fbpx

L’inedito Pasolini Pittore in mostra alla GAM di Roma

La mostra «Pasolini Pittore», visitabile alla GAM di Roma fino al 16 aprile 2023, presenta uno dei lati meno conosciuti del grande intellettuale: quello artistico.

9 minuti di lettura

In occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Roma è stata in prima linea nel fitto programma di mostre, retrospettive e rassegne cinematografiche a lui dedicate in tutta Italia.

Leggi anche:
Le mostre e gli eventi principali per il centenario di Pasolini

Tra le varie iniziative che mirano a ricostruirne la personalità e l’influenza esercitata nel panorama culturale italiano, spicca la mostra Pasolini Pittore alla Galleria di Arte Moderna di Roma (GAM), che contribuisce ad aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza dell’iter artistico del cineasta, indagandone un aspetto inedito e spesso trascurato dalla critica, ovvero la sua produzione pittorica.  

L’esposizione, curata da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani, visitabile fino al 16 aprile 2023, è stata promossa dalla Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con Sapienza Università di Roma e il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, il paese del Friuli che ha dato i natali all’amata madre, Susanna Colussi, al quale Pasolini resterà legato per tutta la vita.

La mostra vanta un corpus espositivo di 150 opere provenienti principalmente dal Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, con un piccolo ma importante nucleo fornito dal Centro Studi di Casarsa del Friuli – per la prima volta visitabile al di fuori degli spazi di Casa Colussi – e con diversi pezzi provenienti da collezionisti privati e dall’Archivio Giuseppe Zigaina, pittore molto apprezzato da Pasolini.

Il corpus espositivo mira a ricostruire il legame indissolubile che lega Pasolini all’arte, a partire dal rapporto preferenziale con lo storico dell’arte Roberto Longhi (1890-1970), suo docente durante gli studi universitari bolognesi nonché relatore della tesi di laurea dedicata ad alcuni degli artisti più rappresentativi del panorama italiano del Novecento, come Carlo Carrà e Giorgio Morandi.

Pasolini con alle spalle Autoritratto col fiore in bocca, fonte: www.researchgate.net, licenza C.C 4.0, autore: M. Listri

La prima sezione è dedicata agli esordi giovanili pittorici di Pasolini a Casarsa del Friuli da lui considerato un vero e proprio luogo dell’anima, esordi concomitanti con la prima produzione poetica in dialetto friulano confluita nella raccolta Poesie a Casarsa del 1942.

Leggi anche:
Le suggestioni artistiche nel cinema di Pier Paolo Pasolini

Il giovane Pasolini considera la pittura non una passione amatoriale ma una vera e propria vocazione artistica al punto da preferirla inizialmente alla scrittura, come scrive a Luciano Serra, amico fin dai tempi del liceo a Bologna negli anni Trenta: «Io leggo poco, dipingo molto in compenso: 6 quadri finora, di vario valore, di cui almeno due mi sembrano buoni: i miei migliori».

Le prime opere di Pasolini pittore vedono protagoniste le donne del suo nucleo famigliare ritratte nel proprio ambiente domestico, ma anche ritratti di giovani lavoratori friulani, esponenti di una gioventù contadina non ancora contaminata dall’«omologazione culturale totale».

La semplicità dei soggetti fa da contraltare allo sperimentalismo materico. Pasolini, infatti, adopera sia materiali più tradizionali, come tempera, inchiostro e pastelli, sia materiali atipici, come la carta da lucido e il cellophane, quest’ultimo sulla scia del materialismo avanguardista di inizi Novecento, dal Futurismo alla Bauhaus.

P.P. Pasolini, Autoritratto con fiore in bocca, 1947, olio su faesite, cm 42,5 x 34,5, Gabinetto G.P. Vieuseux (FI)

Numerosi gli autoritratti in mostra, mezzo di autoanalisi per eccellenza, fil rouge nella produzione pittorica pasoliniana attraverso i decenni, dai primi anni Quaranta fino al 1975, che consentono di seguire l’evoluzione stilistica del pittore-poeta, pur mantenendo una coerenza di fondo. Tra questi spicca l’opera giovanile Autoritratto con fiore in bocca del 1947 di ispirazione vagamente vangoghiana, scelto come immagine promozionale del percorso espositivo, dove il fiore rosso – in pendant con il gilet – tenuto tra le labbra da Pasolini si rispecchia nella spiga masticata dal contadino ritratto nel disegno affisso alle sue spalle, a suggerire una vicinanza spirituale tra i due.

