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Ṣalāḥ al-Dīn: lo stratega, il guerriero, il diplomatico

Saladino è stato una delle figure più rilevanti del mondo islamico: dalle prime strategiche espansioni fino a un estesissimo potere, il "sovrano vittorioso" ha scritto la storia.

11 minuti di lettura

Che lo si chiami Yūsuf ibn Ayyūb, col suo nome, Ṣalāḥ al-Dīn, con l’appellativo che significa “integrità della fede”, al-Malik al-Nāṣir (“il sovrano vittorioso”) o più comunemente Saladino, quando lo si menziona si fa riferimento forse ad una delle figure più carismatiche e poliedriche del Medioevo e sicuramente del mondo islamico, escludendo lo stesso Maometto. Guerriero, visir, stratega, diplomatico, coraggioso, clemente, spietato: il sultano della dinastia Ayyubida d’Egitto e Siria fu tutto questo.

Una scalata rapidissima gli regalò un enorme potere intorno al 1174; scalata che dall’Egitto lo porterà in Siria, Yemen, Palestina, facendone un comandante assoluto del Vicino Oriente, odiato ma rispettato dai crociati, dai cavalieri d’Occidente che combattevano in Terra Santa. Non fu solo guerriero efferato e conquistatore insaziabile, ma anche mente fine sullo scacchiere del Mediterraneo, abile calcolatore delle mosse politiche e militari, espressione di un mondo arabo che oggi difficilmente si può immaginare.

Cittadella del Cairo, fortificata da Saladino, immagine dei primi del Novecento

Il mondo arabo medievale: la civiltà in espansione verso il sapere

Difficile, alla luce dei dati odierni e delle condizioni odierne di certe aree geografiche, immaginare i paesi arabi nel Medioevo e le realtà nelle quali nascevano e si formavano personalità di spicco come quella di Saladino. Alcuni degli Stati oggi più martoriati dai conflitti, dalle crisi, dalle pressioni sociali e dalle ingiustizie, erano al tempo il fior fiore della civiltà mediterranea. Per certi versi superavano certamente l’Europa, ergendosi talvolta a veri eredi delle civiltà antiche e della tradizione ellenistica.

L’espansione dell’Islam tra VII e VIII secolo

La città di Baghad, ad esempio, in pieno Medioevo – probabilmente nei suoi anni migliori – contava almeno (e forse oltre) 1 milione di abitanti, contro le poche centinaia (o talvolta decine) di migliaia delle principali capitali europee. L’Oriente assisteva allo sviluppo di corti e palazzi lussuosi, nei pressi di città ricchissime e in piena crescita, con biblioteche, scuole filosofiche e mistiche, scienziati e matematici, medici e mercanti dinamici. La Siria preziosa e l’Egitto esotico erano realtà ambite e prosperose, snodi strategici di prim’ordine.

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Un duro colpo per il mondo arabo, l’assedio mongolo di Baghad, nel 1258

Gli arabi conobbero la filosofia greca di Aristotele, di Platone e di molti altri eccelsi pensatori ben prima dell’Occidente. I principali testi del pensiero greco antico giunsero all’Europa medievale in gran parte non prima del XII secolo attraverso la mediazione di copisti, interpreti e commentatori arabi, tra i quali senza dubbio Avicenna e Avveroè. E mentre l’Europa, spesso irrigidita intorno ai dogmi cristiani, aveva dimenticato spesso e volentieri l’antichità classica, il mondo arabo l’aveva pienamente assimilata.

Il Canone della Medicina di Avicenna

Il potere di Saladino e l’ascesa in Egitto

Saladino era di origine curda (meno probabile, come hanno sostenuto taluni, turca). Nato nel 1137 crebbe in Siria, tra Baalbek e Damasco. La sua fortuna lo raggiunse in Egitto, dove seguì lo zio paterno Asad al-Dīn Shīrkūh, inviato lì per appoggiare le campagne del califfo fatimid al-Adid. Distintosi in battaglia, nel 1169 Saladino prese il potere proprio in Egitto divenendone visir, su nomina califfale. Salito al potere, cercherà di ritagliarsi uno spazio indipendente dai centri di controllo di Siria e Iraq, dai quali tecnicamente dipendeva.

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Statua equestre di Saladino a Damasco (Siria), Di Graham van der Wielen – CC BY 2.0, Wikimedia Commons

Nasceva così, da lui fondata, la dinastia degli Ayyubidi (al potere fino al 1250 circa). Al visir, però, non bastò di certo l’Egitto. Timori nei suoi confronti avevano già toccato gli occidentali, che temevano appunto – come difatti avverrà – un’espansione ulteriore a Oriente, a discapito della Terra Santa in mano crociata. Mettendo le mani su Ailah, località del Mar Rosso, Saladino si garantì – primo segnale dei suoi futuri intenti – i facili collegamenti tra Siria, Palestina ed Egitto. Neanche dieci anni dopo dal consolidamento del suo potere (1174), dal 1183 avviò un’ampia campagna militare contro i crociati.

