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Assassin’s Creed Syndicate

La Londra di Dickens nel nuovo Assassin’s Creed: la presentazione all’Università degli Studi di Milano

Inghilterra, 1868. La storia segue le vicende di Jacob ed Evie Frye nel loro percorso all'interno della criminalità organizzata nella Londra Vittoriana e nella loro lotta contro il potere costituito, controllato dai Templari.

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8 minuti di lettura
© Ubisoft
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Videogiochi e aule universitarie potrebbero avere poco in comune. Eppure ieri l’Università degli Studi di Milano ha accolto la presentazione dell’ultimo capitolo di Assassin’s Creed (Syndicate) , ambientato nella Londra vittoriana e per questo estremamente affascinante dal punto di vista storico e letterario. Dopo la Parigi della Rivoluzione Francese e il Nord America della Guerra dei sette anni, la scelta degli sviluppatori è per la prima volta caduta su un’epoca industrializzata e misteriosa come la Londra della Regina Vittoria, precisamente nell’anno 1868.

L’evento è stato introdotto dalla professoressa Francesca Orestano, che ha sottolineato l’importanza di un’apertura delle materie umanistiche verso nuovi settori, come i videogiochi, soprattutto se frutto di una ricerca precisa sulla storia della nostra civiltà. La Londra di Assassin’s Creed Syndicate – in uscita il 23 ottobre – è infatti la città narrata nei romanzi di Charles Dickens, fatta di nebbia, fango, fuliggine, topi, bambini per le strade, negozi di oppio. È la Londra ritratta nei dipinti di Gustave Dorè, grigia e malfamata, ma indubbiamente affascinante. Così la descriveva infatti Dickens in Casa Desolata (1852 – 1853):

Assassin’s Creed Syndicate
R. W. Buss, Dickens’ Dream

Londra. Sessione autunnale da poco conclusa e il Lord Cancelliere tiene udienza a Lincoln’s Inn Hall. Implacabile clima di novembre. Tanto fango nelle vie che pare che le acque si siano da poco ritirate dalla superficie della terra e non stupirebbe incontrare un megalosauro, di quaranta piedi circa, che guazza come una lucertola gigantesca lungo Holborn Hill. Fumo che scende dai comignoli come una soffice acquerugiola nera con fiocchi di fuliggine grandi come fiocchi di neve vestiti a lutto, si potrebbe immaginare, per la morte del sole… Nebbia ovunque. Nebbia su per il fiume, che fluisce tra isolette e prati verdi; nebbia giù per il fiume che scorre insudiciato tra le file di navi e le sozzure che giungono alla riva di una grande (e sporca) città. Nebbia sulle paludi dell’Essex, nebbia sulle alture del Kent.

La conferenza è stata poi portata avanti da Lee Jackson, esperto del periodo vittoriano, che ha ritratto brevemente l’Inghilterra di Dickens da un punto di vista storico. Nel XIX Londra va infatti incontro a un periodo di enorme crescita, sia economica sia demografica. La popolazione in un solo secolo passa da un milione a sei milioni e i confini della città – complice la rivoluzione industriale – si allargano verso la campagna. La capitale è il cuore del vasto impero coloniale inglese: ogni merce passa da Londra e nuovi mezzi di trasporto e comunicazione – dalla ferrovia al telegrafo elettrico – si sviluppano sempre più velocemente. Non è però tutto oro quel che luccica: oltre al progresso abbiamo il sovraffollamento, la mancanza di igiene e di un sistema idrico, lo sfruttamento minorile e dei migranti, gli slum in cui le malattie, come il colera, si espandono a dismisura. Una città di criminali e “mostri”, di prostitute e di assassini, primo fra tutti il celebre Jack lo Squartatore.

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© Ubisoft

È poi intervenuto Jean-Vincent Roy, storico di Ubisoft che ha contribuito alla creazione dell’ultimo Assasin’s Creed. Roy ha raccontato passo per passo la nascita del progetto, che in due anni e mezzo ha coinvolto più di mille persone. Gli elementi che hanno spinto gli sviluppatori a scegliere la Londra di Dickens come ambientazione sono vari: i temi sociali e le loro ripercussioni storiche (come le macchine o il lavoro minorile), il fatto che si trattasse di una città molto moderna, a cui la nostra società è ancora molto legata, oltre al fascino di un luogo al centro del mondo – durante il regno della regina Vittoria infatti circa un quarto della Terra apparteneva agli inglesi.

Pur garantendo l’autenticità storica, la creazione del gioco si è basata anche su stereotipi che il giocatore medio riconduce alla Londra del XIX secolo. Secondo alcuni studi, la Londra vittoriana è ricordata soprattutto per le sue vie coperte dalla nebbia, per personaggi come Jack lo Squartatore, per la desolazione, ma anche per i nuovi macchinari. Gli sviluppatori hanno quindi seguito queste aspettative cercando però di proporre una città il più possibile simile a quella raccontata da Dickens. Il lavoro di ricerca è stato quindi molto approfondito: sono state utilizzate varie mappe, da cui è stato possibile ricostruire anche i vari strati sociali della città, sono stati studiati giornali, libri, documentari e vecchie fotografie, oltre ad aver esplorato fisicamente la Londra di oggi. Pur dovendo adattare alcuni dettagli per migliorare gli spostamenti nel gioco, la fedeltà storica è l’elemento principale su cui si è basata la programmazione del videogioco, soprattutto grazie all’aiuto di storici, studiosi e costumisti.

L’incontro si è concluso con l’intervento di due scrittrici italiane, Federica Soprani e Vittoria Corella, che hanno raccontato la loro passione per la Londra ottocentesca.

Assassin’s Creed Syndicate
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Lo stereotipo del videogioco utile soltanto per divertirsi e svagarsi ci abbandona quindi nel momento in cui entra in un’aula universitaria: Assassin’s Creed Syndicate per i più curiosi può essere un’occasione per approfondire un periodo storico di grande bellezza, vagando per una Londra che oggi possiamo solo immaginare.

Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era un’epoca di saggezza, era un’epoca di follia, era tempo di fede, era tempo di incredulità, era una stagione di luce, era una stagione buia, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, ogni futuro era di fronte a noi, e futuro non avevamo, diretti verso il paradiso, eravamo incamminati nella direzione opposta. A farla breve, era quello un tempo così simile al nostro che alcune fra le voci più autorevoli, quelle che più strillavano, insistevano a giudicarlo, nel bene e nel male, solamente per superlativi.

Racconto di due città, Charles Dickens, 1859

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