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Donne e religione tra tabù e stereotipi

Il ruolo delle donne attraversa come un fil rouge la storia delle tre principali religioni monoteiste, Islam, ebraismo e cristianesimo. Scopriamo alcuni degli stereotipi e dei tabù più diffusi nelle relative culture e come essi si intrecciano con la mentalità patriarcale.

5 minuti di lettura

Donne e religione suonano come una poesia, una preghiera, come libertà, ma in realtà è spesso una prigione. Il ruolo della donna non è molto differente all’interno delle religioni, soprattutto nelle tre principali. La spiritualità è vento, animo, interpretazione ma soprattutto è personale. Spesso si intreccia con la vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali. Nell’Islam la spiritualità è tutto perché collega l’uomo direttamente a Dio, senza interfacci. Le tre società religiose più grandi al mondo, musulmana, cristiana e ebraica sono collegate dall’origine della loro esistenza fino ad alcune usanze passando per usi e posti. Hanno valenza soprattutto sugli uomini che guidano le società mentre donne e religione non spesso sono sullo stesso piano.

Il Ramadan sta volgendo al termine per circa 2,07 miliardi di fedeli al mondo. Il 10 aprile ha avuto inizio, infatti, l’Eid al-fitr, festa che sancisce la rottura del digiuno e la fine del mese lunare di Ramadan. Questo mese è il più importante dell’anno e rappresenta un periodo di riflessione, preghiera e astensioni per i fedeli di fede musulmana. Dall’alba al tramonto sono chiamati a non bere, mangiare, fumare e ad avere rapporti sessuali.  

Non è stato facile affrontare questo mese e tutti gli occhi sono stati puntati soprattutto su Gaza e il cessate il fuoco chiesto ad Israele nel rispetto della fede. L’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) ha avviato una campagna Zakat per affrontare il Ramadan nella striscia di Gaza. Grazie a questo progetto di solidarietà, hanno distribuito il 100% dei ricavati a tutti gli sfollati palestinesi.  Tutti i fedeli devono digiunare in questo periodo ma ciò non significa che non ci siano eccezioni. Sono esenti dal digiuno, però, anziani, bambini non in età della pubertà, malati, donne incinte e con le mestruazioni.

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Donne e islam

A ragion di ciò, non se ne parla tanto ma quello che dovrebbe essere un periodo di purificazione e elevazione verso Dio si trasforma sempre in una gestione patriarcale a discapito delle donne. Se una donna ha il ciclo mestruale è tenuta a non toccare il Corano, a non pregare, a non digiunare e a non recarsi in moschea o in ambienti comuni. Difatti, non può parlare con i fedeli durante il proprio ciclo. Questo limita sia le relazioni sia la vita personale e religiosa della donna che viene sempre compromessa solo perché donna.

Ti chiederanno dei “rapporti durante i mestrui”. Di’: «Sono un danno. Non accostatevi alle vostre spose durante i mestrui e non avvicinatele prima che si siano purificate. Quando poi si saranno purificate, avvicinatele nel modo che Allah vi ha comandato». In verità Allah ama coloro che si pentono e coloro che si purificano.

Questo versetto appartiene alla Sura al Baqarah ed è l’unico che menziona il ciclo della donna. Il sangue mestruale, in arabo haidh, è tradotto con il termine “impuro”. Da qui, nel fiqh e nelle interpretazioni, è inteso come “materiale impuro” e la donna non è ben vista durante questo periodo perché non idonea alla fede. Allah, nel versetto 222 sopra citato, raccomanda gli uomini di non arrecare sofferenza alla donna e di non avere rapporti con lei perché sta già soffrendo. Non dice assolutamente che lei sia un male. Le donne in età pubere sono allontanate dalla ummah e dalla preghiera e ciò infligge non solo una forte discriminazione ma anche vergogna.

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Durante il mese di Ramadan, in caso di ciclo mestruale le donne si astengono dal digiuno e riprendono dopo che è passato. Nel caso di stop, sono tenuti a fare zakat extra e tutto ciò che comporta la beneficenza e la benevolenza verso gli altri fedeli oppure a prolungare il digiuno anche dopo la Eid al-fitr. Ovviamente ciò non vale solo per le donne ma anche per tutti coloro che per qualsiasi ragione hanno dovuto interrompere il digiuno.

