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Fernando Botero e la gioia della forma

Nel 1988 l'artista si cimenta con un soggetto amatissimo nel mondo dell’arte, ovvero le ballerine di danza classica. Ma Botero stravolge completamente il canone occidentale.

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Il 15 settembre 2023 è morto all’età di 91 anni l’artista colombiano più famoso al mondo, Fernando Botero. Amatissimo dal pubblico, quanto indifferente alla maggioranza della critica che ha bollato il suo stile come infantile e commerciale – «Non ha nulla a che vedere con l’arte contemporanea», sosteneva la critica e curatrice statunitense Rosalind Krauss -, Botero è noto per l’estrema riconoscibilità delle sue opere, caratterizzate da soggetti umani, con una spiccata predilezione per il mondo femminile, e animali dai volumi dilatati e ipertrofici. Botero è stato un artista prolifico con una produzione variegata comprendente oltre tremila quadri e duecento sculture e studi sparsi in tutto il mondo.

«Ballerina alla sbarra» di Botero: analisi dell’opera

Nel 1988 Botero si cimenta con un soggetto amatissimo nel mondo dell’arte, ovvero le ballerine di danza classica, stravolgendo completamente il canone occidentale della ballerina filiforme e leggiadra e propendo una versione antitetica delle celebri ballerine dell’impressionista Degas. Nell’opera Ballerina alla sbarra, la ballerina dai lunghi capelli scuri e dall’espressione concentrata, immortalata nell’atto di provare alcuni passi alla sbarra all’interno di una piccola palestra, non rappresenta l’unica incursione dell’artista nel mondo della danza: già soggetto di svariate tele, come quelle dedicate al tango argentino, e da sempre grande passione dell’artista. La solida volumetria della danzatrice corpacciuta di Botero sembra sfidare la forza di gravità, comunicando leggerezza e flessibilità a dispetto della stazza.

Fernando Botero, Ballerina alla sbarra, 1988, olio su tela

La donna è collocata in uno spazio angusto, dilatato prospetticamente dalla presenza di uno specchio che conferisce maggiore ariosità alla composizione e costituisce un ulteriore rimando all’universo delle ballerine di Degas. L’utilizzo di colori primari, stesi in campiture piatte, bidimensionali e quasi privi di ombreggiatura, suggerisce un richiamo all’arte popolare latino-americana, nel cui solco l’artista si è formato, cosi come la dilatazione dei volumi – che investe indiscriminatamente oggetti, animali e perfino soggetti storici e religiosi – è profondamente radicata nella cultura di appartenenza dell’autore, dove le forme abbondanti sono connesse alla celebrazione della gioia di vivere, della fertilità e della sensualità

Interrogato sulla specificità della sua arte in svariate interviste, Botero ha sempre rifiutato l’etichetta di «pittore di donne grasse»:

Non dipingo donne grasse. Nessuno ci crederà, ma è vero. Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo sempre un volume, se dipingo un animale lo faccio in modo volumetrico, e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume, e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse.

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A proposito di Fernando Botero

Nato a Medellin (Colombia) nel 1932, Fernando Botero si avvicina alla pittura da giovanissimo lavorando come illustratore presso la rivista più famosa della sua città natale, El Colombiano. Durante la giovinezza viaggia moltissimo in Europa, tra la Spagna, la Francia e l’Italia, dove ha modo di conoscere le opere dei grandi maestri del passato come Goya, Velázquez e Tiziano. Il pittore è particolarmente legato alla Toscana dove ha soggiornato e realizzato diverse opere, al punto di decidere di acquistare una casa-studio nel comune di Pietrasanta, centro internazionale per la lavorazione del marmo, di cui l’artista è cittadino onorario dal 2001. La scelta di dilatare i volumi, che lo renderà famoso in tutto il mondo, risale al 1956 quando l’artista, poco più che ventenne, realizza una Natura morta con mandolino, indugiando sull’espansione antinaturalistica dello strumento. A partire dagli anni Settanta, Botero ha iniziato a dedicarsi all’attività scultorea, indagando l’espansione delle forme anche nella terza dimensione. Negli anni l’arte del pittore si è arricchita di svariati soggetti, tra cui personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo, come Pablo Escobar, ma anche capolavori del passato, come la Monna Lisa, e soggetti religiosi, come la serie dedicata alla Via Crucis tra 2000 e 2001, tutti sottoposti al giocoso processo di ampliamento dei volumi. Oggi le sue opere sono esposte in tutto il mondo e numerosi musei, come il MoMa di New York, gli hanno dedicato importanti retrospettive. 

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Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

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