Theater am Kärntnertor. Vienna, 7 maggio 1824. Una sinfonia così non era mai stata ascoltata. Nessuno aveva eseguito prima una sinfonia per voci e coro. Quando la compose, Ludwig Van Beethoven era sordo.
Stessa città, primavera del 1902. 21 artisti si sono dati convegno al Palazzo della Secessione. Da fuori si leggono le parole dello scrittore ungherese Ludwig Hevesi scritte in occasione della seconda edizione dell’esposizione secessionista:
Ogni epoca ha la sua arte,
All’arte la sua libertà.

Ver Sacrum. L’arte si fonde con la vita. Le tremila foglioline dorate di alloro che danno corpo alla cupola ne simboleggiano l’unione.
All’interno il Fregio di Beethoven realizzato da Gustav Klimt. In sequenza, la preghiera, la compassione e l’ambizione fronteggiano in una lotta che si presenta impari la lussuria, l’impudicizia e l’incontinenza. Forze ostili, figlie dell’angoscia, contro le quali neanche gli dei hanno potuto nulla. Le anime che si perdono sconfitte. Il desiderio di felicità che le supera, abbraccia la poesia e si rigenera sotto l’albero della vita.
Al numero 12 di Friedrichstraße risuona la Nona sinfonia che apre la mostra della XIV esposizione secessionista titolata al suo compositore Beethoven.
La musica, come tutti i linguaggi, è uno strumento per comunicare. Ma non solo. E’ anche una bellezza estetica che non comunica niente, fine a se stessa. Questo è il fatto.
Osservare significa misurare, interagire, essere | Bar Europa
Come ha detto Antonio Rostagno, professore associato di Storia della Musica e coordinatore del corso di laurea magistrale di Musicologia dell’Università di Roma “Sapienza”, in una precedente puntata del Bar Europa, il computer non arriva all’uso di un linguaggio puramente estetico. Può immagazzinare tutti i linguaggi, tutte le regole, applicarle anche in maniera più corretta di come facciamo noi, senza commettere i nostri errori, ma manca della bellezza, che non serve a comunicare ma a commuovere.
La coscienza individuale e collettiva come unicità degli esseri umani | Bar Europa
La parola poetica resiste al dominio del presente sul futuro, del già detto su quanto è ancora possibile dire, dal già previsto rispetto a quel che può accadere.
È un atto di libertà che si fonda sull’imprevedibilità, che passa per l’errore e si fa strada per scarti di approssimazione. L’albero della vita sotto il quale, testimoni il Sole e la Luna, la poesia si lascia abbracciare dal desiderio di felicità come dipinto da Gustav Klimt.

https://www.frammentirivista.it/albero-della-vita-klimt-solitudine-riconciliazione/
È la nota che non si ripete, che rompe un vecchio schema per aprirne uno nuovo, che amplia un orizzonte, è ciò che ci rende umani, e che, a differenza delle macchine, ci permette di stratificare le esperienze, farne tesoro, e muovere passi fuori, in avanti, oltre.
La bellezza che si fonde con la vita, che tra origine dall’esperienza, dall’intelligenza, dalla libertà, dal riconoscersi gli uni gli altri come esseri umani, e che apre a un nuovo mondo di persone nella storia.
L’ordito, la trama e l’intreccio della nostra esistenza | Bar Europa
Ne abbiamo parlato nel Bar Europa al Rock Night Show su Radio Godot con Giulio Zennaro, presidente dell’Associazione Docenti Europeisti per la Cittadinanza, e Irene Mioni, presidente del Parlamento Europeo degli Studenti.
Buon ascolto!