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«Facciamo un gioco» è l’arte di volersi a distanza

Questo di Emmanuel Carrère non è un semplice racconto erotico, ma un esperimento letterario unico nel suo genere.

6 minuti di lettura

Emmanuel Carrère è noto al grande pubblico per opere di grande spessore come Limonov, che lo ha consacrato al successo nel 2012 in Italia dopo un tiepido apprezzamento delle opere precedenti, poi rivalutate. Non tutti conoscono un racconto davvero singolare nella produzione dell’autore, dal titolo Facciamo un gioco, pubblicato da Einaudi nel 2004. Attualmente è davvero complesso da reperire se non con cifre onerose.

Hai comprato «Le Monde» all’edicola della stazione, prima di salire sul treno. E oggi che esce il mio racconto, te l’ho ricordato stamattina al telefono aggiungendo che sarebbe stata un’ottima lettura per il viaggio. Mi hai risposto che tre ore ti sembravano un po’ troppe per un racconto, ti saresti portata anche un libro. Per non insospettirti ho ammesso che in effetti, si, era una buona idea, ma adesso sono pronto a scommettere che, qualunque libro sia, tu non lo aprirai.

Non è un semplice racconto erotico, ma quasi un esperimento letterario unico nel suo genere.

Facciamo un gioco: più di una lettera erotica

La trama di Facciamo un gioco è molto semplice: l’autore ha deciso di indirizzare una lettera alla sua amante, ma invece di spedirla la pubblica su Le Monde. La donna sale su un treno diretto da Parigi a La Rochelle, ha comprato proprio quel giornale e mentre è sul treno leggerà la lettera.

Voglio farti una proposta. A partire da questo momento, tu farai tutto quello che ti dico.

Un ordine chiaro e semplice, un gioco di seduzione che lo scrittore manipola fin da principio. Ha deciso di toccare il corpo della donna attraverso la fantasia e le parole. In questo breve racconto, Emmanuel Carrère presenta una storia esplicita, vera, dedicata a ogni lettore. Una narrazione nuda e cruda un momento di eros profondo e intimo che coinvolge giochi di parte, di volontà, di rapporto master-slave in maniera non banale, ma più viva possibile.

L’eros che si esprime con le parole

Il corpo della donna è un essere quasi mitologico, l’autore si stupisce perfino di pensare che sotto i vestiti «tutte le donne siano nude» e parla anche alle lettrici, volendo sorprenderle tutte. I suoi ordini arrivano fuori dalla pagina in un esperimento di manipolazione riuscita grazie alla devozione della partner.

Adesso hai diritto a un po’ di contatto. Tenendo i fogli con la mano sinistra, appoggia la mano destra sull’anca sinistra. L’avambraccio, che immagino nudo, riposa dunque sul tuo ventre, all’altezza dell’ombelico.

Emmanuel Carrère sfida e stuzzica la curiosità del lettore con un racconto che è come un gioco erotico: il protagonista di Facciamo un gioco esercita pieno controllo sulla donna come l’autore sulla pagina.

Sarà un controllo condiviso fra lettore e donna, in cui la sperimentazione letteraria è pari a quella erotica. Carrère spiega che era con lei già quando ha scritto questa storia: «Eravamo in riva al mare insieme quando l’ho scritta, ma non ho voluto fartela vedere», le rivela, mostrando quanto premeditata sia stata l’idea di sedurla tramite le pagine.

Toccarsi attraverso le parole

Una storia che è viaggio, esperienza sinestetica e voluttuosa passione. Bisogna mettersi in dubbio per leggere questa narrazione stravagante, a tratti grottesca, dove la sola certezza è la pagina, la parola, poiché è attraverso quella che la performance erotica si manifesta e il gioco si descrive, ma anche si attua. Impossibile non accettare la proposta così esplicita di un autore che minaccia di scardinare ogni tabù sessuale, impadronendosi del codice linguistico per rendere universale una singola storia, ispirata alla sua vera esperienza. Tale storia non svilisce il ruolo della donna a semplice succube, ma vuole stabilire, semplicemente attraverso l’ars oratoria, un rapporto reciproco di fiducia e consenso come dovrebbe sempre essere nel sesso. Le chiede:

Ma in linea generale sei d’accordo?
Ti fidi di me?

Chiaramente è surreale pensare che la giovane possa rispondere, ma l’autore mostra di conoscerla abbastanza, anche se non la caratterizza mai propriamente. Non conta l’organizzazione precisa degli eventi e la caratterizzazione dei personaggi, bensì il coinvolgimento che il progetto susciterà. In un affascinante paradosso, fa della costrizione un piacere se non un incontrollabile desiderio. In un’epoca in cui molto spesso l’eros si esercita senza il tocco, ma attraverso le parole (pensiamo al sexting), Carrère riesce a rendere contemporaneo un racconto che in realtà precede gli smartphone, e realizza un gioco che stuzzica tutti noi.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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