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Eros e Thanatos: dal mito greco al caso Jeffrey Dahmer

La serie Netflix su Jeffrey Dahmer sta spopolando, ma perché il serial killer di Milwaukee sta affascinando tutti?

11 minuti di lettura

La storia del pensiero occidentale si focalizza e si incentra sostanzialmente su un manicheismo costante, che vede contrapposte sempre forze opposte e contrastanti, nella continua ricerca di un equilibrio di cui è protagonista l’essere umano, giocattolino nelle mani di dei oscuri e misteriosi e sicuramente più potenti di lui.

Tra le dicotomie più amate e abusate di sempre dalla storia dell’umanità c’è quella tra Eros e Thanatos, tra amore e morte, percepiti sempre come i due poli opposti della vita umana, ma al contempo entrambi molto affascinanti e irresistibili.

L’amore che cambia la vita, che la trasforma e la migliora; la morte che, invece, la interrompe, la recide improvvisamente e costringe a rivedere e rivalutare gli ordini che si credevano immutabili, lasciando dentro l’umano quell’alone di assoluta inaccessibilità che gli è proprio per natura.

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Eros e Thanatos: i due impulsi che dominano l’essere umano

Eros e Thanatos sono i due impulsi che dominano l’essere umano e lo indirizzano nelle sue scelte: essi sono le due inclinazioni che muovono l’umanità, perché nell’uomo la dicotomia è già presente ed è come se fosse sostanzialmente costitutiva della sua natura. Le due forze si muovono insieme, si incrociano e si mescolano, confondendone spesso i confini.

Eros è la rappresentazione della forza attrattiva della natura, alla base di ogni unione tra gli elementi così come tra gli esseri umani. Per questo motivo, già in epoca classica greca, è considerato il dio dell’amore e dei legami indissolubili. Amore spinge gli umani verso la bellezza e verso il sublime.

Dall’altra parte Thanatos, che nella mitologia greca è la rappresentazione della morte e non sempre ha sembianze umane, ineluttabile e crudele.

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Fin dalla classicità Eros e Thanatos vengono considerati alla base di ogni atteggiamento umano. Gli umani, infatti, sono dominati da questi due impulsi contrastanti, e su questi cercano costantemente un equilibrio molto difficile da raggiungere. Questa ricerca comporta un’instabilità emotiva perenne, che costringe gli esseri umani a rivisitare le loro posizioni, i loro punti di vista, ma soprattutto le loro scelte.

L’evoluzione del mito greco nel pensiero occidentale

Dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e tornare a Sant’Agostino, il quale sosteneva che il male non esiste e che è “semplicemente” la mancanza di bene. Secondo Agostino d’Ippona, quindi, in una situazione di privazione del bene, il male prenderebbe piede e invaderebbe l’agire umano. L’uomo, infatti, possedendo il libero arbitrio, potrebbe anche scegliere per la mancanza di bene, quindi per il male, allontanandosi così da Dio e dal bene pervasivo, diffuso e supremo, considerato come il reale fine ultimo della sua esistenza.

Facendo un lunghissimo salto temporale: nel 1920 Sigmund Freud pubblica il saggio Al di là del principio di piacere.

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Qui lo psicoanalista afferma che l’essere umano è gestito costantemente dalle pulsioni di Amore e di Morte. Quando gli umani nascono sono mossi esclusivamente dal principio di piacere, perché vogliono soddisfare ogni loro desiderio. Al contempo, però, in loro è presente anche l’istinto alla morte che si esplica nel voler ritornare alla terra, un principio di autodistruzione che può evolversi anche in violenza nei confronti dell’altro, quando invece di procedere alla propria autodistruzione, si va verso la distruzione dell’altro, provocando nell’essere umano una sensazione di “piacevole” supremazia.

La lotta tra il principio di piacere e quello di morte sarebbe, quindi, anche alla base delle nevrosi: l’essere umano, sente entrambe le pulsioni dentro di sé e scegliere per lui diventa un’impresa molto complessa, se non supportato da forti convinzioni culturali e sociali.

