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«Lui è tornato»: la satira del mondo alle «riprese» con Hitler

Tratto dal romanzo di Timur Vermes, il nuovo film del regista tedesco David Wnendt risponde all’iniziale quesito che ha afflitto molte menti dopo la fine dell’olocausto. Di che cosa si tratta?

5 minuti di lettura

In quanti si sono posti la fatidica domanda sul come e sul perché Adolf Hitler abbia conquistato senza problemi la fiducia dei tedeschi? Come fece a piegare un’intera nazione con il peso delle sue folli ideologie? Ebbene la risposta è più semplice di quanto si possa immaginare.

Tratto dal romanzo di Timur Vermes, per la regia di David Wnendt, in poche scene Lui è tornato, satira tanto geniale quanto sferzante, fa comprendere la natura del nazismo, della sua diffusione e dei suoi tragici esiti. Girato come un semplice reportage in giro per la Germania, Lui è tornato mostra un alquanto confuso Adolf Hitler, risvegliatosi ai giorni nostri dopo anni nel suo bunker, che si trova al confronto con un mondo al di là di ogni suo peggiore incubo, tra immigrazione, problemi economici, e alquanto bizzarre personalità politiche.

Sebbene l’intero film sia esilarante e ricco di una comicità tanto immediata quanto profonda, esso è in realtà una feroce critica alla società, alla storia e ai falsi perbenismi dilaganti che fanno da copertura per un nucleo di intolleranza e odio. Accompagnato nel suo viaggio da un giovane aspirante regista, il recidivo Führer intraprende una vera e propria campagna elettorale attraverso la Germania, intervistando uomini e donne di tutte le età al fine di comprendere la reale situazione del Paese. L’effetto è tanto tragico da risultare assolutamente divertente.

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Oltre a orde di cinesi sghignazzanti che smaniano per un selfie, Hitler e il suo compagno Sawatzki incontrano tedeschi scontenti e rassegnati, arrabbiati e pieni di risentimento verso una politica che non si prende cura delle loro necessità, a dir poco inferociti nei confronti degli immigrati. Si incontrano giovani pronti ad arruolarsi al soldo di Hitler, anziani che rimpiangono i campi di concentramento, donne che riflettono sulla mescolanza delle razze, nonché un pubblico estasiato che impazzisce per il nuovo format televisivo che vede Adolf Hitler come protagonista cabarettista e propagandista.

Grazie alla straordinaria e realistica interpretazione di Oliver Masucci, il quale ha affrontato mesi di preparazione, di studi vocalici sui discorsi originali, nonché una trasformazione fisica con ore di trucco e ben 20 chili in più, l’impatto e il realismo sono assicurati, così come le risate. Risaltano anche le scene assolutamente paradossali, comiche ed esilaranti: basti pensare a un Hitler sporco e maleodorante che porta la sua divisa in una lavanderia turca.

E proprio in questo risiede la genialità della pellicola. Una realtà che può solo essere definita come drammatica, ai limiti del razzismo e dell’intolleranza, viene mostrata come ridicola e terribile al tempo stesso, facendo riflettere ridendo. Non satira politica ma umana, Lui è tornato risponde all’iniziale quesito che ha afflitto molte menti dopo la fine dell’olocausto. Adolf Hitler riuscì nel suo intento propagandista ed espansionista facendo leva sul malcontento generale, promettendo al popolo ciò che il popolo desiderava, e garantendo un risultato veloce ed efficace.

Lui è tornato fa comprendere come non solo Adolf Hitler sia tornato in azione, ma in realtà non se ne sia mai andato. Lo scontento che permise il proliferare della sua follia è ancora presente e più intenso che mai, terreno fertile per piantare i semi dell’odio e della violenza. Se Adolf Hitler tornasse in vita, non solo sarebbe accettato e apprezzato, ma tornerebbe ad essere una celebrità, un portavoce della rabbia popolare, un predatore in agguato che attende il momento giusto per colpire.

Si rappresenta così l’ipocrisia della gente comune, nonché una stupidità di fondo che non accetta la diversità e che per risolvere i problemi sceglie la soluzione più facile e drastica. Solo una voce si erge fuori dal coro, quella di un’anziana donna ebrea, che riconosce in Hitler il mostro, il demone che sterminò la sua famiglia e migliaia di persone innocenti. E su questo è necessario porsi interrogativi, riflettere attentamente sul perché solo chi ha subito la storia si prodighi per la pace e la giustizia, mentre il resto del mondo adula l’odio e la violenza.

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Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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