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Malta: un’isola di cavalieri nel cuore del Mediterraneo

Tra rovine, castelli, torri, edifici sacri, tombe e palazzi, Malta racconta una storia antica, sussurrata dal vento e dalle onde del mare

12 minuti di lettura

Dal punto di vista culturale, storico e geografico il Mediterraneo è stato da sempre teatro di incontri tra i popoli più antichi. Nel suo cuore è collocata una terra nata, potremmo dire, proprio da questi incontri, che sin dalle epoche più remote l’hanno forgiata, rendendola un gioiello straordinario: Malta, l’isola dei cavalieri.

Un lembo di superfice emersa con poco più di 300 chilometri quadrati di territorio. Un’isola di cavalieri perché il governo dell’Ordine di San Giovanni ne ha caratterizzato una lunga fase storica, contribuendo alla costruzione e alla disposizione architettonica delle città principali; città che hanno conosciuto anche l’impronta di molti altri popoli, tra i quali soprattutto gli Arabi.

La Valletta, capitale della Repubblica di Malta

Le origini di Malta: preistoria, megaliti e mare

Prima di addentrarsi tra i più noti caratteri medievali dell’isola maltese, occorre rammentarne le antichissime origini, che toccano gli albori della storia legata alla tradizione scritta, in quel mondo dei megaliti, dei segni, del primo sviluppo umano. Le prime rimanenze umane sull’isola di Malta sono collocabili infatti già tra il 6000 ed il 4000 a.C., tra grotte, pietre scolpite, materiale di uso quotidiano.

Le primordiali rimanenze ceramiche sull’isola, molto simili alle coeve produzioni della Sicilia, sono databili già al 4500 a.C. Circa mille anni dopo, dal 3500 a.C., a Malta sorgono imponenti e affascinanti strutture megalitiche. Ne è un esempio lampante l’isola di Gozo, che presenta importanti strutture di tipo preistorico. In queste fasi sono collocabili anche le misteriose e celebri scanalature sul terreno roccioso, parallele e lunghissime, attribuibili forse ad antiche piste sulle quali venivano trasportati i megaliti.

Il complesso megalitico sull’isola maltese di Gozo

L’età antica e le conquiste medievali

L’isola di Malta ha fatto da sponda, come detto in precedenza, ai numerosi popoli che hanno fatto convogliare le proprie culture nell’incrocio mediterraneo. I Fenici, i Cartaginesi, i Greci, i Romani, gli Arabi, i Normanni, gli Aragonesi e poi le fasi moderne delle conquiste francesi e britanniche. Ciascun popolo ha lasciato un pezzo di sé sull’isola, che, come un album fotografico della storia, ha custodito gelosamente le impronte di questi passaggi umani.

Fotografia panoramica dalle coste maltesi

Molteplici le interpretazioni del nome Malta, forse legato al mieleMelite, il nome per i Greci – o forse dal fenicio Malit, cioè “promontorio”. Per altri Melite è riferito al nome della ninfa omonima o all’ebraico Malet, che significa “rifugio”, magari dalle acque del mare durante le navigazioni. E furono i Fenici, intorno al 1000 a.C. a fortificare per la prima volta l’isola. I Romani crearono un municipio, col nome Melita, presso l’attuale città di Mdina, antica capitale maltese, nota anche come “Città silenziosa”, oggi abitata da poche centinaia di persone.

L’ingresso a Mdina, l’antica capitale di Malta, fortificata dagli Arabi

Secondo la tradizione vi avrebbe soggiornato anche l’apostolo Paolo, intorno al 60 d.C., per via di un naufragio. È oltretutto il santo più venerato a Malta, vero e proprio patrono. L’isola passò nelle mani degli Arabi a partire dall’870 d.C. circa, fino a venire espugnata dai Normanni di Sicilia, nel 1091. Prima della fase normanna la cultura islamica si era imposta marcatamente nel territorio, sia dal punto di vista linguistico che religioso e culturale. Agli Arabi l’isola deve anche l’avvio di coltivazioni agricole nuove.

Mdina, portale di un antico edificio

Dopo influenze normanne, sveve, angioine e aragonesi, Malta passa nel XVI secolo ai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni, che la difendono anche dall’assedio ottomano del 1565. L’ordine, che diverrà noto col tempo semplicemente come “di Malta”, abbreviando l’antica dicitura legata alla nascita gerosolimitana, di Domus Hospitalis Sancti Iohannis Hierosolymitani, influenzerà in larga parte l’aspetto e le dinamiche dell’isola, fino all’età moderna.

Mdina, cattedrale di San Paolo

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L’isola e i cavalieri: il governo dell’Ordine di Malta

Sorto a Gerusalemme nell’XI secolo, sulle orme della regola agostiniana, seguendo inesorabilmente la ritirata cristiana da Oriente verso Occidente, dopo le effimere conquiste crociate, l’ordine dei cavalieri Ospitalieri di San Giovanni passa prima ad Acri, poi a Cipro, poi a Rodi, per trovare finalmente sull’isola di Malta la propria base operativa e logistica. Rodi, ultimo baluardo ad Oriente, cade nel 1522, sotto i colpi di un poderoso attacco condotto dai Turchi di Solimano.