Il caso Dahmer: dal mito alla patologia clinica

E a proposito di convinzioni culturali e sociali, il caso di Jeffrey Dahmer rappresenta uno snodo essenziale della nostra analisi erotica e mortifera.

Grazie alla serie di Netflix che è ormai a tutti nota, Dahmer è entrato nella nostra quotidianità non solo come il protagonista dei terribili fatti di cronaca che sconvolsero la pacifica cittadina di Milwaukee all’inizio degli Anni Novanta, ma anche come curioso punto di attrazione per la mente degli spettatori.

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Cosa spinge le persone a vedere Dahmer, ad appassionarsi al caso, a empatizzare sia con le vittime che con il carnefice e a creare mostruose challenge su TikTok?

La figura di Dahmer, nella sua mostruosità, nonostante i suoi aspetti terrificanti, stuzzica il nostro inconscio. In ognuno di noi, infatti, è presente la dicotomia tra bene e male e la stessa tendenza all’amore e alla morte. Così, ci ritroviamo a scegliere chi essere e cosa fare. Nella società e nella cultura, l’educazione e il senso di colpa, ci hanno condotto a scegliere per un bene supremo volto a proteggere noi stessi e gli altri. Ma l’erotismo presente nella perversione e nella devianza ci porta ad essere attratti da scenari che vengono considerati tabù e proprio per la loro natura preclusa alla condivisione del bene comune, diventano totalmente eccitanti. Difatti, l’eccitazione che si prova nel fare cose “proibite” è conosciuto ai più. Il male intrinseco del non ledere la persona altrui, alletta in noi quel senso narcisistico di supremazia e sottomissione nei confronti dell’altro.

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La tensione distruttiva di Jeffrey Dahmer che si esplica nel male assoluto dell’altro nella sua eliminazione e nel totale vilipendio del suo corpo, dà al serial killer quell’afflato erotico irresistibile.

Finanche ad arrivare alla masturbazione sul cadavere e con organi sessuali di cui lo stesso cadavere viene privato. Qui si mescolano perversione, feticismo e completa oggettivazione del corpo altrui, non considerato come soggetto di uguale desiderio, ma come oggetto inerte su cui effettuare un pieno controllo.

L’eccitazione che Dahmer prova nel masturbarsi su corpi morti è indicativa del fatto che egli non riesce in nessun modo a considerare il piacere erotico come un valore relazionale piuttosto che come un piacere del tutto personale e controllabile solo da se stesso. L’interazione erotica con l’altro viene annullata già dal momento in cui il serial killer droga le sue vittime per poi ammazzarle.

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L’assenza di vita diventa il fulcro centrale della sua idea di eros; gli esseri umani diventano dei feticci e per estremizzare la situazione vengono considerati alla stregua  di un qualsiasi oggetto inanimato nei confronti del quale un feticista può manifestare il suo desiderio.

È erotico tutto ciò che è morto e controllabile, tutto ciò che non risponde a nessuno stimolo, ma diventa il simulacro e il punto di riferimento reale di un piacere personale.  

Per Jeffrey Dahmer è sospeso il patto erotico che di solito unisce due amanti, che è lo scambio ideale e sessuale alla base del concetto di eros.

Per Dahmer è erotica la negazione dell’eros, dove l’ego fa da padrone.

La nostra attenzione viene catalizzata dal potere di quell’io, dalla sua instancabilità e dalla sua follia. Noi amiamo ciò che intercetta la nostra follia e per questo nei confronti di Dahmer vi è dapprima disprezzo, dato dall’educazione civile, ma poi c’è un avvicinamento empatico nei confronti del killer, che ha espresso al di là di ogni tabù un desiderio che né eticamente né socialmente è ammissibile, ma che proprio per questo affascina l’inconscio, proprio come un artista.

Non vogliamo chiaramente giustificare l’efferatezza dei gesti, ma spingere l’analisi oltre e guardare agli eventi nella loro portata filo-erotica.

Il male, seppur sbagliato, è portatore di un innegabile fascino. È questo che gli conferisce il suo infinito potenziale erotico, al di là di ogni ragionevole dubbio.

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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