La battaglia di Hattin, la presa di Gerusalemme e le abilità diplomatiche di Saladino

Fu nel luglio del 1187 (battaglia di Hattin) che Ṣalāḥ al-Dīn sconfisse i crociati riconquistando Gerusalemme. In quella occasione il sultano diede un duro colpo a re Guido di Lusignano e al suo esercito, nei pressi del Lago di Tiberiade. Controffensive crociata a più riprese, segnate anche dalla presenza del noto comandante Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, non impedirono l’avanzata impetuosa del Saladino e dell’esercito musulmano.

Baliano di Ibelin consegna a Saladino la città di Gerusalemme, raffigurazione del XV secolo

Nel 1191 le forze crociate fecero cadere Akka, San Giovanni d’Acri. Parrebbe che cedere Acri ai cristiani sia stato, in un certo senso, nei piani del Saladino. Nel 1192 fu lui stesso ad accordare una tregua a Riccardo, probabilmente di natura tattica, per poter riorganizzare meglio le difese di Gerusalemme intanto già conquistata. In queste concitate fasi, segnate da non pochi combattimenti efferati, il comandante musulmano seppe appunto far buon uso del senso diplomatico e della strategia.

Un delicato e attento gioco di accordi, tregue, compromessi (apparentemente sfavorevoli) e una certa magnanimità nei confronti dei guerrieri avversari, gli consentirono talvolta di non acuire ed estremizzare scontri sfavorevoli e di temporeggiare nell’attesa di congiunture temporali e dinamiche migliori per raggiungere gli obiettivi prefissati. Cedere qualcosa, insomma, per riprendersela in seguito abilmente e con l’aggiunta di interessi. Di lui svariate notizie ci giungono alle note dei suoi stessi funzionari, come al-Qadi, al-Fadil, al-Katib e altri.

Battaglia di Cresson (1187) che anticiperà la disfatta cristiana nel conflitto di Hattin, manoscritto anonimo

Integralista nella fede e spietato nelle punizioni? Il caso dei Templari e degli Ospitalieri massacrati

Che Saladino fosse totalmente magnanimo, come tutti i guerrieri – specialmente medievali – è certamente da escludere. Non mancano, difatti, notizie di efferate e spietate esecuzioni punitive ordinate o eseguite dal condottiero islamico. Non avrebbe risparmiato dal massacro, in seguito al conflitto di Hattin, i cavalieri Templari e gli Ospitalieri (in seguito noti come Cavalieri di Malta), catturati in battaglia. Non erano mancati precedenti più o meno efferati tra Saladino e gli ordini cavallereschi cristiani.

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La battaglia di Hattin, manoscritto del XV secolo

Anni addietro un contingente di Templari, sempre contro Saladino, aveva tentato il soccorso alle truppe di Baldovino, ma era stato assediato a Gaza dai musulmani. Tutti i prigionieri cristiani vennero giustiziati. E ancora, nel 1187 due contingenti di Templari e Ospitalieri, comandati rispettivamente dal gran maestro Gerardo di Ridefort e Ruggero des Moulins, si scontrarono nella zona di Tiberiade con le truppe musulmane di Ṣalāḥ al-Dīn. Il maestro e comandante degli Ospitalieri des Moulins venne ucciso.

Saladino era un fanatico musulmano? Si tratta di una tendenza di una certa storiografia, sia occidentale che araba. Gli occidentali, i cristiani, avevano assistito alle sconfitte inflitte da Saladino, ne avevano patito le conseguenze, ma al contempo rimasero ammaliati dalla figura del condottiero, dello stratega musulmano capace sia di magnanimità che di efferatezza, ammantato di mistero e di leggenda. Nelle storiografie, tramandatesi nelle epoche successive, iniziarono a descriverlo come devotissimo e fedelissimo al credo musulmano, fanatico pronto a morire per la fede.

Dopotutto una certa mitizzazione della sua figura, come ad Occidente furono mitizzati Carlo Magno, Riccardo Cuor di Leone o Goffredo di Buglione, si ebbe anche nel mondo islamico. “Il sovrano vittorioso”, “l’integrità della fede”, tutti appellativi musulmani riferiti al Saladino, visto sì come comandante, visir, sultano, ma anche come rigido difensore della propria tradizione religiosa, pronto a giustiziare freddamente gli infedeli. Quasi sicuramente, come sempre, ogni mitizzazione va razionalizzata e stemperata. Indubbio rimane, ai nostri occhi e a quelli della storia, il fascino di una personalità dirompente.

Saladino nel film “Le crociate – Kingdom of Heaven”, interpretato da Ghassan Massoud

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

  • Leonardo Capezzone, Il Medioevo arabo. Una storia dell’Islam medievale (VII-XV secolo)
  • Hannes Mohring, Saladino
  • Alessandro Barbero, Benedette guerre
  • Antonio Mussarra, Le crociate. L’idea, la storia, il mito

SITOGRAFIA:

L’immagine in evidenza dell’articolo è di Di Ahmed Al.Badawy from Cairo, Egypt – Citadel of Salah El.Din and Masjid Muhammad Ali قلعة صلاح الدين الأيوبي ومسجد محمد علي / Cairo / Egypt – 17 04 2010, CC BY-SA 2.0, Wikimedia Commons

Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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