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Homo Faber 2022, una vetrina dell’alto artigianato europeo e orientale

La manifestazione culturale dedicata all'alto artigianato sbarca a Venezia dal 10 aprile al 1 maggio 2022. Chi sono gli artisti presenti quest'anno all'evento?

6 minuti di lettura

È possibile un «nuovo Rinascimento» dei mestieri d’arte? La Michelangelo Foundation ne è fortemente convinta: questo spirito, infatti, anima Homo Faber Event, manifestazione culturale dedicata all’alto artigianato avviata nel 2018 e organizzata in collaborazione con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, la Fondazione Giorgio Cini, la Triennale di Milano e Fondation Bettencourt Schueller. Tra i partner, anche la Japan Foundation. Importante il ruolo dell’Ambasciata e del Consolato Generale dei Paesi Bassi, che sostengono la partecipazione di un gruppo di eccellenze olandesi.

La mostra ha lo scopo di fare da vetrina ai maestri artigiani europei e presenta una selezione di artisti molto variegata che permette a tutti, dai lavoratori della carta a quelli del legno, dagli utilizzatori di tecniche più comuni a quelli di metodi rari e particolari, di essere protagonisti.

Questa seconda edizione di Homo Faber si svolgerà negli spazi della Fondazione Giorgio Cini a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dal 10 aprile al primo maggio. Sarà inoltre possibile visitare le botteghe dell’intera città lagunare grazie a dei tour personalizzati realizzabili sul sito web e sull’app Wellmade e prendere parte a corsi pratici e teorici di creazione artigianale.

Riflettori puntati sul Giappone

I numeri di Homo Faber 2022 sono importanti: 15 mostre, 43 Paesi, 400 designer e artigiani, 850 opere uniche. In questa cornice il Giappone avrà un ruolo cruciale, con la partecipazione di 12 Tesori Nazionali Viventi – tale titolo viene conferito ad alcuni maestri di arti manuali come lo ukiyo-e (ovvero la stampa su carta) e la produzione di spade e ceramica e a maestri di tradizioni recitative, e offre loro tutela e sostegno speciali.

Su di loro si incentreranno varie esposizioni: ricordiamo Il giardino delle 12 pietre, che ospiterà una selezione di oggetti realizzati a mano dai Tesori; Gli atelier delle meraviglie, che attraverso le fotografie di Rinko Kawauchi permetterà ai visitatori di entrare nei loro studi; Le relazioni meravigliose, curata dalla già citata Fondazione Cologni e dedicata ai maestri d’arte italiani che si sono ispirati all’estetica e al costume giapponese; Attendere nell’ombrosa quiete, focalizzata sull’ispirazione nipponica dietro le opere teatrali di Robert Wilson.

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Eccellenze europee: i maestri olandesi

Accanto ai maestri giapponesi troviamo anche quelli europei, tra cui gli olandesi.

Bouke de Vries, ad esempio, prenderà parte alla mostra Porcelain Virtuosity con ben 11 opere. Dopo aver lavorato a lungo nel settore della moda, De Vries si è dedicato al restauro di ceramiche per poi iniziare a creare le proprie sculture. La forza dei suoi lavori sta nella celebrazione dell’imperfezione: ceramiche rotte vengono recuperate e ricontestualizzate, in un processo di decostruzione che le rende opere d’arte ex novo. Molto spesso, De Vries utilizza la tecnica giapponese del kintsugi, che prevede l’utilizzo di una lacca dorata per riparare la ceramica e darle nuovo valore.

Foto di Haye Bijlastra Hurdegaryp

In Next of Europe, dedicata ai maestri europei contemporanei che oltre a creare oggetti istruiscono giovani artigiani, troviamo invece Esmé Hofman con due borse in salice. Da sempre interessata al superamento dei confini del suo mestiere, la cestaia realizza opere colorate mediante l’utilizzo di una grande varietà di materiali, dalla plastica alla pergamena. Dal punto di vista tecnico, invece, si dedica tra le altre cose all’avvolgimento e all’intreccio. Hofman terrà inoltre un workshop dedicato alla cesteria, durante il quale i visitatori potranno conoscere la storia di questa pratica artistica e avranno l’opportunità di apprendere le basi di alcune tecniche di creazione artigianale e realizzare una piccola opera.

Foto di @novo_art

Della stessa mostra farà parte anche Milla Novo, tessitrice di arazzi che presenterà un tessuto da parete in corda. Figlia di una tessitrice mapuche, Novo è nota per la sua visione fresca e innovativa degli arazzi in macramé, che la porta a risultati sorprendenti in campo cromatico. Di recente ha avviato il progetto Ropeworks, che ha lo scopo di riciclare gli avanzi di corda.

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Le missioni sociali passano anche per l’artigianato

Homo Faber rappresenta anche una grande opportunità per sensibilizzare. L’arte, si sa, ha spesso una funzione sociale e l’artigianato non fa eccezione. I Giovani Ambasciatori, talentuosi studenti europei di arti applicate e design che prenderanno parte all’evento, indosseranno infatti le divise realizzate da Makers Unite, una cooperativa olandese che sostiene l’integrazione delle persone immigrate nei Paesi Bassi, offrendo dei corsi finalizzati all’acquisizione di soft e hard skill che permettano loro di raggiungere l’autonomia lavorativa.

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Inoltre, attraverso la produzione di abbigliamento sostenibile, Makers Unite supporta l’economia circolare e contribuisce al diffondersi di una nuova metodologia produttiva nel mondo della moda, notoriamente non sempre eco-friendly.

Si ringrazia Homo Faber per la concessione all’uso delle immagini

Questo articolo fa parte di Lente Olandese, la rubrica di Frammenti Rivista realizzata in collaborazione con l’Ambasciata e il Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia

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Christian Montedoro

Classe 1999, pugliese fuorisede a Bologna per studiare al DAMS. Cose che amo: l’estetica neon di Refn, la discografia di Britney Spears e i dipinti di Munch. Cose che odio: il fatto che ci siano ancora persone nel mondo che non hanno visto Mean Girls.

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