici, spesso si spendeva egli stesso nei cantieri, arrivandoci sempre con la sua ormai celeberrima bicicletta.

Inoltre cercò di creare una coscienza politica popolare. E lo fece in primis attraverso una forte spesa nell’istruzione, sia fisica, ossia nell’edificazione di scuole, sia di formazione degli insegnanti. E questo aumentò notevolmente e in tempi brevissimi l’alfabetizzazione dei cittadini.

Poi, creò quella che venne chiamata la “radio entrate e parlate“, dove i cittadini potevano entrare e parlare liberamente dei loro problemi, criticare il governo e proporre delle nuove idee di sviluppo, tutto nel modo più democratico possibile. E democratico venne reso anche il potere giudiziario, infatti i cittadini vennero coinvolti come giurie popolari nelle “case del popolo”.

Dopodiché, fece ciò che ancora oggi purtroppo in Africa manca ed è causa di un tasso di mortalità infantile molto alto: una vera campagna vaccinale. Tra il 1983 e il 1987 Thomas Sankara riuscì, nel Paese più povero dell’Africa, a vaccinare 2 milioni e mezzo di bambini per morbillo, febbre gialla, rosolia, tifoide, malattie che ancora oggi portano il Burkina Faso ad avere uno dei tassi di mortalità infantile più alto del mondo.

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Infine, in quanto marxista e femminista, cercò di incoraggiare il lavoro delle donne, ponendone molte anche nei ruoli chiave del suo governo e aiutando alcune a intraprendere l’iniziativa privata.

La rivoluzione e la liberazione delle donne vanno di pari passo. Non parliamo di emancipazione delle donne come atto di carità o ondata di compassione umana. Si tratta di una necessità alla base della rivoluzione. Le donne reggono l’altra metà del cielo.

Thomas Sankara

Tuttavia questo piccolo mondo economicamente socialista e politicamente democratico, creatosi in mezzo alla miseria dei margini del mondo capitalista, non sarebbe rimasto a galla ancora per molto.

L’attacco agli Stati Uniti e all’Europa e la morte

Mentre i rivoluzionari in quanto individui possono essere uccisi, nessuno può uccidere le idee.

Thomas Sankara

L’errore di Sankara fu quello di ribellarsi al mondo capitalista che portava il suo amato Burkina Faso a vedere il proprio popolo morire di fame. La sua ribellione si concretizzò nel cercare di incoraggiare gli altri Paesi africani a rendersi indipendenti dagli Stati Uniti e dall’Europa, smettendo di pagare i debiti post-coloniali che ancora oggi li soggiogano. Inoltre tenne dei discorsi molto forti nella sede dell’Onu contro l’imperialismo americano, la detenzione di Nelson Mandela in Sud Africa e l’esistenza dello Stato di Israele.

Tutto questo gli valse una richiesta da parte dell’ambasciatore americano di non denunciare più gli Stati Uniti, che prontamente ricevette un secco “no” da parte del rivoluzionario.

La continua ribellione di Sankara, la ripresa economica e culturale di quel piccolo e povero Paese nel centro Africa, il funzionamento seppure ancora in modo embrionale di un sistema socialista e democratico in un’epoca di Guerra Fredda, avrebbero anche portato alla sua morte. Questa avvenne nel 1987 in un colpo di Stato organizzato da Compaoré, suo vecchio collaboratore, e sostenuto dalla Francia e dagli Stati Uniti d’America.

thomas sankara
Compaoré e Bush, 16 luglio 2008

Così finì la vita di Thomas Sankara e anche le speranze del Burkina Faso e forse di tutti gli africani, che ancora oggi tengono vivo nel loro cuore il ricordo del giovane generale marxista. Il finale di questa vicenda, oltre all’indifferenza degli occidentali, pure quelli di sinistra, sarebbe stata la continuazione di una situazione di estrema povertà che porta ancora oggi il mondo a dividersi tra chi vive di sovrapproduzione e chi muore di fame. Insomma, un sistema economico e sociale che dell’indifferenza ne ha fatto la sua bandiera, della violenza militare la sua difesa, della legge del più forte la sua carta delle libertà e delle disuguaglianze il suo equilibrio.

Chissà se la storia ci darà altri Sankara. Forse, senza fare giudizi esulanti dal rigore storico, si può dire che ne abbiamo ancora bisogno, anche solo per tornare a riflettere e mettere in discussione noi stessi e tutto il nostro sistema.

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Vladislav Karaneuski

Classe 1999. Studente di Lettere all'Università degli studi di Milano. Amo la letteratura, il cinema e la scrittura, che mi dà la possibilità di esprimere i silenzi, i sentimenti. Insomma, quel profondo a cui la parola orale non può arrivare.

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