André Gorz

André Gorz filosofo della libertà

Articolo della newsletter n. 49 - Aprile 2025

4 minuti di lettura

Gérard Horst, André Gorz o Michel Bosquet: tre pseudonimi per un unico pensatore, autodidatta, che ha rifiutato ogni assegnazione identitaria. Nato in Austria nel 1923, oggi è conosciuto con il nome di André Gorz. Definendosi apolide e “sradicato” dopo l’Anschluss, Gorz ha rinnegato in parte la cultura e la sua lingua tedesca. Questa particolare posizione lo portò a costruire un’opera incentrata sulla conquista di sé e sull’emancipazione individuale. Nei suoi scritti, André Gorz si interessò in particolare alla filosofia e alla politica, influenzato dal pensiero di grandi filosofi come Jean-Paul Sartre, Maurice Merleau-Ponty, Carl Marx e Ivan Illich. André Gorz era un uomo multiforme: modulò la sua riflessione in base alle influenze del momento, ma anche al contesto e al periodo in cui si trovava a vivere. Era un catalizzatore, un termostato del suo tempo storico. Allo stesso modo, rimetteva continuamente in discussione la sua identità: egli pretendeva che anche il suo pensiero si adattasse il più fedelmente possibile al mondo che lo circondava. Nonostante ciò, è intorno a un problema comune che ruotano tutti i suoi scritti, ad una questione centrale che non lo abbandonerà mai: la libertà.

André Gorz, alla ricerca di sé e della libertà

Le prime pubblicazioni di André Gorz costituiscono una serie di saggi filosofici nei quali egli si applica ad ampliare l’esistenzialismo sartriano. Il traditore, pubblicato nel 1958 con una prefazione di Jean-Paul Sartre, è un’autoanalisi e una conquista di sé in cui Gorz riflette su sé stesso attraverso il proprio passato. A proposito di quest’opera, scrive: «Non ero pronto ad accettarmi nella mia singolarità, non avevo voglia di esistere, volevo essere un puro spirito che lavora nell’astratto».

Nel 1959, André Gorz pubblica La morale della storia, un’interpretazione del marxismo attraverso il prisma esistenzialista, che cerca di spiegare come il proletariato possa emancipare tutte le sfere della società giungendo infine ad una liberazione integrale. Tuttavia, è con Fondamenti per una morale, scritto tra il 1946 e il 1955 ma pubblicato solo nel 1977, che emerge il nucleo filosofico del suo pensiero, che porta alla luce la sua radicale ricerca di identità. Il profondo malessere derivante dal suo “sradicamento” lo spinse a scrivere quest’opera, che rappresentò una tappa cruciale nel suo percorso personale e intellettuale. Infatti, è attraverso questa ricerca di sé, dell’assoluto e della libertà che André Gorz cerca di dare senso alla propria vita. Fondamenti per una morale è essenziale per comprendere la sua opera complessiva, sia nella sua costruzione che nelle idee abbozzate, alcune delle quali emergeranno solo molti anni dopo. Tuttavia, la ricezione del libro fu un fallimento, ed esercitò pochissima influenza intellettuale all’epoca. In realtà, questa opera appare più come un rito di passaggio necessario per lui, un’autoanalisi esistenziale in cui la sua ricerca personale spiega i continui riferimenti alla libertà che lo ossessioneranno in seguito.

Anticapitalismo ed ecologia come strumenti di liberazione

Fortemente influenzato dal pensiero marxista, André Gorz denuncia l’alienazione dell’essere umano. Sostiene che la libertà possa nascere solo dalla presa di coscienza di questa alienazione, seguita dall’autonomizzazione. Gli anni Ottanta segnano una svolta nel suo pensiero: l’«emancipazione nel lavoro» diventa «emancipazione dal lavoro», riducendo il tempo trascorso nelle fabbriche di produzione per lasciare spazio ad altre attività autonome e non mercantili. Egli afferma questa posizione in Addio al proletariato (1980): «La vera vita comincia al di fuori del lavoro, il lavoro diventa un mezzo per ampliare la sfera del non-lavoro».

È in quest’ottica che difenderà il concetto di un «reddito sociale universale e incondizionato», inizialmente osteggiato, ma poi sostenuto in Metamorfosi del lavoro (1988) e Le vie del paradiso (1983). Secondo André Gorz, questo reddito di base incoraggerebbe le persone a dedicarsi ad attività creative e a costruire «spazi di autonomia», permettendo loro di realizzarsi. Inoltre, i legami sociali tra individui si rafforzerebbero e la ricchezza verrebbe generata non più dalle imprese capitalistiche, ma dalla cooperazione tra individui.

André Gorz si interroga molto sulla centralità del lavoro, che considera un fattore di alienazione. Ed è proprio partendo dal tempo liberato che affronta la questione dell’ecologia politica. Pioniere di questo pensiero in Europa, propone una prospettiva specifica focalizzandosi sugli esseri umani. In questo modo, riesce a creare un insieme coerente che intreccia politica, economia, ecologia ed emancipazione individuale. Secondo lui, l’ecologia rappresenta un passaggio necessario per superare il capitalismo e, a differenza di altri pensatori, non si limita alla mera conservazione dell’ambiente e dell’equilibrio naturale. Attraverso la sua visione ecologica, André Gorz vuole abolire lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che si manifesta attraverso lo sfruttamento della natura. L’ecologia, così come la concepisce il filosofo, implica un cambiamento radicale nel rapporto tra gli esseri umani e la natura, nonché nella percezione della società. In Ecologia e politica, sostiene che la forza del capitalismo risiede nella dipendenza reciproca tra consumatori e produttori. Pertanto, l’ecologia politica non deve limitarsi a criticare il consumismo eccessivo, ma deve piuttosto risalire alle radici del sistema di produzione che lo alimenta. André Gorz riesce così a integrare la sua riflessione ecologica in un quadro anticapitalista con tendenze marxiste e legato alle lotte operaie.

Gorz, un pensatore in anticipo sui tempi

André Gorz si suicidò insieme alla moglie Dorine nel 2007, ma il suo pensiero e i suoi scritti continuano a influenzare la riflessione contemporanea. Come se fosse stato in anticipo sui tempi, parlava già di obsolescenza programmata, di crisi finanziarie causate dall’accumulazione e dell’avvento del «lavoro morto», eseguito dalle macchine. «Lei [Dorine] mi ha fatto superare il rifiuto di esistere. Quindi esistevo quando le scrivevo».

Che si tratti della sua libertà personale, che finì per trovare attraverso Dorine, o di quella che propone attraverso una visione anticapitalista ed ecologica, André Gorz la concepisce come un processo che parte dall’individuo per estendersi poi alla società. È sulla libertà individuale, prima ancora che su quella collettiva, che pone l’accento. I suoi scritti, la sua relazione di coppia e la sua vita sembrano aver formato una struttura eterogenea ma armoniosa. André Gorz autodidatta, filosofo, militante, giornalista, pensatore della libertà: non incarna forse, infine, un intellettuale eclettico e utopista guidato da un ideale irraggiungibile? In ogni caso, immergersi nel suo pensiero resta essenziale per comprendere le sfide sociali contemporanee.


Illustrazione di Annachiara Mezzanini

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Giovanni Fava

25 anni; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.

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