Raffigurazione della celebre battaglia di Lepanto, 1571, tra forze cristiane e marina ottomana, nel corso della quale ruolo fondamentale ebbero anche i cavalieri di Malta

Il feudo maltese viene concesso ai cavalieri, che partiti da opere di assistenza ai pellegrini e agli infermi erano divenuti sempre più militarizzati, da Carlo V nel 1530, con un dominio che rimarrà interrotto fino all’epoca napoleonica, lasciando edifici, chiese, architetture difensive, opere d’arte e centri culturali dietro di sé. Opere che vanno sommandosi alle già preesistenti architetture arabe, che conferiscono ancora oggi alle città dell’isola un profilo urbano quasi medio-orientale.

Antica raffigurazione del vessillo dell’Ordine di origine medievale

Tutto ciò fu possibile anche grazie alle enormi ricchezze dell’organizzazione cavalleresca, frutto di donazioni, lasciti, conquiste, ma anche ad esempio di ricchezze prima in possesso del quasi gemello Ordine dei Templari, trasferite ai cavalieri di Malta dopo la chiusura del Tempio e l’accusa di eresia. Una traslazione economica, se così si può dire, che ancora oggi interessa gli storici intenti a decifrarne le varie fasi, formali o meno.

Portale del Palazzo del Gran Maestro a La Valletta, oggi sede della presidenza della repubblica maltese

Degne di nota le operazioni difensive e navali condotte dall’Ordine di Malta nel Mediterraneo, soprattutto contro i corsari, a tutela delle rotte mercantili. Notevole, pare, il contributo di cavalieri italiani – l’Ordine accoglieva nobili aristocratici da tutta Europa – che un grosso contributo avrebbero fornito proprio alla marina militare dell’Ordine, divenuta molto efficace. Diversi comandanti di navi militari erano di origine italiana, confermando così le rinomate qualità marinaresche della tradizione peninsulare, che massima espressione hanno avuto a Genova e Venezia, ma anche a Napoli e nelle città di Sicilia.

La torre di Sant’Agata, nota anche come Red Tower o Torre Rossa, sull’isola di Malta, costruita dall’Ordine a metà circa del XVII secolo

La cattedrale di San Giovanni a La Valletta: lo scrigno barocco dei cavalieri di Malta

Simbolo indiscusso della devozione maltese e della tradizione cavalleresca medievale cristiana, tramandata dall’Ordine di San Giovanni, è senza dubbio la cattedrale di San Giovanni a La Valletta, fatta edificare al tramonto del XVI secolo, con un progetto dell’architetto Girolamo Cassaro, alla cui consacrazione, nel 1578, fu presente il vescovo siciliano Ludovico de Torres. Questo scrigno di arte e architettura barocca racchiude simbologie cavalleresche e opere artistiche di inestimabile valore.

Esterno della cattedrale di San Giovanni a La Valletta

La preziosa navata centrale è completamente ricoperta di parti colorate in oro e di dipinti sacri. Sotto la volta spiccano le opere del pittore barocco nonché cavaliere di Malta di origini calabresi Mattia Preti, nativo di Taverna, nel Catanzarese. Un’esplosione di colori che, entrando, costringe l’osservatore ad alzare lo sguardo, a perdersi nel groviglio di sfumature, figure, riferimenti sacri e immagini, che ne fanno un mosaico architettonico e pittorico unico nel suo genere.

Uno scatto della navata centrale della cattedrale di San Giovanni

La cattedrale custodisce anche una straordinaria opera del dirompente – al tempo – quanto discusso Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, anch’egli per svariate causa entrato nell’Ordine di Malta. Si tratta della Decollazione di San Giovanni Battista, del 1608, sulla quale il Caravaggio, estroso e profondamente votato al realismo più crudo, decide di apporre la firma proprio nel punto in cui si forma, nel dipinto, la pozza col sangue che sgorga dal santo decapitato.

Decollazione di San Giovanni Battista, Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, 1608, cattedrale di San Giovanni a La Valletta, Malta

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Suggestiva anche la cripta della cattedrale, con le tombe dei gran maestri, ma pure il pavimento della navata centrale, ricoperto da oltre 400 lapidi di cavalieri provenienti da tutta Europa, ciascuna con una simbologia riccamente illustrata e rifinita, con mosaici e marmi che ne fanno un’esplosione di colori e di allegorie, di teschi, di spade, di aquile, di simboli nobiliari e aristocratici legati alle caste della cavalleria europea medievale e della prima età moderna.

Il pavimento della navata centrale della cattedrale di San Giovanni, ricoperto dalle lapidi di oltre 400 cavalieri di Malta

Nonostante la ridotta superficie geografica, Malta custodisce insomma i tesori straordinari di una storia millenaria, che dai megaliti preistorici porta allo sviluppo contemporaneo, passando per alcuni tra i popoli più affascinanti e culturalmente influenti del mondo. Tra rovine, castelli, torri, edifici sacri, tombe e palazzi, l’isola racconta una storia antica, sussurrata dal vento e dallo scivolare delle onde del mare, in quello che, sempre con maggiore auspicio, potrebbe tornare ad essere il cuore pulsante d’Europa.

Una foto dell’interno della cripta sotterranea della cattedrale a La Valletta

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Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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