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Maliziose e seduttive: le donne nell’arte di François Boucher

La «fête galante» di François Boucher, provocante ma raffinata al tempo stesso. Un artista capace di portare alla luce i piaceri più nascosti dell'aristocrazia francese settecentesca

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Amatissimo dall’élite dell’aristocrazia francese settecentesca, il pittore François Boucher (1703-1770) ha saputo incarnare appieno l’esprit du temps, in bilico tra riferimenti colti e un certo grado di licenziosità. Il Settecento francese è infatti dominato dalla diffusione dell’Illuminismo, che esalta la razionalità dell’essere umano contro le tenebre dell’oscurantismo religioso, e dal Libertinismo, dottrina che nel XVIII secolo implica una distruzione dei valori precostituiti e della morale, di cui il romanzo epistolare di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, Les liaisons dangereuses, è illustre epitome.

L’arte di François Boucher è un’arte sofisticata, laica e mondana, dedita alla descrizione dei piaceri più o meno nascosti dell’alta aristocrazia francese, sintetizzabile nel genere pittorico della fête galante, termine coniato dall’Accademia di Francia nel 1717 per descrivere l’arte di Antoine Watteau, raffinato interprete del Rococò, che ha fortemente influenzato Boucher.

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Boucher si è distinto per la realizzazione di numerose opere aventi come protagoniste figure femminili, in primis Madame de Pompadour, la celebre favorita del re Luigi XV e grande estimatrice del pittore. Le donne di Boucher non sono mai algide muse ma donne in carne e ossa, erotiche e provocanti nelle pose e negli sguardi, come evidente nel dipinto del 1752, ovvero L’odalisca bionda (L’odalisque blonde), dove una giovane donna, probabilmente Marie-Louise O’Murphy, futura amante di Luigi XV, giace su un letto disfatto con le natiche in bella vista.

François Boucher
F. Boucher, L’Odalisque blonde,1751, olio su tela, 59,5×73,5 cm, Wallraf-Richartz Museum, Colonia (Germania). Wikipedia.org Pubblico dominio

Nonostante la grande prolificità (si stima che abbia realizzato almeno 10mila opere) e versatilità, che lo portarono a cimentarsi con generi differenti, Boucher divenne noto come «Pittore delle Grazie», e il tema della nudità femminile venne riproposto più volte: basti citare la serie di opere aventi per protagoniste graziose pastorelle che non esitano a mostrare le proprie grazie in contesti bucolici.

Talvolta le figure femminili sono dee della mitologia classica che, aldilà di ogni idealizzazione, conservano la carnalità delle donne comuni, valorizzate da preziosismi cromatici e cura del dettaglio.

F. Boucher, La Toilette di Venere, 1751, olio su tela, 108.3×85,1 cm, Metropolitan Museum of Art, New York. Fonte Wikipedia.org Pubblico dominio

Tuttavia, lo sguardo voyeuristico di Boucher trova pieno compimento nelle scene ambientate in lussuosi interni privati, dove a essere protagoniste sono donne dell’alta società rappresentate spesso nell’atto privatissimo di rinfrescarsi il corpo, dando così inizio al genere erotico della «toilette intima», che ebbe importanti ripercussioni anche nell’Ottocento, tra ammirazione e scandali.

Tra le opere ad alto tasso erotico non si può non citare una serie di dipinti che vedono donne, in abiti eleganti, intente a compiere abluzioni delle parti intime attraverso l’uso di un antesignano del moderno bidet, di gran moda presso le classi agiate. Questi dipinti, a prima vista pruriginosi e ammiccanti, oggi costituiscono un’importante documentazione degli strumenti impiegati per la cura e l’igiene del corpo presso l’alta società francese.

François Boucher
F. Boucher, La Toilette Intime, 1760. Fonte: wikipedia.org Pubblico dominio.

Nel corso degli anni Boucher è stato protetto da scandali e censure per via della protezione accordatagli del re Luigi XV, che gli valse l’appellativo di «Peintre du roi»; tuttavia, non mancarono voci “dissidenti” che esternarono pareri negativi, pur riconoscendo l’eccelsa qualità tecnica dell’artista, tra i quali il filosofo illuminista Denis Diderot.

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L’arte di François Boucher ha avuto una forte influenza su un altro celebre pittore di corte, ovvero Jean-Honoré Fragonard, prediletto dell’ultima favorita di Luigi XV, Madame du Barry, e autore del celebre dipinto L’Altalena (1767), manifesto del Rococò tardo-settecentesco.

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Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

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