Non solo il mese di Ramadan ma anche preghiere, sale di preghiera, vestiario, cosmesi hanno subito l’egemonia patriarcale. In questo binomio di donne e religione non si posiziona solo di Islam ma anche le comunità cristiane ed ebraiche. Nell’ebraismo ad esempio, l’uomo è tenuto a non parlare con una donna se ha il ciclo, a non avere rapporti e a non sedersi accanto a lei. Probabilmente gli arabi della Jahiliya (epoca pre-islamica) hanno acquisito le usanze degli ebrei e portate avanti nel tempo. In un hadith del profeta, in realtà, lui dice che le donne soffrono nel periodo del ciclo e che gli uomini non debbano influire ancor di più su tale situazione.

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La donna e le religioni

Negli scritti del Levitico, terzo libro della Torah, vi sono dei riferimenti all’impurità della donna che in ebraico viene chiamato Tame’eha. Nei versetti 2,3 del capitolo 12 si affronta il parto e la donna partoriente viene definita Tame’eha come quando è nel suo ciclo mestruale; più nello specifico, si dice che una donna che ha appena partorito è impura per 7 giorni proprio come il suo ciclo mestruale. Dopotutto partorendo si deforma il corpo e c’è fuoriuscita di sangue, fluidi ed eccesso di placenta e utero.

Solo dopo che si è ricomposto torna ad essere “pura”. Questa teoria però, supera ogni “concezione umana”; la procreazione nell’ebraismo è una questione spirituale, di santità. Basti pensare che le donne hanno procreato per volere divino: Sarah, Rachele, Anna erano sterili e solo con un miracolo hanno generato eredi. Da qui, la fuoriuscita di una parte del corpo che dopo diventa vita è un miracolo e allo stesso tempo impurità. Per questa ragione, se la donna partorisce una femmina i tempi di “purificazione” sono più lunghi perché a sua volta, è destinata ad essere impura anche lei.

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Da sempre nel cristianesimo l’uomo è elevato al di sopra di tutto, società, spiritualità e matrimonio. Lui è rappresentante di Dio sulla Terra e può intercedervi tramite il sacerdozio. La donna ha ottenuto molti riconoscimenti grazie al monachismo ma non come l’uomo poiché resta sempre un passo più indietro di lui.   

Questo ha influito molto sulla cultura delle società che hanno creato stereotipi su donne e religione super marcati miscelati alle tradizioni già pre-esistenti. Il cristianesimo ha fatti passi importanti nei tempo e a oggi la donna ha raggiunto la parità di importanza soprattutto nei paesi occidentali.

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Stereotipi sociali intrecciati alla religione

Nei paesi orientali e in alcune realtà le pratiche antiche vengono ancora elevate, si pensi alla circoncisione femminile. In alcuni paesi questa pratica è ancora diffusissima e la MGF ha numeri alti. Sono 30 i paesi del continente africano è una pratica abitudinaria. In essere tale pratica è nata per “prevenire” la perdita della verginità e quindi della purezza vista come un torto a Dio e alla famiglia. In Sudan la pratica del matrimonio precoce è radicata nella civiltà ed è collegata al matrimonio del Profeta Muhammad con A’isha. Legalmente, in questo modo, un uomo può sposare anche una bambina non ancora fertile purché non consumi il matrimonio.

Il binomio donne e religione è stato fortemente influenzato dalle interpretazioni dei testi sacri e plasmato su una cultura tendenzialmente patriarcale. Per cui, nonostante le mille evoluzioni gli stereotipi esistono ancora e continuano a determinare origine, crescita e futuro.

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Alessandra Ferrara

Nata nella provincia di Caserta e laureata in lingue straniere all'università Orientale e cultrice dei diritti umani presso La Sapienza. Sostenitrice della libertà e protezione dei più deboli, amo viaggiare scrivere e leggere e nel tempo libero sono una serie tv addicted.

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