Il Covid, Joe Biden, l’Afghanistan, 48 gradi centigradi a Ragusa, Cacciari impiantato su La7 a fare brutta figura: sembra che la storia vada più veloce del pensiero, che non ci sia modo di starle dietro, elaborare e definire linee di contorno capaci di spiegarci, almeno un po’, cosa stia accadendo. Diremmo che questa è una nostra preoccupazione solo se fossimo ipocriti. Certo, la polis, l’impegno, il conflitto, ma in fondo ciò che vogliamo fare è starcene un po’ per conto nostro a riflettere e poi, eventualmente, uscire fuori. La filosofia assicura un appiglio inscalfibile per chi desideri la tranquillità, la solitudine, il ripiego, diceva Agostino, in interiore homini. Ecco qualche consiglio sui migliori libri di filosofia da leggere, tra una cosa e l’altra, nella costruzione di un luogo d’ozio perfetto: il retrobottega interiore.
Carlo Sini, «Idioma. La cura del discorso» (Jaca Book)
Tra i libri di filosofia da leggere ricordiamo Idioma. La cura del discorso di Carlo Sini. Il pensiero di Sini è melancolico, come quei libri che si leggono la sera quando le forze baluginano e si staglia un’ombra lunga sulla parete. Ha il languore di un crepuscolo di cui non s’indovina se sia aurorale o serale: alla fin fine anche i poeti che componevano indolenti acrostici alla fine dell’Impero stavano assistendo a un nuovo inizio.
Forse il pensiero delle pratiche è un vagito, l’inizio duraturo, stabile, istituzionalizzato della riflessione sulla pratica della filosofia; o forse è il singulto di una cultura filosofica in decadenza: l’eclettismo, la commistione di figure eterodosse, la meta-riflessione sono, scriveva Paul Valéry, sintomi della crisi della cultura. Fuori da ogni storicismo, resta il “fatto” della crisi della filosofia, rimane la sensazione di vivere gli effetti della chiusura logica dell’Occidente. Così, il pensiero delle pratiche, all’incrocio di disparate tradizioni (fenomenologica, marxista, genealogica, pragmatista), si trova a essere un culmine della nostra filosofia, senza che se ne possano dire gli esiti.
Idioma. La cura del discorso è la ricapitolazione incentrata sulle pratiche discorsive del pensiero delle pratiche, la continuazione ideale dei due libri precedenti, Inizio e La vita dei filosofi. In un cammino attraverso disparati luoghi e figure della verità discorsiva (le canzoni d’amore dello Che King, le notti di Cambridge, la rinascenza carolingia, la nascita della scienza moderna), Sini s’interroga sul rapporto reciproco, poroso, metastabile fra sapere specializzato e mondo-della-vita, sulle incursioni, le catture reciproche e le influenze del discorso comune sul sapere e viceversa.
Libro consigliato da Mattia Brambilla
Gianluca Garelli, «Sogni di spiriti immondi. Storia e critica della ragione onirica» (Einaudi)
Questo libro parla di sogni. Falsi.
Con queste parole Gianluca Garelli introduce, fin da subito, quali saranno le tappe del viaggio e, come Arianna, consegna al lettore un filo rosso per esorcizzare la paura di perdersi all’interno di quella che è la dimensione più misteriosa e affascinante di sempre: la dimensione onirica.
Non è un caso che i Greci chiamassero il dio del sonno Ipnos e che questi fosse il figlio della dea primordiale Nyx, la notte, e fratello gemello di Tanatos, la morte a voler sottolineare come, nel momento in cui ci addormentiamo, varchiamo una soglia che ci introduce nello stato di incoscienza concepita, appunto, come “la morte della ragione”. L’autore, tuttavia, con questo saggio, mostrando come il confine tra veglia e sonno sia in realtà molto labile, intende capovolgere i tradizionali paradigmi che accosterebbero il sogno alla pazzia e si chiede se esiste un “pensiero” del sonno che si regge su altre leggi e andrebbe interpretato e capito (come la stessa psicanalisi insegna).
Se l’esistenza, dunque, è sempre scandita da intervalli di coscienza e non, l’uomo, sembra dirci Garelli, non è più solo “una canna pensante”, stando alla definizione di Pascal, ma anche una “canna sognante” poiché la realtà del sogno amplia le possibilità di una vita concepita solo come reale e razionale. Perciò, portando il discorso alle sue estreme conseguenze, non è più solo “il sonno della ragione” a generare mostri ma persino una ragione troppo desta potrebbe generarne altrettanti e forse, chissà, di peggiori.
