Alle sette del mattino, prima di soddisfare una fame immaginaria – il sole non ha ancora deciso se sorgere o tramontare –, la tua bocca viene a soppiantare tutte queste indecisioni. Unica realtà, che dà valore al sogno e ripugna al risveglio, essa rimane sospesa nel vuoto, fra due corpi. La tua bocca stessa diventa due corpi, separati da un orizzonte sottile, ondulato. Come la terra e il cielo, come te e me […]. Labbra del sole, mi attraete incessantemente, e nell’istante che precede il risveglio, quando mi distacco dal mio corpo […] vi incontro nella luce neutra e nel vuoto dello spazio e, unica realtà, vi bacio con tutto ciò che ancora rimane in me: le mie labbra.
Man Ray commenta all’Ora dell’osservatorio, dipinto del 1932-34.
Man Ray, pseudonimo di Emmanuel Rudzitsky, nasce a Fildelfia da immigrati russi nel 1890. Il suo rapporto con l’arte ha le sfaccettature più varie: pittore, grafico, fotografo, artigiano, regista di film d’avanguardia, Man Ray si afferma come artista a tutto tondo che sperimenta, crea, distrugge la tradizione per dare al mondo un’arte nuova. Con l’amico Marcel Duchamp forma infatti a New York il movimento Dada americano, oltre a impegnarsi nella pubblicazione del giornale New York Dada, che, fallimentare, esce in un solo numero. Demoralizzato, Man Ray segue quindi l’amico a Parigi, dove entra in contatto con gli artisti dei primi decenni del Novecento e dove le sue foto sono particolarmente apprezzate: con la sua macchina fotografica ritrae artisti come James Joyce, Gertrude Stein, Jean Cocteau, mentre conosce letterati del calibro di Andrè Breton, di cui guadagna la stima. Quando il surrealismo si afferma poi nella capitale francese, Man Ray è il primo fotografo a seguire con entusiasmo questa corrente, di cui diventerà uno dei maggiori esponenti.
Tra i temi preferiti dall’artista spiccano indubbiamente il corpo della donna e l’erotismo. Il surrealismo vede infatti la sessualità come un modo per esprimere l’arte, come principio vitale da considerare senza tabù. I gruppi surrealisti in molte occasioni amavano discutere di pratiche considerate innominabili, dal voyeurismo alla masturbazione, dall’omosessualità al feticismo, parlandone senza pudore e preoccupazione. Alcuni documenti attestano infatti un lungo scambio di domande riguardanti temi considerati proibiti su cui gli artisti riflettevano con grande spontaneità, dai singoli gusti sessuali alle proprie esperienze, da riflessioni sullo spogliarello a opinioni su film erotici.
Non per nulla, è soprattutto il Marchese de Sade a ispirare Man Ray e i suoi scatti. Così come De Sade, l’artista statunitense vuole essere un rivoluzionario del suo tempo, esplorando l’erotismo e il corpo femminile attraverso la sua arte innovativa. La donna viene quindi percepita come una musa, un simbolo di passione e seduzione, un’entità eterea e magnifica. Tutto ciò, però, in un contesto tutt’altro che casto e platonico. Moltissime modelle posarono per Man Ray, rimanendo così nella storia della fotografia. Possiamo citare per esempio Meret Oppenheim, anch’essa artista surrealista, o Kiki de Montparnasse, cantante, ballerina e prostituta francese, oltre che amante del fotografo.
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Gli scatti di Man Ray sono generalmente molto diretti, niente viene nascosto e il corpo della donna è mostrato per ciò che è, senza censura o pudore. Si tratta di fotografie per nulla classiche nella posa, sperimentali, azzardate e al tempo stesso eleganti, con un continuo gioco di colori tra il bianco e il nero, la luce e il buio. Le donne sono ritratte in spazi ordinari o, spesso, in luoghi che è impossibile definire, dando così l’idea di una presenza eterea e fuori dal mondo, più appartenente alla dimensione del sogno che del reale. Ne è un esempio l’opera più celebre dell’artista, Le Violon D’Ingres (1924). L’espressione indicava all’epoca un hobby: Man Ray infatti amava scherzare sul fatto che per lui la fotografia fosse solo un passatempo. Lo scatto rappresenta l’amante Kiki, su cui furono poi apposte le f della viola, la cui posa si ispira all’opera di Ingres Nudo di spalle (1807). Lo scopo era quello di rappresentare appunto l’espressione idiomatica violon d’Ingres – ovvero un passatempo – ma, nonostante lo scopo umoristico, la foto è ancora oggi simbolo di sensualità e fantasia.
Un tratto tipico di Man Ray è la cura del dettaglio, che spesso viene isolato dal resto del corpo per essere enfatizzato al massimo: molte fotografie non si limitano e ritrarre una donna per intero, ma colgono parti del corpo di grande sensualità. Sono due bocche – spesso femminili – che si sfiorano, delle mani, delle gambe sinuose, un seno decorato dalle luci che entrano dalla finestra, dei lunghi capelli biondi. In molti casi, il dettaglio è per Man Ray molto più erotico e artistico di un intero corpo senza veli.
La lunga serie di scatti a Mr e Mrs Wood (due manichini di legno, un uomo e una donna) rappresenta poi un erotismo straniante ma vivo, come una sorta di strambo kamasutra di legno. La coppia di manichini è infatti ritratta da Man Ray in momenti d’amore più o meno fantasiosi, mostrando la passione e il sentimento di due amanti unici nel loro genere. L’arte di Man Ray è infatti caratterizzata principalmente dalla fantasia: non solo quella che fa sì che l’artista metta nel cielo una grande bocca in perfetto stile surrealista, ma anche fantasie più macabre, di sottomissione e schiavitù. È il caso per esempio delle opere Vergine domata (1960) e Vergine non domata (1964), dove un manichino di legno rappresentante il corpo femminile viene legato in un cubicolo, o in Venera restaurata (1936), dove una statua della dea Venere è intrappolata in uno spago.
Tra i lavori più espliciti di Man Ray abbiamo poi le quattro stagioni: Printemps, Eté, Automne e Hiver. In questi scatti del 1929 l’artista rappresenta senza alcuna censura l’atto sessuale, probabilmente fotografando se stesso con Kiki de Montparnasse. Questi presunti autoscatti furono realizzati per illustrare i componimenti erotici di Louis Aragon e Benjamin Péret, raccolti in un libro intitolato 1929. Sebbene gli scatti siano chiari, il contrasto tra il bianco e il nero li rende comunque velati: si tratta di forme non immediatamente percepibili e coperte da ombre, dove i volti vengono attentamente nascosti, quasi a voler cancellare l’umanità di quei corpi.
La fotografia, la scultura, la pittura di Man Ray danno vita a un’arte che vuole essere libera, priva di censura o di leggi che la regolino, d’impatto e allo stesso tempo divertente per l’artista, un gioco per scandalizzare e far riflettere, per dare al mondo arte e bellezza. Le foto di Man Ray sono infatti immediatamente riconoscibili e – su vari piani, da quello più platonico a quello più esplicito – mostrano la naturalezza dell’amore e del desiderio.
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