La metafora floreale, stavolta una margherita, ricorre in un’altra opera, Autoritratto con vecchia sciarpa del 1946, dal sapore post-cubista.

P.P. Pasolini, Autoritratto con la vecchia sciarpa, 1946, olio su faesite, cm 42, 8 x 38, Gabinetto G.P. Vieusseux (FI)

Grande attenzione è riservata all’ambiente culturale bognese, in particolare alle conoscenze gravitanti intorno alla rivista Il Setaccio sulla quale Pasolini pubblica scritti e disegni tra il 1942 e il 1943. Qui conobbe l’artista Fabio Mauri (1926-2009) con il quale instaurò un rapporto di amicizia e sodalizio culturale durato tutta la vita, nel quale, perlomeno inizialmente, si potrebbe intravedere una relazione discepolo-maestro, essendo il primo più giovane di Pasolini di quattro anni. Il sodalizio culmina nella performance Intellettuale del 1975 dove Mauri, che aveva ormai abbandonato il medium tradizionale della pittura, proietta sul petto del regista Il Vangelo secondo Matteo, celebre film del 1964, privato del sonoro, in un’operazione complessa e straniante che rende il corpo di Pasolini corpo pubblico per eccellenza, ancora una volta protagonista.

Leggi anche:
Tutti gli articoli che dovresti leggere su Pier Paolo Pasolini

Il secondo piano della mostra Pasolini Pittore è dedicato alla contemporaneità pittorica del Novecento con l’esposizione di opere appartenenti alla collezione permanente della GAM di autori che Pasolini ebbe modo di conoscere e dai quali, in alcuni casi, fu ispirato. Ad aprire la carrellata il Ritratto di Roberto Longhi (1924) di Amerigo Bartoli Natinguerra, seguito da diverse tele di Renato Guttuso (1911-1987) e dei suoi epigoni friuliani, come Giuseppe Zigaina. Protagonista della pittura neorealista italiana, Renato Guttuso fu sostenuto da Pasolini nei suoi scritti nell’ambito della strenua contrapposizione tra Realismo e Astrattismo che animava il dibattito culturale italiano tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Tra gli autori esposti, un altro celebre pittore-scrittore, Carlo Levi – che condivise con Pasolini anche la militanza politica – del quale è esposto un ritratto di Alberto Moravia.

C. Levi, Ritratto di Alberto Moravia, 1932, olio su tela, cm 61 x 50, Fondazione Carlo Levi (RM)

Proprio al ritratto, genere amatissimo da Pasolini, è dedicata una sezione della mostra.

Pasolini, che negli anni Sessanta ha eletto la regia cinematografica a suo linguaggio preferenziale, non abbandona tuttavia la pittura, realizzando ritratti di numerosi protagonisti dei suoi film, come Ninetto Davoli, Laura Betti e Maria Callas nei panni dell’iconica Medea.

Pasolini stesso, nel corso della sua vita, e anche oltre, sarà oggetto di numerosi ritratti che renderanno il suo volto scavato e dall’aria meditabonda un’icona universalmente conosciuta. Tra questi spiccano quelli realizzati nella cerchia di amici e conoscenti che di volta in volta hanno tentato di penetrarne la complessità psicologica e la profondità di pensiero: Carlo Levi, Renato Guttuso, Mario Schifano, fino ad arrivare alla versione più recente del fumettista e illustratore Milo Manara.

M. Manara, Ritratto di Pasolini.

A chiusura del percorso espositivo una sezione dedicata a un altro aspetto inedito dell’artista, ovvero il Pasolini collezionista, con opere per la prima volta in mostra grazie alla collaborazione con la collezione di famiglia, comprendenti opere donate dagli amici artisti, come Carlo Levi e Renato Guttuso, ma anche acquisti personali -una serie di litografie di Henry Matisse, un Warhol e un Man Ray – che rimarcano ancora una volta l’interesse del cineasta per l’arte contemporanea nostrana e internazionale.

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.