Libro consigliato da Giusy Nardulli
Libri di Filosofia da leggere: Martha Nussbaum,«La nuova intolleranza» (Il Saggiatore)
Il secondo tra i libri di filosofia da leggere è La nuova intolleranza di Martha Nussbaum, una decostruzione razionale dei pregiudizi etnico-religiosi. Per Martha Nussbaum affrontare una simile problematica significa in primo luogo capire ciò da cui è alimentata: la paura. Sulla scorta di un’attenta rilettura di Aristotele, Nussbaum mostra come la paura muova sempre da una base concreta (in genere economica) ma facilmente indirizzabile su un bersaglio-surrogato, specie se quest’ultimo assume i connotati di un nemico mascherato. Tanto i Protocolli dei savi anziani di Sion al tempo della propaganda antisemita quanto alcune politiche sovraniste odierne conoscono molto bene il funzionamento di questo meccanismo.
Di fatto, nonostante con la neuroscienza di LeDoux si possa affermare l’utilità della paura come strumento evolutivo, in quanto passibile di indurre avversione verso ciò che minaccia salute e benessere, Nussbaum osserva come percepire il pericolo ed essere in pericolo siano cose ben diverse: in società complesse come la nostra la paura potrebbe non essere un buon principio guida. In altre parole, la paura come forma solipsistica di allerta, ha bisogno di essere moralizzata e solo un’adeguata comprensione di questa dimensione può fornire validi strumenti per demolire l’uso smodato della paura stessa come arma politica.
Libro consigliato da Lorenzo De Benedictis
Bruno Latour,«La sfida di Gaia» (Meltemi)
Bruno Latour è il filosofo più citato al mondo, più di Heidegger e di Marx. Questo non è necessariamente un bene, ma certo testimonia della rilevanza, perlomeno sociologica, di ciò che dice. La sua virtù più vera non sta tanto nell’offrire soluzioni teoriche, ma, con un fiuto filosofico eccezionale, di indicare problemi irrisolti e attuali, mostrare possibili strade da seguire, svelare il velo dell’ovvio.
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Tra i pensatori al centro delle discussioni più recenti intorno alla crisi climatica, Latour ha dedicato una serie di importanti conferenze al tema dell’ecologica, ora confluite, e da poco tradotte in italiano, in questo corposo, ma molto leggibile, volume: La sfida di Gaia. Il problema è semplice: l’idea che il mondo, la realtà, possa essere divisa in natura e cultura, che due regni indipendenti l’uno dall’altro determinino i dominii ontologici della nostra esistenza, è falsa. È necessario, perciò, direbbe Kuhn, cambiare paradigma, muoversi verso orizzonti di pensiero alternativi, più complessi, capaci di integrare al loro interno la complessità del mondo – per molti versi disastrato, ma non perciò meno meraviglioso – in cui ci troviamo a vivere.
Secondo Latour, la strada da intraprendere consiste nel riconoscere ad ogni esistente la capacità di “agire” e modificare ciò su cui esso esercita la propria azione. Si tratta, sostiene Latour, di riconfigurare, idealmente e praticamente, gli equilibri fra agencies che compongono il reale, al fine di pensare, da un lato, un’idea di natura umanizzabile e, dall’altro, una concezione della politica naturalizzabile, capace cioè di far spazio al suo interno anche al non-umano, all’albero, al ghiacciaio, al pesce. Dimensioni queste ultime che, entro il sistema complesso che si chiama Terra, detengono anch’esse il loro ruolo fondamentale, anzi, imprescindibile per l’equilibrio del pianeta, e, perciò, la salvaguardia della nostra, e loro, esistenza.
Libro consigliato da Giovanni Fava
Walter Benjamin,«Per una critica della violenza» (Asterios)
L’ultimo tra i libri di filosofia da leggere che vi consigliamo è il frutto di una delle menti più geniali del ventesimo secolo, Per una critica della violenza di Walter Benjamin, del 1921, è destinato a rimanere circondato da un’aura impossibile a esaurirsi. Breve, denso, oscuro, il testo analizza e problematizza la violenza, accostando questo concetto senza mai definirlo in modo compiuto. Dal confronto con il significato di diritto naturale e positivo, i riferimenti costanti a Georges Sorel, la problematizzazione di giustizia, fini, mezzi in relazione al diritto in sé, l’analisi dell’istituzione della polizia e del potere sovrano, Benjamin introduce figure terribili e criticamente incisive, che mai cesseranno di produrre choc.
Ad esempio, una delle tesi centrali del saggio postula che«in quanto mezzo del potere ogni violenza instaura o conserva il diritto. Se rinuncia a entrambi questi attributi, rinuncia da sé a ogni pretesa di validità». Da qui, la differenza tra violenza che instaura il diritto e che la conserva; l’apparizione della violenza mitica che, ponendo il diritto, pone immediatamente in atto il potere; ad essa, sanguinaria, si contrappone la violenza divina, pura, che fulminea, introduce una purificazione totale. E nelle ultime pagine, come un’epifania, compare quella nuda vita, che avrà tanta fortuna. Buono choc.
Libro consigliato da Mattia Giordano
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